Un rudimentale montacarichi, in legno e corda e azionato a mano (la "burbera"), era già in uso nella Biblioteca nazionale di Roma durante la direzione di Domenico Gnoli, per lo spostamento del materiale tra i piani del Collegio Romano, e viene ricordato con ironia da Luigi De Gregori nella sua intervista immaginaria a Gnoli e in una polemica sul giornale. «La burbera, per chi non lo sapesse, è un bussolotto di legno che per mezzo di una corda e di una carrucola si tira su e giù per i piani della Biblioteca con dentro un po' di libri. Un istrumento primitivo, che sta all'ascensore elettrico come la clepsidra al remontoir» (Luigi De Gregori, Lo stato d'abbandono delle biblioteche, «Il Messaggero», 21 febbraio 1926).
Tre montacarichi vennero introdotti alla Biblioteca Marciana di Venezia con la ristrutturazione del 1905.
Montacarichi elettrici moderni vennero poi installati in parecchie biblioteche negli anni Trenta, per esempio alla Biblioteca Alessandrina di Roma, alla Biblioteca nazionale centrale di Firenze e alla Biblioteca universitaria di Genova.
Ascensori per le persone furono introdotti soprattutto nella seconda metà del Novecento. Per la nuova Biblioteca nazionale di Firenze, Eugenio Montale nel 1935 notò il «lusso di elevators, posta pneumatica ecc. e orribile architettura 1880».
Spesso al sistema del montacarichi era associato anche un sistema di posta pneumatica, per inviare le richieste dal banco della distribuzione ai magazzini.
Negli anni Settanta del Novecento in alcune biblioteche furono installati anche sistemi più complessi con nastri trasportatori, che p.es. alla Biblioteca nazionale di Roma collegavano i vari piani dell'edificio dei magazzini con più banchi di distribuzione nell'edificio delle sale di lettura. Sistemi analoghi su scala più limitata sono stati in uso anche in altre biblioteche, ad esempio alla Biblioteca nazionale di Torino (nella nuova sede) e alla Biblioteca provinciale di Brindisi.