25 - Poesie liriche di Francesco Alfonso Donnoli
print this pageIl libro è opera di un medico dell’Università padovana, Francesco Alfonso Donnoli (1636-1724), che scrisse queste liriche come lamento per la sfortuna occorsagli con la morte del cardinale Girolamo Farnese, presso il quale avrebbe dovuto prendere servizio. Donnoli è noto anche come autore di testi specialistici di medicina, e per aver sostenuto la linea empirica e tradizionalista della disciplina, di contro a quella di nuovo indirizzo razionale.
L’antiporta (acquaforte e bulino, mm 127 x 70) rappresenta un Apollo laureato, in riposo sotto un albero, che, con aria sconsolata, ha appena posato la propria lira, sormontato dalla scritta “Non Lusimus” (Non giocammo).
osì come riportato dalla scritta in calce alla stampa, l’invenzione del soggetto spetta a Valentin Lefèvre, il pittore fiammingo che a Venezia, soprattutto a partire dal settimo decennio del Settecento, fu uno dei più convinti sostenitori della causa del recupero dell’arte cinquecentesca e di Paolo Veronese in particolare. Tale attitudine revisionistica dell’artista, trovò espressione anche nella fortunata serie incisoria delle opere del Veronese, denominata Opera selectiora, una serie di stampe rappresentanti alcune delle opere più celebri di Veronese e di Tiziano.
Meno conosciuta è invece l’attività di Lefèvre come disegnatore di frontespizi per libro, ambito, tuttavia, che non gli fu estraneo come dimostra anche l’incisione in questione: essa rimanda al mondo altero tipico dell’arte del maestro fiammingo, non senza un richiamo al barocco romano.
Lefèvre è qui coadiuvato dalla mano di Antonio Bosio quale traduttore a stampa, verosimilmente quello stesso Antonio Bosio “stampador” che presiedette all’inventario dei beni del pittore, insieme a Dioniso Denis, nel 1677. Il legame di amicizia si configura come un vero e proprio sodalizio artistico tra i due, collaboratori non sporadici per l’editoria veneziana, soprattutto a cavallo tra settimo e ottavo decennio del Seicento.