L'opera
print this pageSei legni intagliati sono impressi per ottenere la veduta di quasi tre metri di larghezza per un metro e mezzo d’altezza. I legni di pero, oggi uniti da incastri a farfalla, sono conservati presso il Museo Civico Correr.
Considerata fin dall’inizio un capolavoro dell’arte dell’intaglio, tanto da essere attribuita al Dürer.
La città è delineata e descritta minuziosamente, anche mediante i toponimi, ed è riprodotta fedelmente, tanto che la carta è considerata fonte storica. Sono disegnati in modo veritiero le isole, i terreni, gli orti, i giardini, i campi e i campielli, le calli, i canali, i ponti, gli edifici, i fondaci, le botteghe, anche quelle sull'acqua, gli hospitali, le chiese e i campanili, i conventi, gli oratori, le scolette, gli squeri e i monumenti. Sono presenti numerosi elementi urbanistici oggi scomparsi o completamente cambiati, per esempio al centro della raffigurazione l'allora ligneo ponte di Rialto e la piazza San Marco.
Gli edifici sono resi con ricchezza di particolari: torri, merli, comignoli, logge e altane (liagò e diagò), cavane, muri, palizzate, pozzi, cisterne e sottoportici. Persone in atto di lavorare, di andare in barca, pescatori rendono la città viva.
Sono aggiunti dettagli figurativi relativi alla navigazione: navi, barche e burchi, ovvero le imbarcazioni da trasporto.
Oltre al paesaggio cittadino e lagunare è descritta anche la terraferma con le torri di Marghera e Mestre e inoltre l'inizio della zona pedemontana, in particolare verso nord e Serravalle, valico di passaggio dei mercanti del nord Europa.
Si tratta di una prospettiva a volo d'uccello: il punto di vista si situa a sud dell'isola di San Giorgio. È verosimile che sia stato usato uno strumento di rilievo simile a quel quadrato geometrico che sappiamo essere stato perfezionato dal matematico e astronomo Georg Aunpeck von Peuerbach e diffuso in Italia dal suo allievo, Johannes Müller, detto il Regiomontano.
Alcuni dettagli
La veduta è arricchita da elementi figurativi perimetrali: nella parte superiore Mercurio con il caduceo sorretto da una nuvola che reca l'iscrizione “MERCVRIVS PRECETERIS HVIC FAVSTE EMPORIIS ILLVSTRO”; al di sotto la scritta “VENETIE” e l'indicazione dell'anno “MD”. Otto teste, intente a soffiare, personificano i diversi venti. Sovrasta il bacino di San Marco un imponente Nettuno, caratterizzato dal tridente, che cavalca un delfino.
Tutti questi particolari hanno consentito l’attribuzione della veduta a Jacopo de’ Barbari, in quanto stilisticamente vicini alla sua produzione grafica. Il caduceo è presente in numerose incisioni come firma di Jacopo de' Barbari, tanto che l'artista viene ricordato come il Maestro del Caduceo.