Il dopoguerra
print this pageNel 1945 si contavano 1,25 abbonamenti ogni cento abitanti, nel 1955 la media era salita a 3,71. La densità telefonica italiana era ancora tra le più basse in Europa, anche se non mancavano aree di eccellenza: Milano nel 1955 era la terza città europea per densità telefonica con 31,4 apparecchi ogni cento abitanti. Seguivano, in Italia, Torino, con 22,3 e Roma, con 21,9 apparecchi ogni cento abitanti.
GLI INVESTIMENTI PER LO SVILUPPO DELLA RETE
Grazie agli ingenti investimenti statali, stanziati nel contesto della ricostruzione nazionale con leggi che finanziavano in modo specifico lo sviluppo della rete, si raggiunse nella prima metà degli anni Cinquanta l’obiettivo di collegare tutti i comuni italiani e buona parte delle frazioni. Molto restava comunque ancora da fare, soprattutto nell’Italia meridionale, affinchè la rete fosse estesa a tutto il territorio nazionale.
I PONTI RADIO
L’evoluzione della tecnologia dei ponti radio nel secondo dopoguerra fu risolutiva per il completamento della rete in un paese come l’Italia, così fortemente caratterizzato da un territorio prevalentemente montuoso. In particolare, fu il passaggio dai ponti radio a “modulazione di impulsi” a quelli a “modulazione di frequenza” a consentire l’attivazione su un’unica tratta di un numero elevato di canali telefonici, un requisito essenziale per la realizzazione di una rete adeguata a supportare la teleselezione da utente.
Sulla rivista «Selezionando. Notiziario Stipel, Telve, Timo», n° 5, 1957, è illustrato il lavoro svolto dalla società Timo per la creazione di una vasta rete in ponti radio in Abruzzo e Molise.
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I CAVI COASSIALI
A partire dalla fine degli anni Quaranta lo sviluppo della rete in cavi coassiali fu un ulteriore passo in avanti per la costruzione di un moderno sistema telefonico nazionale. Un solo cavo coassiale, infatti, permetteva di supportare circa 1000 canali telefonici. Verso la metà degli anni Settanta si arriverà a superare i 10.000 canali.
TELEFONARE FUORI DA CASA
I dati sulla diffusione dei Posti telefonici pubblici (Ptp) nel dopoguerra testimoniano il significativo incremento del servizio. Nel 1945, al termine del conflitto mondiale si contavano 6.556 Ptp; dieci anni dopo, nel 1954, i Ptp erano più che raddoppiati, raggiungendo il numero di 14.050, sparsi su tutta la penisola.
PROTAGONISTI: GUGLIELMO REISS ROMOLI
Considerato uno dei più importanti manager pubblici italiani del secondo dopoguerra, tra il 1946 e il 1961 restò ininterrottamente alla guida, come Direttore generale, della Stet (Società torinese esercizi telefonici), assumendo il ruolo di principale protagonista della ricostruzione e dello sviluppo del sistema telefonico italiano. Sotto la sua direzione, la Stet non solo aumentò periodicamente il proprio capitale sociale ma estese le sue attività ben oltre il tradizionale segmento dei servizi telefonici, incorporando numerose società operanti nel campo della produzione manifatturiera.