Il caffé
print this pageIl caffè è il balsamo del cuore e dello spirito (Giuseppe Verdi)
Quando io morirò, tu portami il caffè, e vedrai che io resuscito come Lazzaro (Eduardo De Filippo)
CAFFÈ - La pianta del caffè per la prima volta fu esattamente descritta dal medico Prospero Alpino nel De plantis Aegypti (1592), in cui illustrò numerose specie di alberi e arbusti, spontanei o coltivati, di più largo uso nella terapeutica egiziana. Uno di questi era detto bun o buna, dai cui semi tostati si preparava una bevanda molto usata in Egitto, detta caova: si tratta del caffè. Egli descrisse e raffigurò la pianta, vantandone gli usi terapeutici, lungi dal supporre quale voga essa avrebbe preso più tardi in gran parte del mondo. Nel XVI e XVII secolo i Veneziani introdussero in Occidente la bevanda, che allora si prendeva, come in Oriente, senza zucchero. La sua diffusione fece sì che si impiantassero coltivazioni dovunque il clima lo permettesse: gli Olandesi portarono il caffè a Giava (1699) e nella Guiana (1714), nel 1727 fu portato nel Brasile, destinato a divenire il maggior produttore del mondo.
Di locali adibiti alla consumazione del caffè si ha notizia nei paesi dell’Oriente islamico sin dal XV e XVI secolo, ma solo alla metà del successivo se ne aprirono nei paesi europei: a Venezia il primo, nel 1640. Il Settecento fu il periodo d’oro dei Caffè: divennero il ritrovo dell’emergente borghesia in opposizione ai salotti aristocratici e alle osterie popolari; furono il centro di vita culturale, artistica, politica delle città europee, dove si svilupparono i principali aspetti della società borghese, dall'economia capitalistica alla filosofia illuministica.
A Milano i primi Caffè furono aperti a fine Settecento/ primi anni dell’Ottocento e Pietro Verri si dovette ispirare ai Caffè londinesi quando, nell’introduzione della rivista Il Caffè, per spiegare il nome del periodico illuminista, descrisse la finta bottega del caffè del caffettiere greco Demetrio, che sen venne in Milano dove son già tre mesi che ha aperta una bottega addobbata con ricchezza ed eleganza somma. In essa bottega primieramente si beve un caffè che merita il nome veramente di caffè.
Tra i documenti esposti in questa sezione c’è l’inventario della caffetteria Sanquirico di Milano, che comprende gli arredi della “bottega”, gli alimenti della dispensa, i crediti e i debiti. Ci piace allora immaginare che tra una partita di bigliardo, un calice di vino Bordeaux e un pasticcino, si cominciava a concepire il futuro Risorgimento, lontano però dalle orecchie degli ufficiali austriaci che frequentavano anch’essi il Caffè.
Miscele di caffè
1808 maggio 5, Milano
Commercio parte moderna, b.102
Parere del farmacista professor Pietro Alemani sul caffè di cicoria proposto da Leonardo Lidel.
1° Avendo sperimentato il suddetto caffè [di cicoria] ho trovato che forma un infuso mucillaginoso e che forma una bevanda ingrata di un sapore amaro nauseoso e che coagula il latte
2° Ho potuto rilevare che la torrefazione ha decomposta la natura del vegetabile ed ha sottratta in gran parte l’azione refrigerante della radice cicoria.
Premessi li sopra indicati rilievi […]non può nemmeno servire in qualità di decotto medicinale per aver perduta in gran parte l’azione refrigerante.
Miscele di caffé
1811 aprile 6, Ravenna
Commercio parte moderna, b.102
Si prende la pianta detta Rusco, ossia Pungitopi, la quale è volgarissima tra noi, e di cui si prevale comunemente per levare le tele di ragno dai rami, si disecca la pianta al forno, ma non si abbrustolisce al segno che somigli al carbone, si riduce in polvere, oppure si sminuzza, e si ha un ottimo caffè.
Miscele di caffé
1811 aprile 12, Ancona
Commercio parte moderna, b.102
Il prefetto del dipartimento del Metauro confronta il caffè di rusco con quello di piselli
Mi sia lecito osservare che altrettanto non si può dire della polvere di piselli, la cui ebulizione non sembra mai ridotta al grado cui pare dovrebbe pervenire. Somma difficoltà si oppone alla chiarificazione della mistura de’ piselli con un buon terzo di vero caffè. Essa abbrustolita e macinata serba calore soverchiamente chiaro tanto in polvere che ridotta in bevanda; serba un odore di crudo vegetabile ben discosto dall’aromatico del vero caffè. Il caffè vero è perfettamente imitato dal rusco in tutti li stadi. La mistura de’ piselli tutt’al più è un ottimo the.
Invenzione macchina del caffè a vapore
1822 aprile 9, Vienna
Commercio parte moderna, b.102
Brevetto triennale concesso dall’imperatore Francesco II a Federico Lafite, distillatore domiciliato a Gratz (Stiria, Austria), per l’invenzione di una nuova macchina per preparare il caffè.
La nuova macchina, con un risparmio di almeno un quarto di caffè, permetteva la preparazione di una bevanda più aromatica e delicata senza però toglierle la bontà e la sostanza; inoltre, per la sua misura, era molto più conveniente delle allora conosciute macchine da caffè a vapore.
La caffetteria
1820 marzo 17, Milano
Notarile, filza 49397
Inventario delle proprietà dei fratelli Sanquirico, ereditate nel 1797 dalla madre Marianna Grassi. I fratelli Pio, Giuseppe, Carlo, Alessandro e Antonio stipularono un atto di divisione dei beni ereditati e di reciproci accordi sulle rispettive proprietà.
Interessanti sono gli elenchi dei quadri e degli oggetti che arredavano la casa situata a Milano in Contrada degli Armorari: quadri vengono attribuiti a Tintoretto, Tiziano, Guercino, Andrea del Sarto, Mantegna, ecc.
Altrettanto interessanti, per quanto riguarda questa esposizione, sono le tabelle riferite a Mobili e Atrezzi ad uso delli due Negozii di Caffetteria e Pasticceria situati nella casa in Contrada del Bocchetto numero 2463, sull’angolo della Contrada degli Armorari.
La caffetteria dopo l’atto di divisione rimase in conduzione di Pio, Antonio e Alessandro.
Alessandro, nato nel 1777, fu il grande scenografo del melodramma italiano romantico e allestì per un ventennio gli spettacoli della Scala.
L’inventario comprende tutti gli arredi e gli oggetti, elencati e stimati senza distinzione, sia di casa che dei negozi.
Qui di seguito vengono riportati solamente gli oggetti e gli arredi che sono pertinenti alle attività di pasticceria e di caffetteria.
Mobili della casa ed attrezzi ad uso delli due negozi di Caffetteria e Pasticceria
1 bigliardo finito di stecche e biglie, 12 cadreghette (sedie) usate, 1 cantonale, 2 specchi con cornice di noce e cimasa, 12 scranni coperti di pelle nera, 1 balancione con pesi, 1 banco per il bilancione, 1 guarnerio di pecchia (armadio di legno d’abete), 3 casse di pecchia per lo zucchero, 3 impennate di noce (imposte di legno di noce) per le botteghe, 1 scansia grande per la bottega, 3 banchi di bottega, 4 banchette e tamburini (sgabelli), 6 tavoli con pietre per le botteghe, 2 tende di seta bianca per le botteghe, 1 tenda a colori fuori della bottega, 2 banchette di legno fuori delle botteghe, erbarelle e vasi di vetro bianco ad uso delle botteghe, porcellane diverse ad uso delle medesime, vasi diversi per le botteghe ad uso delle conserve, lucerna per le botteghe, 1 orologio di bottega, 1 bilancia con pesi, 4 trumò con luci, vaso di cristallo con bacilette ad uso delle botteghe, cabaret diversi di latta e rame, vetri diversi, cioè bottiglie, pestini, tazze eccetera, 1 macinacaffè, 1 tavolo, 2 vestiroli (piccoli armadi) ed una marna (vaso) per farina, 1 pietra per le caramelle ed altri attrezzi, 1 tavolo grande con annessa una bilancia, diverse padelle di ferro e latta per cuocere in forno, 1 mortaio di pietra e 2 pietre logore per macinare amandole (mandorle), sorbettiere di peltro, peltro in capi diversi, peltro in stampi, rame in oggetti diversi, candelieri e capi di ottone, caffettiere ad uso delle botteghe, olle di terra per le conserve.
Inventario di tutte le merci commestibili nel magazzino e nei negozi di caffetteria e pasticceria
Cioccolata, zucchero, conserve diverse, frutti giuleppati di varie qualità, cacao Lisbona, Confetture diverse, farina, caffè, mandorle diverse, bordure di Francia, cornetti e bomboniere, rosolio diverso, vino Malaga, vino Spagna, vino di Colombano diverso cioè dolce e amaro, vino bianco, rhum, krincherwasser (kirschwasser), aceto, paste e dolci in monte, mostarda di Cremona, torrone di Cremona e nostrano, vino Bordeaux, carta bianca e di colore, olio da ardere, candele di sego, carbone, frutti diversi in spirito, spirito di vino, acquavite, odori diversi, legna diversa, uova.
Infine, dalla distinta dei debiti, tra i creditori dei fratelli Sanquirico, figurano Magnini Bernardo offellaro, Vigani Giuseppe di Cremona per importo di torrone, Clerici fratelli droghieri per importo di mostarda di Cremona, Tanzi Carlo droghiere, Martinis e Toiset droghieri per confetture, Corbellino fratelli droghieri per cacao, Regondi Franco droghiere per zucchero, Locatelli fratelli droghieri per caffè e Bianchetti per fatture di cioccolata.
Tra i debitori figura la Municipalità di Milano in causa del vitto somministrato all’Ufficialità Austriaca.
Bibliografia: Crespi Morbio Vittoria “Alessandro Sanquirico. Teatro, feste, trionfi 1777-1849” Umberto Allemandi&C, 2013