Gli arredi interni

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Buona parte dell’arredo di Palazzo Morpurgo fu eseguito da Francesco Gossleth (1792-1879), l’importante e ambito falegname che operò nelle  dimore triestine più importanti dell’ottocento tra cui Miramare e Palazzo Revoltella.
Gli interni, a differenza delle altre dimore storiche della città, conservano tutte le tapezzerie originali, dando la sensazione che l'edificio sia ancora abitato. Mario Morpurgo, infatti, mantenne inalterato l'arredamento, senza modificare gli ambienti secondo la moda liberty o anni '30 tipica del suo tempo.

Le stanze presentano un’alternanza di stili che spaziano dai modelli neoclassici a quelli maggiormente in voga nella seconda metà del XIX secolo come: lo stile impero, caratterizzato dal colore rosso; quello riconducibile al rinascimento toscano con inserti neo roccoco di color bruno; la tendenza romantica con l’uso del legno ebanizzato; lo stile Luigi Filippo e l’impiego dei colori oro e rosso; quello del Settecento Veneziano con lacche brune e dettagli azzurri; lo stile neoboulle per il quale il legno preferito risulta essere l’ebano e le colorazioni oro e rosso. Tutta questa diversità di stili, nell’abitazione risulta perfettamente in sintonia garantendo così l’omogeneità degli arredi.

I pavimenti del primo piano, un tempo, erano completamente ricoperti di tappeti che oggi sono, purtroppo, andati perduti poiché portati via dalle truppe tedesche durante l’occupazione della città.

L’atrio dell’abitazione, dove si mescola uno stile neo-rinascimentale di un mobile in noce a uno più orientaleggiante del soffitto in legno decorato a cassettoni, viene illuminato dalle finestre che si affacciano sul cavedio.

Tutte le stanze della dimora si affacciano su un corridoio dalla forma a U dove trova posto, nel lato occidentale, la cucina circondata da diversi ambienti di servizio, le camere per la servitù, un bagno e una scala a chiocciola che collega l’abitazione al cortile. Questi ambienti oggi non sono visitabili poiché adibiti a depositi.

Il salotto rosso è realizzato in stile neoclassico ed ospita tra gli altri, mobili come la tipica consolle con specchiera e l’armadio libreria ornato da delle teste di moro. La sala da pranzo si caratterizza per la presenza del caminetto in maiolica bianca sormontato da un grande specchio con cornice d’oro posizionato in modo da amplificare la scarsa luce: dinanzi sono collocati dei candelabri che, specchiandovisi, aiutano a dar luminosità alla stanza. Il salotto maschile, detto anche studio nero, un tempo l’ambiente designato al fumo e alla conversazione, deve il suo nome alla tappezzeria in damasco grigio effigiante grifoni scuri alle pareti. La sala si caratterizza per un motivo ricorrente sui mobili in laccato nero: una testa femminile scolpita a tutto tondo. Nella stanza trovano posto anche quattro busti di altrettanti poeti antichi: Dante, Petrarca, Tasso e Ariosto. Una scelta similare venne attuata dall’Arciduca Ferdinando Massimiliano d’Asburgo nella biblioteca del Castello di Miramare, dove tuttavia le effigi inserite raffiguravano letterati appartenenti a quattro periodi storici differenti.

Il salone della musica è l’ambiente più sfarzoso dell’edificio: è arredato in stile Luigi XV con colori oro e rosso e una tappezzeria damascata a fiori. Sulle sovrapporte sono posizionate le effigi dei musicisti Beethoven, Mozart, Rossini e Bellini e trova posto un pianoforte a coda Bosendorfer.

Il salotto femminile, che si ispira invece ai modelli veneziani con toni bianchi e azzurri, è arredato in stile Luigi XVI. Nella stanza sono inseriti una coppia di settimanali, ovvero armadi formati da più cassetti, e un caminetto in marmo di Carrara. La stanza, oltre a venir illuminata da diversi candelabri, ospita un lampadario del famoso vetraio muranese Venini.

Nel salotto neoboulle, considerato l’ultimo ambiente di rappresentanza dell’edificio, si nota come la luce naturale sia maggiormente presente in quanto è l’unica stanza che, essendo posta ad angolo, presenta quattro finestre. Anche qui vi si ritrova un caminetto, questa volta di marmo nero del Belgio, e un lampadario realizzato in metallo e cristallo di Boemia.

Passando alla parte privata della residenza, il primo ambiente a cui si accede è quello dello studio, arredato in stile toscano rinascimentale.

Lo stile della camera dei genitori, si rifà a modelli medioevali e scozzesi, mentre, la stanza di Matilde è arredata con mobili imponenti intagliati con animali di fantasia. La stanza di Mario, oggi adibita a sala didattica, non presenta il mobilio originale in quanto lo stesso proprietario ne fece dono a privati.


Bibliografia essenziale
- Il civico museo Morpurgo di Trieste, a cura di L. Benedetti, Trieste 1977
- L. Resciniti, Una dimora borghese nella Trieste dell'ottocento: il Civico museo Morpurgo, in Shalom Trieste: gli itinerari dell'ebraismo, Trieste 1998, pp. 259-270
- L. Resciniti, Il civico museo Morpurgo di Trieste, Trieste 1999
- A. Stepancich, Il Museo Morpurgo di Trieste: da residenza borghese a realtà museale, tesi di laurea in Museologia, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università degli Studi di Trieste, relatore M. De Grassi, correlatore E. Lucchese, a.a. 2003-2004

Morpurgo, interni

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Morpurgo, particolari