Stefano Lecchi, 1849, carta salata da calotipo, 163x220 mm.
Iscrizioni: (recto) in basso verso destra in negativo “S. Lecchi” parzialmente rifilata, evidentissimi ritocchi a matita; (verso) a matita blu-violacea al centro “Calandrelli” e in alto a destra “35”, a inchiostro in basso “S. Lecchi 1849”, al centro timbro tondo a inchiostro blu “B.V.E.”, di lato a destra timbro numerico a inchiostro blu “961384”.
Veduta esterna di Porta S. Pancrazio. Oltre le mura si notano, da sinistra a destra, il tetto dell’edificio limitrofo alla porta e villa Savorelli. Due ragazzi vestiti di chiaro, probabilmente gli stessi osservabili nella fotografia n. 31. Appaiono invece come “fantasmi” nella porta degli occasionali passanti. Altro esemplare presso CRSAB L 192. Dalla fotografia deriva la litografia Esterno della Porta S. Pancrazio della serie Gallassi e Ferrini riportata in De Cuppis, Atlante generale... Per l’analoga fotografia di Flachéron, molto simile come impostazione, cfr. Dagli Anni Santi al Giubileo del duemila..., p. 225.
Biblioteca di Storia moderna e contemporanea Ft.A.35
Citazione bibliografica
«Merita menzione un altro episodio – abbastanza noto – […] Colomba Antomitti (sic) di Bastia (Umbria) amava svisceratamente il suo sposo L. Porzio, tenente nel 2° reggimento di fanteria; e tanto lo amava che allorquando egli dovette recarsi a combattere, Colomba si tagliò i capelli, si finse uomo e, indossata la divisa del soldato, lo seguì dovunque. Accanto a lui combatté il 30 aprile, poi a Velletri – dove l’ammirò lo stesso Garibaldi – poscia alla difesa di Roma, finché un proiettile di cannone la colpì nel fianco, producendole una ferita per la quale poco dopo morì gridando: “Viva l’Italia”». Cadolini, I ricordi di un volontario, p. 454-455.