Microfilm

La microriproduzione è stata usata largamente nelle biblioteche, soprattutto per i manoscritti e i giornali.
Il supporto più usato era la pellicola da 35 mm di larghezza, con perforazioni sui lati (il tipo più usato anche per gli apparecchi fotografici nello stesso periodo) oppure non perforata, per lo più con immagini in negativo.

I microfilm, conservati di solito avvolti su bobine di metallo o plastica, vengono inseriti per la consultazione in appositi lettori, o preferibilmente lettori/stampatori, che permettono anche la stampa dei fotogrammi desiderati.

La microriproduzione, permettendo di ridurre enormemente lo spazio fisico per la conservazione, ha suscitato grandissimo interesse, fin dalle sue prime applicazioni, soprattutto nel campo della documentazione.

La riproduzione digitale ha spesso sostituito la microfilmatura, che però viene ancora usata in vari paesi e istituti in quanto la pellicola fotografica è un supporto di lunga durata nel tempo e che comporta costi di conservazione minimi, oltre ad avere un ottimo livello di risoluzione. Le riproduzioni digitali non hanno le prime due caratteristiche; inoltre possono essere ricreate senza difficoltà, quando occorre, a partire da un microfilm finalizzato alla conservazione.