L&L si propone di raccogliere e mettere a disposizione testimonianze di ogni genere relative all'utilizzazione di biblioteche di
qualsiasi tipo, contenute in scritti autobiografici, diari, memorie, interviste, carteggi, ecc., ma senza escludere testi narrativi o creativi (romanzi, poesie), per restituire la dimensione soggettiva ed esperienziale, sia positiva sia negativa, dell'uso delle biblioteche.
Sono comprese, quando è utile, anche fonti un po' diverse come articoli di giornale, inchieste, materiali promozionali, ecc.
Alle testimonianze si affianca una scelta di documentazione iconografica (utilizzabile anche a scopo didattico), relativa alle biblioteche considerate, ai loro locali e alle loro attrezzature, indispensabile per la piena comprensione delle testimonianze stesse.
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Croce (1934)
«Il [August von] Kotzebue, visitando nel 1804 il palazzo reale di Caserta, fermò l’attenzione sulle tre stanze che contenevano la biblioteca della regina Maria Carolina d'Austria. Avevano esse eleganti armadii di mogano; nella seconda era una tavola rotonda, adorna di bronzi dorati, con caselle pei libri e un piano girevole che rendeva possibile alla regina di passare dall'una all’altra sorta di letture senza levarsi dalla sedia, e altri ingegnosi mobili per leggio: sulle pareti si vedevano i disegni originali degli edifizi di Caserta. La terza sala era stata affrescata nel 1782 dal tedesco Füger con quattro quadri: il Parnaso con le Grazie, l'Industria e la Ricchezza, la Scuola d'Atene, la Protezione delle Arti belle e il discacciamento dell'Ignoranza.
Ma il Kotzebue guardò sopratutto al contenuto degli armadii, alla qualità dei libri; e notò che nella prima sala c'era una moltitudine di opere storiche e filosofiche, le più in lingua francese, in nitide legature; nella terza, una scelta di volumi che la regina aveva portati con sè in viaggio, cioè nella fuga in Sicilia, nell'andata a Vienna, nel ritorno di là a Napoli, e che (diceva egli scherzando), se i libri come il vino e la birra diventano migliori coi viaggi di mare, dovevano essere annoverati tra gli ottimi. La seconda sala, invece, era dedicata tutt'intera alla letteratura tedesca, ma...
E qui il letterato tedesco Kotzebue fu preso da un moto di orrore: «ma il Ciel ci guardi! quale biblioteca di scarto! Neppure un solo cattivo romanzo è comparso da vent'anni a questa parte che qui non si trovi. La regina è di ciò affatto innocente: ella, come poi mi disse lei stessa, di solito ha appena il tempo di leggere i titoli dei libri; ma il libraio che aveva ricevuto la commissione d'inviarle libri tedeschi, dovrebbe vergognarsi della sua scelta e dei suoi guadagni, e il bibliotecario doveva subito scartare quella robaccia, e non metterla in mostra a occhi stranieri. Che cosa, per esempio, penserà mai un forestiero quando tra i libri di una regina vede uno di questo argomento: Eheliche Umarmungen und Plaisantereien mit Maitressen? Di simili cosette graziose potrei nominare una dozzina».
Certo non pare che la regina Carolina, quantunque tedesca, leggesse quei libri tedeschi. Leggeva bensì, e questa occupazione si trova segnata di frequente nel suo diario, in riga con le altre e più comuni faccende, delle quali coscienziosamente teneva nota giornaliera. [...]
Ma lasciamo le letture di Maria Carolina, tuttochè queste notizie e giudizii non manchino di fornire qualche istruzione; e, ritornando alla sua non letta o poco letta biblioteca tedesca, che tanto scandalizzò il Kotzebue, diciamo che noi, oggi, non possiamo non provare gratitudine per il libraio tedesco fornitore, che egli così severamente biasimava, perché colui, col suo indiscernimento o con la sua avidità commerciale che lo spingeva a inviare alla propria cliente quanti più libri potesse, ha donato a Napoli una raccolta forse unica nel suo genere e che non si trova neppure nelle più ricche biblioteche di Germania. Rimossa come inutile ingombro dalla reggia di Caserta, spezzata e spartita senza alcuna ragione e alcun criterio tra la biblioteca Universitaria e quella Nazionale di Napoli, è ora riunita tutta in quest'ultima in una sala speciale, e il lavoro di catalogazione ne è a buon punto. Se non ho errato nel mio calcolo sommario, comprende circa quattromila opere, quasi tutte stampate dal 1780, e anzi nella maggior parte dal 1790 al 1803, in ottomila o più volumi. [...]
Ho io passato in rassegna tutto ciò che offre la biblioteca tedesca di Maria Carolina? No, di certo. Ci vorrebbe a questo fine un catalogo, e un catalogo ragionato. Ma credo di avere orientato gli studiosi circa il materiale che contiene, e certo ho orientato me stesso, che più volte ho fatto ricorso a quella raccolta per miei lavori, e ancora dovrò ricorrervi.»
(Benedetto Croce, La biblioteca tedesca di Maria Carolina d’Austria regina di Napoli, p. 71-73, 317)
Croce (1936)
«Ma, così com’è, [I teatri di Napoli, 1891] mi ricorda un tratto della mia vita, dall’autunno del 1888 alla primavera del 1889, quando essendo andato a dimorare in campagna, sul Vomero, ogni mattina alle 8, fatta una rapida colazione, me ne scendevo a piedi in città, recandomi all’antico monastero di San Severino, cioè all’Archivio di Stato, dove lavoravo dalle 9 alle 4 del pomeriggio, in una stanza accanto a quella del soprintendente, il vecchio don Bartolommeo Capasso, a frugare per incarico della Società storica napoletana le carte dell’amministrazione borbonica dei Teatri. Di là passavo di frequente alla poco discosta Biblioteca Brancacciana, che aveva orario serale, e vi restavo parecchie altre ore a leggere commedie e altri drammi. Talvolta, facendo ora tarda, mi recavo a pranzare (allora resistevo senza difficoltà a un digiuno di dodici ore) in una modesta trattoria; e poi noleggiavo un asinello (non c’era ancora la funicolare del Vomero) e trottavo per la salita a casa. Quale vita!».
(Benedetto Croce, Le ricerche per la storia dei teatri di Napoli, in Nuove pagine sparse, vol. 1, pp. 439-440; il brano è tratto da una lettera del 16 dicembre 1936 indirizzata ad Alfonso Casati, figlio di Alessandro morto in battaglia nel 1944, che dopo aver acquistato un esemplare della prima edizione dei Teatri di Napoli del 1891 chiese al filosofo di allegargli una dedica).
Croce (1942)
«Caro Alfieri,
Molti auguri pel nuovo anno a vostra moglie e a voi.
Fatemi un favore. Guardate un po’ se alla Braidense o in altra biblioteca governativa di Milano si trovi un volume od opuscolo di Sonetti di Andrea Baiardo di Parma, pubbl. da un Fr. Fogliazzi a Milano nel 1756. E fatemelo sapere. Curerò poi io di chiederne il prestito.»
(Benedetto Croce, lettera a Vittorio Enzo Alfieri, [Napoli], 8 gennaio 1942], p. 89)
Croce (1945-1946)
«Avrei bisogno di vedere che cosa si dice nella Real Encykl. del Pauli - Wissowa di Elvidius Priscus (o Priscus Helvidius), e le sarei grato se potesse mandarmi per consultazione il volume che contiene quell'articolo. Lo restituirò il giorno dopo.
Ah, gli anni (e non sono remoti) in cui spiccavo un salto alla Biblioteca [nazionale di Napoli] e facevo il riscontro da me! Ma ora il caldo e i camions, e più di tutto gli anni, mi rendono difficile quel che prima era facile.»
(Benedetto Croce, lettera a Guerriera Guerrieri, [Napoli] 5 settembre '45, in L'opera di Guerriera Guerrieri, p. 66).
«Quanto al Cassirer non ricordo nulla, e neppure il tempo del prestito. Dovette essere, credo, intorno al 1942. Di solito i libri li restituivo per mezzo della Nazionale di Napoli, ma alcuni quando mi trattenevo in Piemonte li ho restituiti per mezzo della Biblioteca di Torino.
Se non si riesce a ripescare quel volume la Biblioteca del Senato cerchi di acquistarlo ed io La rifarò della spesa.»
(Croce, lettera a Guerriera Guerrieri, [Napoli] 24 gennaio '46, ivi, p. 67).
Croce (1966)
«Passai a Roma due anni, il 1884 e il 1885, e sono fra i più malinconici della mia vita [...]
Molte ore intanto passavo in ricerche, spesso mal condotte, alla Biblioteca Casanatense (servita ancora in quel tempo da frati domenicani, e fornita soltanto di penne d’oca!); e imparavo da me la tecnica della ricerca, e i sussidii bibliografici.»
(Benedetto Croce, Memorie della mia vita, p. 12-14. Questo testo è datato 10 aprile 1902).
«Negli anni 1888-90 in ispecie condussi la vita di un vecchio. Abitavo sul Vomero (non c’era colà ancora la funicolare), e la mattina di buon’ora mi recavo all’Archivio di Stato, e di là alla Società Storica, e spesso nel pomeriggio alla Biblioteca Brancacciana: la sera, o a piedi o sull’asino, tornavo a casa. Ero come assopito in quelle ricerche sul passato, di cui indagavo volentieri anche i pettegolezzi e gli aneddoti».
(ivi, p. 15).
«Nel 1900 con una serie di articoli misi fine alla pessima amministrazione del Museo Nazionale di Napoli condotta da quel buon uomo del De Petra; e l'anno prima aveva fatto una simile mossa contro l'amministrazione della Biblioteca Nazionale, diretta dal Fornari. Per la Biblioteca Nazionale non ottenni effetto immediato; ma, morto il Fornari, si è ora in via di pieno rinnovamento.»
(ivi, p. 19).
Croce-Antoni (1939)
«In un libro spagnuolo trovo tradotto un brano del Goethe sul Don Chisciotte, con la nota aus Goethes Unterhaltungen mit Müller, e la data del 1795. Qui non ho il modo di ripescare il brano, e così vedere se è esatta la traduzione e la data. Forse a Lei sarà agevole trovare l'occorrente nella biblioteca dell'Istituto germanico. Le sarei grato se mi mandasse le indicazioni o addirittura la trascrizione del brano.»
(Benedetto Croce, lettera a Carlo Antoni, [Napoli 3 gennaio 1939], p. 28)
«Eccellenza,
Noi possediamo le Goethes Unterhaltungen mit dem Kanzler Friedrich von Müller. Herausgegeben von C. J. Burckhardt. 2.a ed. Stuttgart 1898, Verlag der J. G. Cotta'schen Buchhandlung. Esiste però anche una 3.a ed. accresciuta del 1904. [...]
È tutto qui. Nell'indice dei nomi trovo citati Cervantes e Don Quichotte soltanto per quella pagina. Se Ella desidera, potrei inviarLe il volume, ma mi sembra che non ne valga la pena.»
(Carlo Antoni, lettera a Benedetto Croce, Roma 9 gennaio 1939, p. 28-29)
«Gentilissimo Antoni,
Grazie del brano trascrittomi. Ma abbia pazienza. Quel brano nella Bibliografia cervantina del Rius è preceduto dall'altro più lungo che Lei vede qui trascritto, e che è dato come anche estratto dalle Unterhaltungen mit Müller. Ma poiché credo che quella citazione sia di terza o quarta mano, ci sarà qualche pasticcio, come c'è in quella data del 1795. Veda se, a suo comodo, può chiarirmelo.»
(Benedetto Croce, lettera a Carlo Antoni, [Napoli gennaio 1939], p. 29-30)
«Eccellenza,
Si tratta veramente d'un pasticcio, composto di due ingredienti. [...]
Trascrivo l'intero scritto. [...]
Come vede, non si tratta affatto delle Unterhaltungen mit Müller, delle quali Le ho già trascritto l'unico capitoletto relativo al Cervantes. Sono lieto di aver chiarito la contaminazione.»
(Carlo Antoni, lettera a Benedetto Croce, Roma 13 gennaio 1939, p. 31-33)
Croce-Antoni (1939-1940)
«Caro Prof. Antoni,
[...] Raccolgo notizie su Adolfo Wagner (l'editore di Bruno), ma non riesco a trovare il suo libro: Zwei Epochen der modernen Poesie (Leipzig, 1806) [Zwei Epochen der modernen Poesie in Dante, Petrarca, Boccaccio, Goethe, Schiller und Wieland, dargestellt von Adolf Wagner, Breitkopf und Härtel, 1806]. Ma poiché il Koch ne parla nella sua biografia del Wagner Riccardo, mi nasce la speranza che possa trovarsene copia nella biblioteca di lui, acquistata dall'Istituto Germanico. Può farmi sapere se è così?»
(Benedetto Croce, lettera a Carlo Antoni, [Napoli 23 dicembre 1939], p. 37)
«Eccellenza,
Purtroppo non ho trovato traccia, nella biblioteca del Koch, acquistata dall'Istituto, del libro di Adolfo Wagner da Lei cercato. Ci sono invece altri tre volumi di Adolfo Wagner:
Theater von Adolf Wagner, Leipzig u. Altenburg, 7. A., Brockhaus, 1816 (Contiene una «Zueignung an Antonia Corvini» e quattro commedie: Umwege, Liebesnetze, Ein Augenblick, Hinterlist).
Ondina. Novella di Federico Baron de la Motte Fouqué, Traduzione dal Tedesco di Adolfo Wagner, Lipsia, presso Joachim (1815) (Contiene una «Canzone a Federico Baron de la Motte Fouqué» e la novella).
Theater und Publicum. Eine Didaskalie von Adolf Wagner, Leipzig, Weigand'sche Buchmandlung, 1826.
Naturalmente Ella non ha che da avvertirmi, ed io Le spedisco immediatamente queste tre opere.»
(Carlo Antoni, lettera a Benedetto Croce, Roma 13 gennaio 1939, p. 37-38)
«Gentilissimo amico,
Poiché me ne fa cortese offerta, Le sarei grato se m'inviasse in prestito per qualche giorno i tre volumi del Wagner, o direttamente o (per maggiore regolarità) pel tramite della Biblioteca del Senato.
Il Cantimori mi dette le buone notizie sue e io ne fui lieto.
Torno lunedì 8 a Napoli dove saranno da inviarmi i volumi.»
(Benedetto Croce, lettera a Carlo Antoni, Milano 4 gennaio 1940, p. 38)
«Gentilissimo Antoni,
Le ho mandato racc.[omandata], e indirizzando al suo nome i 3 volumetti del Wagner presso l'Istituto di studi germanici. Grazie vivissime.»
(Benedetto Croce, lettera a Carlo Antoni, Napoli [gennaio 1940], p. 39)
«Cara Eccellenza,
I volumi di Wagner sono arrivati in perfetta regola. Spero di poterLe essere utile, in qualche altra occasione: la Biblioteca del Koch è abbastanza ricca, specialmente di opere settecentesche. Ne ho tratto molto vantaggio per certi studi, che pubblicherò tra poco nella nostra rivista [Momenti della storia della storiografia: gli Svizzeri e l'idea della Nazione, «Studi germanici», III, 6 (1938), pp. 523-558], sull'estetica e sulla storiografia degli svizzeri nel Settecento.»
(Carlo Antoni, lettera a Benedetto Croce, Roma 2 febbraio 1940, p. 39-40)
Croce-Antoni (1941)
«Caro Prof. Antoni,
[...] A suo comodo, desidererei che m'inviasse le seguenti notizie. Una delle mie figliuole [Elena Croce], che viene approfondendo la letteratura tedesca, ha studiato Matthias Claudius, e vorrebbe sapere quale è la migliore monografia su questo scrittore, e se si trova in Italia, in qualche biblioteca. La stessa domanda fa per il Lichtenberg. Lontano dai miei libri, non posso rispondere con precisione a queste domande.»
(Benedetto Croce, lettera a Carlo Antoni, Pollone 8 settembre 1941, p. 47-48)
«Eccellenza,
[...] Voglia scusare il ritardo di questa mia risposta, per la quale ho dovuto fare qualche ricerca.
Il nostro Istituto possiede:
M. Claudius’ Werke, a cura di G. Behrmann, Lipsia, 1907.
(con ampia intr. biografica e note)
W. Herbst, M. Claudius, der Wandsbecker Bote, ein Lebensbild, 2a ed., Gotha, 1857.
Ho l'impressione che quest'opera sia ancora la biografia più raccomandabile.
A titolo di curiosità La informo che il nostro Istituto è in relazione con un discendente del Claudius, poeta anche lui – o meglio poetastro – che pretende di rinnovare la tradizione dell'avo.
Del Claudius sono usciti due volumi di Briefe, Eckart-Verlag, 1940.
Su di lui sono usciti recentemente:
F. Beissner, M. C., am 200. Geburtstag, in Die geistige Arbeit, A. VII , agosto 1940.
H. Waldenmaier, Etwas Festes muss der Mensch haben, M. C., seine Botschaft und sein Leben, Stoccarda, Heinkopf, 1938, pp. 105.
Di Lichtenberg possediamo:
L.s Briefe, a cura di A. Leitzmann e C. Schüddekopf, voll. 3, Lipsia, 1901. [1901-1904].
G. Chr. L.s Briefe, a cura di Chr. Lichtenberg, 2 voll. Gottinga, 1846.
G.C.L.s Briefe an Dieterich, 1770-1798, a cura di E. Grisebach, Lipsia, 1898.
G. Chr.L.s Aphorismen, a cura di A. Leitzmann, 5 voll., Berlino, 1902. [1902-1908].
R. M. Meyer, Swift und Lichtenberg, 1866 [ma 1886].
W. Matz, L.s Verhältnis zur Philosophie. Dissert., 1913.
Un'introduzione biografica c'è in E. Grisebach, Gedanken und Maximen aus L.s Schriften, 1891, [1871], che ignoro se esista in una biblioteca italiana. Una conferenza su L. fu pubblicata da E. Bertram nel 1915.
Recenti scritti:
Abendroth, L., Der glänzendste unserer Schriftsteller, Monatsschrift für das deutsche Geistesleben, 1940, maggio.
O. Jancke, L.s Aphoristik. Neue Rundschau, 1940, febbraio.
F. H. Mautner, L.s Vortrag über die Charakter in der Geschichte, Modern Languages Notes, 1940, febbraio.
R. Mayor, Die Ordnung von Cheapside, Die Literatur, 1940-41, ottobre.
F. H. Mautner, Lichtenbergs P. M. Dichtung und Volkstum, 1937.
Seidler, Versuch über die [Sprach] Bemerkungen L.s, Stoccarda, Kohlhammer, 1937; pp. 185.
Sarò sempre lieto di poterle essere utile in qualche cosa»
(Carlo Antoni, lettera a Benedetto Croce, Roma 16 settembre 1941, p. 48-49)
Croce-Antoni (1942)
«Gentilissimo Antoni,
Avrei bisogno di vedere i due libri del Cassirer, Substanzbegriff u. Funktionsbegriff [Ernst Cassirer, Substanzbegriff und Funktionsbegriff: Untersuchungen uber die Grundfragen der Erkenntniskritik, Berlin, Bruno Cassirer, 1910] e Die Philosophie der Symbolformen [Ernst Cassirer, Philosophie der symbolischen Formen, Berlin, Bruno Cassirer, 1923-1929], e non riesco a trovarli in nessuna biblioteca italiana. Ci saranno all'Istituto tedesco? Veda Lei come si possa fare a procurarmeli in lettura per pochi giorni.»
(Benedetto Croce, lettera a Carlo Antoni, [Napoli 22 maggio 1942, p. 51)
«Eccellenza,
Di Cassirer noi possediamo, oltre a tre conferenze su Goethe e la storia questi due volumi:
Die Begriffsform im mythischen Denken, Lipsia 1922.
Individuum und Kosmos in der Philosophie der Renaissance, Lipsia 1927.
E la conferenza Der Begriff der symbolischen Form im Aufbau der Geisteswissenschaften (Vorträge della Bibliothek Warburg 1921-22, Lipsia 1923).
Sto facendo delle ricerche per sapere se a Roma si trovino le due opere che Lei desidera. Naturalmente se vuol consultare gli scritti che ho indicato di sopra, mi affretterei a spedirglieli.»
(Carlo Antoni, lettera a Benedetto Croce, Roma 26 maggio 1942, p. 52)
«Eccellenza,
[...] Ha ricevuto la mia risposta relativa ai libri del Cassirer? Purtroppo non sono riuscito a trovare quelli che desiderava. Ai volumi e articoli del Cassirer, in possesso del nostro Istituto, che Le ho indicato, vorrei aggiungere un volume che posseggo, su «Determinismo e causalità» [Ernst Cassirer, Determinismus und Indeterminismus in der modernen Physik. Historische und systematische Studien zum Kausalproblem, «Goteborgs Hogskolas Arsskrift», 3 (1936)]. Mi dica se desidera vederlo.»
(Carlo Antoni, lettera a Benedetto Croce, Roma 16 giugno 1942, p. 52)
Croce-Antoni (1942-1943)
«Carissimo prof. Antoni,
[...] Ho bisogno di due favori da Lei:
1) Dove il Goethe ha parlato della Hija del aire, o dramma di Semiramide, del Calderón? Nelle conv. con Eckermann, parla più volte del Calderón, ma non di quel dramma. È in qualche scritto di cui ora non mi ricordo o in qualche altra conversazione. Cerchi d'illuminarmi.
2) Desidererei sapere se hanno nella Biblioteca [dell'Istituto italiano di studi germanici] tutte le opere del Rilke. Ce ne sono alcune che io non posseggo, e che non m'è riuscito di acquistare. Nel caso, pei volumi che mi mancano farei capo a Lei per averli in prestito.»
(Benedetto Croce, lettera a Carlo Antoni, [Napoli] 7 novembre 1942, p. 55)
«Eccellenza,
In una lettera a C. F. Zelter del 6 febbr. 1827 (Wer[ke] ed. Weimar, vol. 42, pag. 44) Goethe dice: Die Tochter der Luft ist ein grandioses Werk! Wie halten Sie's denn in Berlin? Denn im Original ist die Absicht dass Semiramis und Ninus von Einer Schauspielerin gespielt werden. Hat man das verändert, so ist der blaue Duft von der Pflaume abgewischt. Übrigens ist auf so eine Person wie Madame Stich, an deren Persönlichkeit und Talent man nichts auszusetzen wüsste, in diesen und in mehreren spanischen Stücken ausdrücklich gerechnet.
È questo il passo che Ella cercava? La prego di dirmelo, perché, avendolo per caso trovato subito, non ho affatto esaurito la possibilità di ricerche ulteriori.
Le accludo un elenco delle opere di Rilke, che possediamo. Naturalmente sono a disposizione Sua.»
(Carlo Antoni, lettera a Benedetto Croce, Roma 10 novembre 1942, p. 56)
«Gentilissimo amico,
La notizia inviatami sul Goethe è proprio quella che desideravo. Grazie dunque. Io ho cercato invano finora presso amici e presso librai i voll. del Rilke che non posseggo. Potrebbe Lei pregare il Gabetti di mandarmi in prestito i due voll. degli Ausgewählte Werke e delle Elegie di Duino? Io li riterrei alcuni giorni per leggerli e trarne qualche appunto, e glieli restituirei raccomandati come prego lui di mandarmeli.»
(Benedetto Croce, lettera a Carlo Antoni, [Napoli] 12 novembre 1942, p. 58)
«Eccellenza,
Le ho fatto spedire oggi gli Ausgewählte Werke di Rilke, che contengono anche le Duinenser Elegien. Ella li può tenere a Suo agio.»
(Carlo Antoni, lettera a Benedetto Croce, Roma 16 novembre 1942, p. 58)
«Gentile amico,
Ho terminato da qualche tempo di servirmi dei due volumi di Rilke, ma li ritengo ancora un po' perché le mie figliuole si sono messe a leggere quel poeta, sul quale nell'articolo che ho scritto ho dovuto fare alcune riserve.
Ora ricorro a Lei per alcune notizie che di qui mi è difficile cercare. Ho preparato una traduzione e un commento dell’Apologie des Teufels di J. B. Ehrard [Johann Benjamin Erhard, Apologia del diavolo: 1795, traduzione dal tedesco con una nota critica di Benedetto Croce, Bari, Laterza, 1943], sulla quale conosco il libro che scrisse anni addietro il prof. Ad. Ravà [Adolfo Ravà, Filosofia del diavolo, «Rassegna Moderna», 1, fasc. 2 (1921), p. 159-170], e conosco un cenno che ne fa il Léon nel suo libro sul Fichte [Xavier Leon, Fichte et son temps, Paris, Armand Colin, 1922, vol. 1, p. 484-485]. Ma desidererei sapere se alcuno in Germania ha mai pensato a ristamparla dopo la prima stampa del 1795, e se qualcosa sia stato scritto sull'opera e sull'autore. Se Lei che dispone della biblioteca germanica, può mettermi insieme alcuni appunti da giovarmi per una breve avvertenza da premettere, mi farà cosa grata.»
(Benedetto Croce, lettera a Carlo Antoni, Sorrento 25 gennaio 1943, p. 59)
«Eccellenza,
[...] L'amico, che mi ha prestato i volumi di Rilke, non soltanto non ha fretta alcuna di riaverli, ma anzi La prega di trattenerli fino al ritorno di condizioni normali: non vorrebbe infatti che fossero affidati alla posta, dato che oggi non si possono più fare delle spedizioni raccomandate. [...]
Di J. B. Ehrard della sua Apologie des Teufels ho trovato notizia soltanto nella Allgemeine Deutsche Biographie [Leipzig 1877], vol. VI, pagg. 200-201. Si tratta di una scheletrica notizia biografica con l’elenco delle opere. Se desidera, posso trascriverla. In detta notizia trovo queste notizie bibliografiche [...].
Non ho trovato altro. La Biblioteca dell'Istituto è però prevalentemente letteraria e poverissima di opere di filosofia, sicché non posso garantire che qualcosa non sia stato scritto su quest'autore.»
(Carlo Antoni, lettera a Benedetto Croce, Roma 2 febbraio 1943, p. 60-61)
Croce-Einaudi (1951)
«Mio caro Einaudi,
a Napoli c'è nel Palazzo della Posta una Emeroteca assai ben fornita e che rese anche a me buoni servigi quando scrissi la mia Storia d'Italia dopo il 1871. Questa Emeroteca era sussidiata dal Ministero dell'Istruzione, ma dal 1949 non riceve nulla, e per ciò languisce. Io ti prego vivamente di accogliere la preghiera che i giornali hanno fatto a te ed a me per questo intervento benefico – e anzi a questo proposito sarebbe da dire al Ministero dell'Istruzione che è opportuno che il suo sussidio sia mandato al Sindacato Corrispondenti di Giornali alla Sala Stampa Posta Centrale (Napoli) che intende servirsene al fine anzidetto dell'acquisto e della legatura dei giornali. – Il desiderio sarebbe di ottenere il sussidio del 1950; ma questa domanda può sembrare indiscreta e perciò la richiesta si restringe al 1951.
Ti accludo un ritaglio del Giornale di S[icilia] preso nell'Emeroteca.»
(Benedetto Croce, minuta di lettera a Luigi Einaudi, 13 ottobre [19]51, p. 140-141).
«Mio caro Croce,
sono lieto di comunicarti che il Ministero della Pubblica istruzione ha subito disposto un sussidio straordinario di L. 200.000 in favore della Biblioteca della Associazione Napoletana della Stampa.
Inoltre lo stesso Ministero, per compensare l'ente del contributo mancatogli nel decorso esercizio finanziario, ha incaricato la soprintendente bibliografica di Napoli, dr.ssa Guerrieri, di autorizzare l'ente a procedere all'acquisto del materiale librario indispensabile alla sua attività fino al limite di lire 200.000, e a far rilegare quell'altro materiale più bisognevole di riparazioni, fino al limite di uguale somma.
Sono così in complesso lire 600.000 con le quali l'ente potrà far fronte alle sue immediate necessità.
Lieto di aver potuto fare cosa gradita a te e doverosa per la tua città, ti prego di accogliere i miei migliori saluti ed auguri.»
(Luigi Einaudi, lettera a Benedetto Croce, Roma 20 ott. 1951, p. 141-142).
Croce-Messedaglia (1940-1943)
«Pensavo da qualche tempo di rivolgermi a Lei per una ricerca che ho potuto condurre solo fino a un certo punto. Riguarda un monaco benedettino, Benedetto da Mantova, che nel 1534 stava nel monastero di San Giorgio di Venezia in qualità di decanus e nel 1537 passò a quello di San Nicola di Catania. Suppongo che sia il medesimo che il 21 dicembre 1519 fece la sua professione nel monastero di Polirone di Mantova, come ritraggo dai cataloghi che si serbano nell'Archivio di Stato di Napoli. Ora, avendo fatto fare ricerche in Venezia, mi si scrive che bisognerebbe proseguirle a Padova, perché i monaci di San Giorgio Maggiore di Venezia appartenevano alla congregazione di Santa Giustina di Padova. Può Lei, a Suo comodo, vedere se tra le carte di Santa Giustina si trova qualche cosa circa questo Benedetto da Mantova?»
(Benedetto Croce, lettera a Luigi Messedaglia, 30 giugno 1940, p. 12-13).
«Il mio caro Billanovich non si è dimenticato delle ricerche, che La interessano. Ma è sotto le armi, e da poco ha fatto ritorno dalla Russia. Mi ha scritto da Padova giorni fa, e, riferendosi alle ricerche stesse, mi dice: «Purtroppo, per ora nulla da fare. Anche da Napoli, dove pareva dovessi fare un rapido passaggio, e dove quindi avevo scritto per le carte di interesse folenghiano e boccaccesco, mi dicono che tutto è intoccabile. Mi scusi, se gli scrive, col Croce».»
(Messedaglia a Croce, Arbizzano di Valpolicella 25 gennaio [1943], p. 22-23. Giuseppe Billanovich era stato incaricato da Messadaglia delle ricerche richiestegli da Croce).
Croce-Pancrazi (1937)
«Mio caro Pancrazi,
Grazie. Sono contento che il fascicolo vi sia piaciuto. Martedì, 1°, parto per Firenze, dove mi tratterrò due o tre giorni, per un lavoro da compiere in quella Biblioteca. Se voi capitate a Firenze in quei giorni, cercatemi, o, meglio, mi troverete al solito Porta Rossa.»
(Benedetto Croce, lettera a Pietro Pancrazi, Napoli 28 maggio 1937, in Caro senatore, p. 76).
«Caro Senatore,
Sono molto contento della buona fortuna che m'è toccata di incontrarla qui per caso. Domani nel pomeriggio devo andare a Padova, ma sono libero in mattinata e felicissimo se potrò stare un po' con Lei.
Se non le dispiace, lasci detto al portiere a che ora posso bussare alla sua camera, o dove posso trovarla.
Se Lei va in biblioteca, molto volentieri l'accompagno.»
(Pancrazi, lettera a Croce, [Firenze] sabato sera [9 aprile 1938?], ivi, p. 91).
Croce-Pancrazi (1942)
«Mio caro Pancrazi,
[...] negli ultimi giorni ho preso a rivedere le cose di Neera per disegnare l'indice della raccolta. [...] Inoltre mi è indispensabile la II ediz. del Castigo, che ha una lunga introd. autobiografica dedicata a Capuana. Lessi questo volume stampato a Torino dal Roux nel '91, ma non l'ho mai posseduto. Bisognerà procurarmelo, essendo indispensabile. Non posso rivolgermi a Casati, che si è trasferito a Roma.»
(Benedetto Croce, lettera a Pietro Pancrazi, [Napoli] 26 gennaio 1942, in Caro senatore, p. 99-100. Croce preparava l'edizione delle opere scelte della scrittrice: Neera, a cura di B. Croce, Milano, Garzanti, 1942).
«Qui da Vieusseux ho trovato Castigo 1891 e glie lo mando perché Lei possa continuare il suo esame. Contemporaneamente ho scritto a Garzanti a Milano che si procuri una copia del libro e glie la faccia avere. Giudicherà Lei se convenga mandare in tipografia la copia (del resto già maltrattata) di Vieusseux, o l'altra copia.»
(Pancrazi, lettera a Croce, Firenze 31 gennaio 1942, ivi, p. 101).
«Ho ricevuto il vol. di Neera e lo terrò da parte fin quando mi giungerà l'altro da Garzanti.»
(Croce, lettera a Pancrazi, [Napoli] 2 febbraio 1942, ivi, p. 103).
«Ho mandato subito al Garzanti la lettera diretta a lui, facendogli anch'io premura perché trovi i libri di Neera da Lei desiderati, e perché le faccia aver subito la prova di pagina. Intanto io le ho fatto mandare dal Vieusseux tutti (fuorché uno) i libri di Neera da Lei richiesti. Le serviranno intanto per la lettura, e manderemo poi in tipografia gli esemplari che il Garzanti troverà.»
(Pancrazi, lettera a Croce, Firenze 4 gennaio [ma febbraio?] 1942, ivi, p. 102).
«Da Firenze le feci spedire quel che trovai di Neera da Vieusseux. Ma probabilmente feci male: lei quei volumi già li aveva, e l'altra copia che voleva era per mandarla in tipografia? Ormai è fatta: scusi la noia del pacco e l'eccesso di zelo. Del resto non ho informato Garzanti della mia spedizione: quindi lui farà ugualmente il dover suo.»
(Pancrazi, lettera a Croce, Camucia (Cortona) 8 febbraio 1942, ivi, p. 103).
«Lasciando gli scherzi, io ho avuto da Firenze il volume del Gabinetto Vieusseux che contiene il Castigo di Neera. Non è il caso di mandarmi altro perché Garzanti mi ha scritto e promette di mandarmi lui il materiale per la tipografia.»
(Croce, lettera a Pancrazi, Napoli 10 febbraio 1942, ivi, p. 106).
«La posta va così maledettamente male, che si finisce per avere dei rapporti postumi (fortunatamente non postumi alle persone, ma alle cose che vogliamo dire). Pazienza. E scusi se Le è arrivato da Firenze un gran pacco di libri di cui avrebbe fatto volentieri a meno.»
(Pancrazi, cartolina a Croce, Camucia (Cortona) 15 febbraio 1942, ivi, p. 107).
«Garzanti mi scrive che i cinque romanzi occupano solo 613 pagine e che è necessario altro materiale. [...] potrei aggiungere qualche altro breve romanzo (ma preferirei di no), o qualche novella secondo il desiderio espresso dalla famiglia. Ma delle raccolte di novelle io posseggo solo le raccolte La freccia del parto e la Sottana del diavolo. Sto facendo cercare dal [Luigi] Russo un volume di Novelle, che sarebbe stato pubblicato dal Salani. Ma mi mancano Novelle gaie (Milano, Brigola, '79) e Iride (Milano, Ottino, 1881), e Voci della notte (Napoli, 1893).»
(Croce, lettera a Pancrazi, [Napoli] 18 aprile 1942, ivi, p. 116).
«Ora trovo qui la sua cartolina, con la richiesta dei tre volumi di novelle che le mancano.
Scrivo a Milano che se li procurino (magari presso la famiglia Radius) e glie li mandino. So che Russo le ha già mandato il volume Salani. Così Lei potrà scegliere il gruppo di novelle necessario a completare il volume.»
(Pancrazi, lettera a Croce, Camucia (Cortona) 26 aprile 1942, ivi, p. 117).
«Spero che i volumi delle novelle di Neera, se non le sono già giunti, le giungeranno presto. A Milano, detti incarico di cercarli, magari presso la famiglia.»
(Pancrazi, lettera a Croce, Camucia (Cortona) 4 maggio 1942, ivi, p. 118).
«Il segretario di Garzanti, dottor Ravajoli, mi scrive: «I volumi di Neera richiesti dal senatore Croce sono introvabili nelle librerie: la famiglia possiede soltanto una copia di Novelle gaie. Non rimane che chiederli in prestito alla Braidense, per quanto riterrei preferibile che il senatore Croce se li procurasse alla biblioteca di Napoli (?).
Gli eredi mi hanno consegnato un preciso elenco di volumi di novelle di Neera che qui le unisco in copia e che, se Lei crede, potrà essere trasmesso al senatore Croce».
Le trasmetto questo elenco, e l'avverto che da Vieusseux si trovano: La freccia del parto ed altre novelle, Fotografie matrimoniali, Iride, Conchiglie, La sottana del diavolo. Devo farglieli mandare?
Mi avverta e le saranno subito spediti. Oppure, se Lei ha il modo di procurarsi i volumi a Napoli, mi dica quali novelle sceglie, e io procurerò il testo per la tipografia.»
(Pancrazi, lettera a Croce, Camucia (Cortona) 15 maggio 1942, ivi, p. 120).
«Tra quello che possedevo io e i due mandatimi da voi ho letto cinque volumi di novelle di Neera, e ne ho tratto conferma che la mia vecchia impressione che da essi non c'è da fare raccolta, era giusta.
A ogni modo, sia per mettere anche qualche breve novella dopo i cinque romanzi, e per soddisfare il desiderio della famiglia, ho scelto quattro novelle, che stanno bene nel nostro volume:
Da Iride 1) Paolina
2) Il saluto di Carolina.
Da Fiori 3) Quel che dicono gli occhi.
4) Una cicala.
Vi mando i volumi perché li passiate al Garzanti. Iride è un esemplare dalla stessa autrice preparato per la ristampa, e vi sono correzioni sue. Dalle Novelle gaie, che pure vi rimando, non c'è da prendere nulla.»
(Croce, lettera a Pancrazi, Napoli 25 maggio 1942, ivi, p. 120-121).
«Ho avuto i volumi con l'indicazione delle quattro novelle da stampare; e li ho mandati subito a Milano perché li passino in tipografia.»
(Pancrazi, cartolina a Croce, Camucia (Cortona) 29 maggio 1942, ivi, p. 121).
«Quanto a scegliere dal volume Voci della notte, naturalmente questa è cosa che riguarda esclusivamente Lei. In ogni modo, poiché il volume si trova da Vieusseux, perché Lei non abbia a darsi cura di cercarlo altrove, scrivo che glie lo mandino.»
(Pancrazi, lettera a Croce, Camucia (Cortona) 15 giugno 1942, ivi, p. 122).
«Ha ricevuto dal Vieusseux il volume di novelle?»
(Pancrazi, cartolina a Croce, Ronchi 21 giugno 1942, ivi, p. 124).
«Sollecito da Firenze (Vieusseux) l'invio di Voci della notte.»
(Pancrazi, cartolina a Croce, Ronchi 24 giugno 1942, ivi, p. 125).
«Purtroppo fino ad oggi non ho ricevuto dal Vieusseux il volume delle Novelle».
(Croce, lettera a Pancrazi, [Napoli] 25 giugno 1942, ivi, p. 125).
«Torno a sollecitare Vieusseux perché le mandino il volume Voci della notte di Neera.
Questo ritardo mi fa temere che Vieusseux non possegga più quel volume. In questo caso, bisognerebbe che Lei lo chiedesse alla famiglia. Vuol provare?
[...]
[P.S.] Faccio cercare il voi. di Neera alla Nazionale di Firenze, avvertendo che se c'è, glie lo mandino subito. Perciò è forse bene che Lei aspetti a chiederlo alla famiglia.»
(Pancrazi, cartolina a Croce, Ronchi 27 giugno 1942, ivi, p. 125).
«Ho avuto da Firenze, dal [Vittore] Branca, il volumino delle Novelle di Neera, ma non ho trovato in esso niente da prenderne per la nostra raccolta.
Le rimando a Camucia otto volumi da Lei fattimi avere dal gabinetto Vieusseux. Uno, della Bibl. di Milano, l'ho rimandato direttamente al Garzanti.»
(Croce, lettera a Pancrazi, [Napoli] 3 luglio 1942, ivi, p. 126, 128).
«Se ancora è in tempo, la prego spedirmi qui i volumi Neera di Vieusseux; se no provvederà la posta di Camucia a respingermeli e io di qui li rimetterò a Firenze.»
(Pancrazi, cartolina a Croce, Ronchi 6 luglio 1942, ivi, p. 128).
«Rimando a Lei il volumino di novelle che il Branca mi mandò in suo nome da Firenze. Prima di restituirlo, lo scorra.»
(Croce, lettera a Pancrazi, [Napoli] 14 luglio 1942, ivi, p. 130).
«Ho ricevuto (e anche scorso) il volumetto di Neera; ma senza trovarci niente di veramente notevole. Il pacco dei libri Vieusseux me lo spedì a Camucia, è vero? Qui non è arrivato.»
(Pancrazi, cartolina a Croce, Ronchi 21 luglio 1942, ivi, p. 131).
Croce-Prezzolini (1909)
«Carissimo amico,
nella Nazion. di Firenze c’è la stampa originale della Canzone in morte del C. Antonio Carafa di G.B. Vico (Venezia, Gonzatti, 1693). Vorreste avere la bontà, a vostro comodo, di vederla, e trascrivermene esattamente il frontespizio e la dedica (se dedica c’è), e le annotazioni (se ce ne sono)? Scusate la noia.»
(Benedetto Croce, cartolina a Giuseppe Prezzolini, [Napoli] 6 aprile 1909, p. 163)
«Caro Croce,
fui l’altro giorno in Bibl. ma la trovai chiusa per le feste. Dentro la prossima settimana avrete la copia richiesta.»
(Giuseppe Prezzolini, cartolina a Benedetto Croce, Firenze 9 aprile 1909, p. 163)
«Carissimo amico,
[...] Senza fretta, desidererei sapere se, dopo il frontespizio trascrittomi dall’opuscolo del Vico, ci sia per caso una lettera dedicatoria in prosa.»
(Benedetto Croce, cartolina a Giuseppe Prezzolini, [Napoli] 21 aprile 1909, p. 164)
«Caro Croce,
eccole la dedica del Vico.»
(Giuseppe Prezzolini, lettera a Benedetto Croce, Firenze 9 aprile 1909, p. 164