24 - I drammi "Delle hore ociose"
print this pageGiovan Francesco Busenello è una delle figure più note del Seicento veneziano tanto per la sua attività di letterato quanto per le strette relazioni con le personalità più in vista dell’arte e della cultura. Avvocato di un certo successo, durante tutta la vita fu soprattutto scrittore infaticabile. La sua torrenziale produzione, solo parzialmente data alle stampe comprende poesie d’ogni sorta, romanzi, prose oratorie, libretti d’opera, rime in dialetto veneziano.
Delle hore ociose, di cui uscì solo la prima parte, raccoglie cinque drammi scritti da Busenello pubblicati in un rifacimento letterario posteriore:
- Gli amori d’Apollo e di Dafne (1640),
- La Didone (1641),
- L’incoronatione di Poppea (1642),
- La prosperità infelice di Giulio Cesare Dittatore (1646)
- La Statira principessa di Persia (1655).
Il volumetto in 12° è dedicato a Pietro Ottoboni, futuro papa Alessandro VIII, e presenta accanto a un frontespizio xilografico con una semplicissima cornice, su 13 righe con caratteri tipografici di diversa tipologia e dimensioni e in basso la marca tipografica, un’antiporta figurata.
L'antiporta incisa da Giacomo Piccini su disegno di Antonio Zanchi (mm 132 x 85) come confermano le firme che si leggono sul volume in basso a destra: Antonio Zanchi inventor e Picino f(ecit), presenta, all’interno di un paesaggio boschivo, un’ispirata figura femminile ripresa nell’atto di scrivere, che si è proposto di identificare con la Poesia arcadica. In alto un putto regge un cartiglio dove sono riportati due versi tratti dalle Georgiche di Virgilio (II, 488-89):
O, qui me gelidis convallibus Haemi / sistat et ingenti ramorum protegat umbra!
(Oh, chi mi porterà tra le gelide valli dell'Emo e mi riparerà con l'enorme ombra dei rami!)