35 - Lo zodiaco di Lupis

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Gregorio Lazzarini, Giaele uccide Sisara, seconda metà del XVII sec., collezione privata

Fra le ultime opere di Antonio Lupis, erudito e poligrafo dalla sovrabbondante produzione, si ricorda la pubblicazione a Venezia, nel 1697, del Nuovo Zodiaco, volumetto in 16° dedicato al marchese D. Carlo Nembrini Gonzaga e alla sua nobile stirpe di Ancona, come si evince dall’elogio della dedica con cui Lupis si rivolge al marchese:

Mi conceda V. Eccell., che senza pregiuditio della sua modestia, io mi inoltri non all’antichità della progenie, che millanta le rughe de più inveterati Depositi, ma alla serie di quegli Eroi, che con uno instancabile valore la colmarono di degnissime prerogative [...] Veggo in questo Teatro un longhissimo stuolo di Semidei, e di Ministri di Stato, di Habiti cavallereschi, e di Manti guerrieri, di tiare claustrali, e di Ecclesiastiche Mitre, di Ammiranti del Mare e di Prefettitij bastoni”.

Per l’illustrazione di quest’opera, lo scrittore si serve del connubio tra la rinomata abilità disegnativa di Gregorio Lazzarini e l’instancabile facilità incisoria di suor Isabella Piccini.

L’antiporta calcografica (mm 130 x 65) presenta Minerva appoggiata ad un plinto, con lo sguardo rivolto al cielo, dove, tra le nubi, si intravede una parte dell’arco dello zodiaco. La dea della Sapienza, con armatura ed elmo sormontato da una civetta, tiene con una mano la penna e con l’altra una lancia e lo scudo sul quale si scorge la testa anguiforme di un vecchio. In basso, sulla destra: un cannone, la tiara e il pastorale e una croce trilobata, simboli del potere civile ed ecclesiastico della famiglia del dedicatario, sormontati dallo stemma del Marchese D. Carlo Nembrini Gonzaga.

In alto è raffigurata una parte dell’arco dello zodiaco, in cui sono riconoscibili l’Ariete e il Toro, i Pesci. L’antiporta presenta entrambi i nomi degli artefici: in basso a sinistra compare l’iscrizione Lazarini Deliniavi, mentre a destra Suor Isabella P. scolpì.

Niccolò Cassana, Ritratto di una nana, 1707

Niccolò Cassana, Autoritratto, 1695 ca, Firenze, Galleria degli Uffizi.

Dell’abilità, della feconda produzione e dei legami di Isabella Piccini con i maggiori artisti del tempo, tra cui si ricordano, oltre a Gregorio Lazzarini, anche Antonio Zanchi, Niccolò Cassana e Domenico Uberti, ci dà testimonianza il Moschini che, nel suo compendio sulla storia dell’incisione veneta pubblicato postumo nel 1924, sottolinea “che se talvolta ci piacque agli intagli della Piccini aggiungere i nomi di coloro che ne avevano condotto i disegni; ciò abbiamo fatto per farne assapere, che i più valenti pittori di quel tempo non isdegnavano suggettarne loro opere al bulino di lei”. L’artista, durante la sua attività nel convento francescano di Santa Croce a Venezia, non si dedicò solamente alle stampe di soggetto sacro, ma produsse anche innumerevoli matrici raffiguranti soggetti profani, tra cui, per l’editoria, numerosi ritratti e antiporte allegoriche.

Carlo di Giovanni Nembrini Gonzaga (Revere 1652-Padova 1708), esule a Venezia durante la guerra di successione spagnola, fu abile soldato, eletto Alfiere della Guardia e capitano del Porto di Nettuno da Innocenzo XI e Alessandro VIII, tanto da essere accolto nella nobiltà romana e nominato cavaliere dell’Ordine di San Iago in Spagna; nel 1690 divenne consigliere di Stato del duca Ferdinando Carlo Gonzaga, e si fece onore a tal punto che l’anno seguente gli venne data la possibilità di accollare allo stemma Nembrini anche quello Gonzaga, e di aggiungere quindi questo cognome al proprio. Nel 1697, anno della pubblicazione di questo libro, Carlo e tutti i suoi discendenti furono aggregati al patriziato Farnese .

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