32 - La struttura della Zucca

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La Zucca di Francesco Doni costituisce uno dei prodotti aurorali della cooperazione fra l'autore e l’editore Francesco Marcolini. Composta da sezioni distinte, l’opera vede la luce nella sua prima parte eponima nel 1551, con due diverse edizioni stampate a pochi mesi di distanza, a cui fanno seguito nel 1552: 1) i Fiori; 2) le Foglie; 3) i Frutti. L’esemplare esposto è mutilo, consistendo solo dei Fiori e delle Foglie

Decaduto il privilegio marcoliniano, La Zucca esce una seconda volta nel 1565 per i tipi di Francesco Rampazetto a istanza dei fratelli Sessa. Questa seconda edizione (terza in realtà per quel che riguarda la prima parte) vede l’aggiunta del Seme, già pubblicato dal Doni nel 1564 con il titolo le Pitture (stampate a Padova da Grazioso Percacino).

Coeva alla prima edizione del 1551 risulta invece la versione castigliana, di anonimo traduttore, La Zucca del Doni en Spañol, sempre tirata dal Marcolini. Ogni sezione della Zucca mostra una struttura formalmente tripartita, a eccezione del Seme con un ricco corredo illustrativo. La Zucca è divisa in:

1. Cicalamenti, Baie e Chiacchiere;

2. Fiori (Grilli, Passerotti e Farfalloni);

3. Foglie, (Dicerie, Favole e Sogni);

4. Frutti (numerati in successione).

Tuttavia la suddivisione si dimostra solo programmatica e il testo propone un continuo travalicare i generi e gli schemi formali. Alla pratica del reimpiego si sottrae il solo frontespizio, espressamente realizzato per la princeps e dedicato all’esaltazione dell’ortaggio al quale conviene il motto “meliora latent” (il meglio è nascosto), come recita il cartiglio denunciando il carattere polemicamente antipedantesco della fatica doniana.

20.b.248-Front.Fiori20.b.248-Front.Foglie

Riscrittura in chiave parodistica di quello disegnato dal Vasari per l'Architettura di Leon Battista Alberti, tradotta in lingua fiorentina da Cosimo Bartoli, il frontespizio della Zucca viene elaborato come spunto nella Baia XVIII. Eloquente esempio dell’inclinazione all’ékphrasis dell’autore, il brano indica al contempo nella Pazzia signora del mondo e maestra dei poeti, la chiave interpretativa per decifrare l’intreccio allusivo del frontespizio.

 timbri  avanti