A cavallo tra fine ‘800 e primi del ‘900 con il riconoscimento del diritto costituzionale come scienza autonoma, il dibattito sul metodo e sugli obiettivi della ricerca in tale ambito era molto fervente. Diverse pubblicazioni scientifiche dell’epoca testimoniano l’atteggiamento di ricerca giuridica e il conseguente spirito analitico che il professore e i suoi colleghi dimostrano nei confronti della disciplina.
A. Morelli, La prima cattedra di |
Non è un caso che tra i saggi del Morelli compaia La prima cattedra di diritto costituzionale, estratto dall’Archivio Giuridico Filippo Serafini del 1898, scritto che indaga l’origine e lo sviluppo storico della materia in ambito universitario. In esso il Morelli documenta come già sul finire del XVIII secolo, le tre università della Repubblica Cisalpina, ossia Pavia, Bologna e Ferrara, si siano adoperate per aggiornare i propri piani di studio, dimostrando un forte spirito d’innovazione nel voler includere un corso di diritto costituzionale. Il contributo di Morelli ha il merito di far conoscere e approfondire quest’aria di rinnovamento; fino ad allora era parere comune individuare come primo promotore della cattedra di diritto costituzionale nelle università il ministro francese Guizot, iniziativa che venne presa solamente nel 1834. Quasi quarant’anni prima, nel 1797, l’amministrazione centrale dell’Università di Ferrara istituisce la cattedra di «Diritto costituzionale cispadano e gius pubblico universale», assegnandola al prof. Giuseppe Compagnoni. Scopo della nuova cattedra è quello di promuovere la diffusione dello spirito pubblico in particolar modo a favore delle nuove generazioni, trasmettendo quei principi fondanti che sono il risultato delle rivoluzioni e dei cambiamenti succeduti nel paese. Sul finire del XVIII secolo l’Italia preunitaria era costituita da numerose entità territoriali politiche indipendenti, in questo caso si fa riferimento ai principi fondanti della costituzione della Repubblica Cispadana, una delle Repubbliche Sorelle dell'Italia settentrionale soggette alla prima Repubblica francese.
Queste tematiche rimangono attuali nel periodo in cui il Morelli tiene la sua cattedra prima alla Regia Università di Modena e successivamente all’Università degli Studi di Padova; il fondo, infatti, presenta diversi opuscoli che trattano della materia del diritto costituzionale e del suo metodo di insegnamento. Di tali pubblicazioni ne sono state selezionate alcune di particolare interesse.
Domenico Zanichelli, professore di diritto costituzionale nelle Università di Siena e di Pisa, e nell'Istituto Cesare Alfieri di Firenze, in occasione della sua lezione introduttiva al corso di diritto costituzionale, riflette sul significato del cambiamento: un processo che punta ad aspirare sempre al meglio, in cui ogni generazione avrà «una conquista da fare, una battaglia da vincere, un male da togliere, un bene da guadagnare» (Prelezione al corso di diritto costituzionale nella scuola di scienze sociali in Firenze, Bologna, 1886). A tal proposito lo stesso Morelli scrive nella sua dispensa del Corso di Diritto Costituzionale dell’anno accademico 1897/1898 presso la Regia Università di Modena: «Il passato vive in noi, anzi è il germe e la causa immanente del presente; o, come dice lo Stahl, si continua in questo». Il diritto presente è quindi il frutto della modificazione ed il perfezionamento del passato, il prodotto di uno svolgimento continuo degli organismi in relazione alle vicende storiche.
Il professore di diritto costituzionale dell’Università di Pavia, ordinario dal 1891, Livio Minguzzi si allontana dal formalismo giuridico sostenuto da numerosi colleghi procedendo ad un esame diretto delle istituzioni nei principali Stati europei. Nell’opuscolo Il contenuto filosofico del regime costituzionale, discorso pronunciato per la solenne inaugurazione dell’anno accademico 1902-1903 nella Regia Università di Pavia, si propone di indagare la genesi di tali istituzioni considerandone la realtà contemporanea. A conclusione del discorso il professore, riallacciandosi a G.W. Leibniz e alla scuola del determinismo idealistico, individua l’obiettivo del regime costituzionale nel «dirigere la volontà collettiva verso gli ideali etici dello Stato ad optimum recta ratione cogi». Considerando invece il contenuto del regime costituzionale, Minguzzi si rifà al concetto filosofico di libertà.
Tale concetto di libertà risulta centrale nel dibattito del tempo al fine di stabilire e definire il contenuto del diritto costituzionale. A sostegno di questa tesi il professore Saverio Scolari, giurista e patriota italiano, nell’opuscolo Prolusione al corso di diritto costituzionale letta nella Università di Parma il 31 gennaio 1861 già affermava: «…libertà. Sospiro dei popoli, figlia della civiltà, essa è anima e scopo del reggimento costituzionale; per cui conoscerla e definirla è come determinare a priori quei requisiti essenziali di esso». Egli declina il termine della libertà individuale in relazione con l’autorità della società.
Nella lettura di questi opuscoli colpiscono l’importanza e il valore attribuiti allo studio e all’insegnamento della materia del Diritto Costituzionale a favore delle nuove generazioni, responsabili del sapere e della vita pubblica futura. I professori si dimostrano consapevoli della rilevanza del ruolo, auspicando di portare a compimento il loro incarico con buona volontà, amore per la disciplina e coscienza del dovere.