In Italia il servizio telefonico pubblico, a partire da Roma e poi dalle altre città principali, fu attivato nel 1881.
La prima biblioteca italiana a dotarsi del telefono fu, a quanto pare, la Biblioteca nazionale "Vittorio Emanuele" di Roma, per volontà del prefetto Domenico Gnoli, nel primo anno della sua direzione. Nella sua prima relazione Gnoli scriveva infatti:
«A maggior comodo degli studiosi, ho congiunto la Biblioteca coll'ufficio centrale del telefono, affinchè la Camera dei Deputati, il Senato, i Ministeri, l'Università possano più facilmente richieder libri alla nostra Biblioteca, e questa alla sua volta possa indicare agli studiosi se e dove esistano i libri che loro occorrano».
Anche le principali biblioteche di Firenze (Nazionale, Marucelliana e Riccardiana) si dotarono rapidamente del telefono, come risulta dal primo elenco telefonico della città (1884).
Nel 1886 un elettrotecnico romano, Giovanni Battista Marzi, realizzò la prima centralina telefonica automatica, con 10 linee, installata nella Biblioteca apostolica vaticana in via sperimentale ma rimasta in uso solo fino al 1889 o 1890.
Nel 1889 si dotò del telefono il Circolo filologico di Milano.
Servizi d'informazione telefonici per il pubblico, però, vennero attivati solo molto più tardi nelle biblioteche italiane.
Nelle biblioteche di medie o grandi dimensioni sono stati utilizzati anche impianti di citofoni, soprattutto quando le linee telefoniche erano limitate ai principali uffici.