Stefano Lecchi, 1849, carta salata da calotipo, 159x224 mm.
Iscrizioni: (verso) a matita blu-violacea al centro “Calandrelli” e in alto a destra “7”, a inchiostro in basso verso destra “S. Lecchi”, al centro timbro tondo a inchiostro blu “B.V.E.”, di lato a destra timbro numerico a inchiostro blu “961411”.
Casino di Merluzzetto visto dalla strada d’accesso. Il riconoscimento è stato reso possibile dal confronto con la stampa Maison des six volets verts ou vigna Merluzetto (sic) petit dépôt de tranchées (Siège de Rome; 5 juin 1849); cfr. Raffet, Souvenirs d’Italie..., n. 18. In fondo alla strada, di fronte all’ingresso vi è un ragazzo seduto probabilmente lo stesso osservabile nelle fotografie n. 10, 15 e 28. Ben evidente in primo piano la coltivazione a canne incrociate.
Biblioteca di Storia moderna e contemporanea Ft.A.7
Citazione bibliografica
«Nella mattina del 4 giugno i Romani fecero una sortita per attaccare la casa detta di Merluzzetto (che gli assedianti chiamavano la maison des six volets verts) debolmente occupata da’ Francesi. Questi avendo avuto un rinforzo, i Romani ritiraronsi senza far fuoco. Cannoneggiarono gli assediati poco dopo dal bastione 6 contro la stessa casa». Spada, Storia della rivoluzione di Roma..., p. 596. «per la notte del 12 [giugno], Garibaldi avea deciso di far una sortita da Porta Angelica […] Due compagnie, uscendo fuori da Porta Portese doveano far diversione richiamando su di sé l'attenzione e la difesa del nemico. Il quale avea da quella parte le proprie trincee alla villa Merluzzetto […] Sortimmo, procedendo sparsi tra le vigne; quasi senza accorgersene ci trovammo sopra le trincee nemiche, nelle quali i Francesi in piccol numero stavano lavorando in maniche di camicia. Cosicché da principio non usammo le armi ma solo sassi contro di essi per non dar, con esplosioni di fucili, l'allarme al grosso dei nemici. I Francesi, però, che se l'eran data a gambe, tornarono in forze abbondanti. Scambiammo, allora, fucilate in ritirata senza essere inseguiti, perché i difensori delle mura validamente ci proteggevano». Costa, Quel che vidi e quel che intesi, p. 69.