L'antifascismo e il Partito d'Azione

Nel 1942, a seguito dell’approvazione dei Sette Punti programmatici divulgati su “Italia libera”, nacque il Partito d’azione. Non è un caso che a Bologna un ampio numero di aderenti al Partito fosse costituito da amici e frequentatori dello studio di Morandi; anche lo stesso pittore venne infatti arrestato per una settimana dall’OVRA (la polizia segreta dell’Italia fascista). Evidentemente, le novità pittoriche presenti nelle opere di Morandi conquistavano estimatori capaci di scoprire con coraggio anche in altri ambiti le stesse scintille di novità e di non omologazione rispetto alla logica del regime. L’arte di Morandi è stata quindi capace di catalizzare intorno a sé i bisogni di libertà, di impegno concreto e di speranze dei giovani stanchi, offesi, sviliti e oltraggiati dal fascismo, che riversarono poi il loro fattivo impegno politico in attività di opposizione al regime.

Bologna divenne quindi per Bassani non solo la culla della cultura e della formazione poetica e letteraria, non solo il luogo dell’iniziazione alla storia dell’arte, ma anche un territorio importante per la maturazione della propria coscienza politica e civile, già avviata all'antifasciasmo alcuni anni prima a Ferrara dai noti antifascisti Carlo Varese e Giuseppe Dessì. A Bologna Bassani conobbe Carlo Ludovico Ragghianti, uno dei fondatori del Partito d’Azione, collaboratore diretto alla stesura dei Sette Punti e strenuo partigiano. Dirà Bassani: «L'incontro a Bologna con Carlo Ludovico Ragghianti avvenne nel '37, se non ricordo male, e per me significò moltissimo. Dal giovane letterato che ero, mi trasformò in breve tempo in attivista politico clandestino, sottraendomi sia alle amicizie letterarie ferraresi sia a quelle bolognesi […]. Per ciò che riguarda esclusivamente me gli anni dal '37 al '43, che dedicai quasi del tutto all'attività antifascista clandestina […] furono tra i più belli ed intensi della mia esistenza. Mi salvarono dalla disperazione da cui andarono incontro tanti ebrei italiani, mio padre compreso, col conforto che mi dettero d'esser totalmente dalla parte della giustizia e della verità, e persuadendomi soprattutto a non emigrare. Senza quegli anni per me fondamentali, credo che non sarei mai diventato uno scrittore» (G. Bassani, In risposta (V), p. 1320).

L’impegno diretto e convinto di Bassani nella Resistenza clandestina, accanto a oppositori come Ugo La Malfa, Cesare Gnudi e Giuseppe Dessì, non ebbe cedimenti, tanto che Bassani nel 1943 fu arrestato dall’OVRA di Bologna come antifascista e recluso nel carcere di Ferrara. La sofferenza della reclusione si concluse però con il coronamento del sogno di sposare la fidanzata Valeria Sinigallia, conosciuta nel 1940 a Ferrara, sul campo da tennis privato di un’amica comune. Valeria sostenne totalmente Giorgio in questa fase difficile della sua vita, come dimostrano le lettere piene d’amore e di premura che si scambiarono mentre lui dal carcere cercava in ogni modo di pianificare il loro matrimonio. Il 26 Luglio, con la caduta del fascismo, Bassani venne rilasciato e il 4 Agosto poté così sposare Valeria e fuggire con lei a Firenze, sotto falso nome, per iniziare una nuova vita.