Felice Giani
print this pageFelice Giani è uno dei massimi esponenti del Neoclassicismo, a volte definito come un “romantico in anticipo”, è considerato un pittore bohemién, perchè mantiene un modesto stile di vita e continua a viaggiare nelle località dove riceve gli incarichi da parte della nuova classe dirigente napoleonica in ascesa.
Nato nel 1758 a San Sebastiano del Curone, in provincia di Alessandria, si trasferisce a Pavia per studiare con il pittore Carlo Antonio Bianchi e l'architetto Antonio Galli da Bibiena. Nel 1778 si trasferisce a Bologna dove prosegue gli studi con Domenico Pedrini e Ubaldo Gandolfi, pittori di scuola veneziana e l'architetto Vincenzo Mazza.
Successivamente, si stabilisce a Roma nel 1780 sotto la protezione del principe Andrea Doria Panphilj dove studia l'antico e la classicità, facendo propri gli ideali neoclassici del Winckelmann, magistralmente interpretati dal pittore Raphael Mengs ed entra in contatto con la pittura di Pompeo Batoni e Cristoforo Unterperger, mentre quest'ultimo lavora alla riproduzione delle logge Vaticane di Raffaello per conto di Caterina II di Russia, per la decorazione del palazzo d'Inverno (Ermitage) a Pietroburgo. Giani collabora a questo progetto con Unterperger sino al 1788, dove ha la possibilità di studiare direttamente i modelli raffaelleschi delle logge vaticane. Inoltre, a Roma, studia direttamente i modelli della domus Aurea e di Villa Adriana a Tivoli, frequenta l'Accademia di San Luca e la cerchia di amicizie di Angelika Kauffmann, punto focale della cultura romana dell'epoca, dove convergono moltissimi artisti ed intellettuali, da Canova a Goethe.
Nella città eterna il pittore instaura un rapporto importante per la sua carriera con l'Architetto Giovanni Antonio Antolini, con il quale manterrà l'amicizia e una stretta collaborazione per il resto della sua vita, che gli garantirà numerosi incarichi tra cui quello per l'intervento decorativo del nuovo quartiere Reale nelle procuratie a Venezia.
Nel 1786 dipinge a Faenza la Galleria dei Cento Pacifici e la Galleria di palazzo Conti, poi torna a Roma per la decorazione di palazzo Altieri. L'incarico di Faenza segna una svolta lavorativa dell'artista verso la decorazione d'interni di ambito residenziale, dove raggiunge l'apice del successo, prediligendo i temi classici, le allegorie e rappresentando magistralmente il gusto del periodo. Tuttavia continua a risiedere a Roma fino al 1794, con frequenti spostamenti nelle città in cui lavora e dove può trarre maggiore spunto per i suoi modelli, per esempio è anche a Napoli per incrementare il suo repertorio di figure classiche nel Liber studiorum.
Nel 1794 ritorna invece a Faenza, città con la quale, come abbiamo visto, ha un rapporto lavorativo privilegiato, per condurre finalmente in proprio la decorazione della Galleria di palazzo Laderchi. Qui organizza la sua bottega con Gaetano Bertolani decoratore e Antonio Trentanove, stuccatore, sostituito più tardi dai fratelli Ballanti Graziani prima e poi da Marcantonio Trefogli. L'artista, come un moderno designer, progetta tutto l'apparato decorativo attraverso il disegno, dagli arredi, agli stucchi e all'ornato, inoltre si occupa personalmente della realizzazione dei temi figurativi.
Dal 1802 è a Faenza per i cicli pittorici di palazzo Naldi (1802), palazzo Milzetti (1802- 1805), palazzo Gessi (1813), palazzo Cavina (1816); si sposta poi a Bologna nel 1805 per decorare palazzo Aldini (1805), palazzo Marescalchi (1810) e per i palazzi Lambertini Ranuzzi e Baciocchi (1822). Ritorna nuovamente a Roma nel 1806 per dipingere palazzo Monaldeschi, sede dell'Ambasciata di Spagna a Roma, il cui ciclo pittorico anticipa i temi utilizzati per l'ammodernamento e il cambio di destinazione d'uso delle procuratie a Venezia nell'anno seguente; dipinge inoltre il Palazzo del Quirinale (1811) e lavora anche in altre città tra cui Forlì, Ferrara e Ravenna, solo per citarne alcune.
Riceve commissioni francesi per la villa del ministro Aldini a Montmorency e secondo alcune fonti viaggia a Parigi, per le decorazioni dei gabinetti napoleonici nel palazzo delle Tuileries per interessamento del suo maestro Antolini.
I riconoscimenti accademici arrivano tardi, tuttavia entra ufficialmente a far parte dell'Accademia di San Luca nel 1811 e nella congregazione dei Virtuosi del Pantheon nel 1819.
In seguito, continua i suoi spostamenti nelle città italiane e le sue collaborazioni fino all'ultimo anno di vita. L'ultima commissione è eseguita a sessantaquattro anni per il principe Baciocchi contemporaneamente ai lavori di palazzo Lambertini Ranuzzi. Muore a Roma nel 1823, in conseguenza ad una caduta avvenuta a Bologna l'autunno precedente.