Il grande poeta romanesco Giuseppe Gioachino Belli è stato per vari periodi impiegato nell’amministrazione pontificia e come tale ha svolto vari ruoli in una carriera che sicuramente si può definire tutt'altro che regolare.
Ed è proprio questa sua appartenenza al mondo dei dipendenti pubblici che collega Giuseppe Gioachino Belli all’Archivio di Stato di Roma.
Fra la documentazione che questo Istituto ha il compito di conservare, precisamente nell'archivio della Direzione generale del Bollo, registro, Ipoteche e tasse riunite che aveva sede a Roma, c'è il fascicolo personale di Giuseppe Gioachino Belli, che raccoglie la pratica relativa alla sua richiesta di pensione, presentata il 6 novembre 1844.
Grazie a queste carte si può ricostruire la carriera dell' impiegato Belli, dall'anno 1807 all'anno 1845, e ricomporre così il puzzle costituito dal curriculum del Poeta romano, che per mantenersi, a causa dello stato di miseria in cui si ritrovò dopo al morte dei genitori e anche in altri difficili periodi della sua vita, ebbe sempre il miraggio del posto fisso.
E nel Belli impiegato dell’amministrazione pontificia si possono ritrovare tematiche ancora oggi vive nella pubblica amministrazione: quali l'assenteismo, il poco attaccamento al lavoro monotono e mal pagato del dipendente pubblico, vissuto come un obbligo, ma comunque ambito perché fisso. E parallelamente l’emergere di un mondo fatto di personaggi influenti, a cui doversi rivolgersi per ottenere una raccomandazione, indispensabile in quell’epoca per arrivare all’ambito posto fisso.
A tutte le debolezze mostrate nell’organizzazione dei dipendenti pontifici, già in campo nel periodo di Belli, la nuova amministrazione italiana, dopo il 1870, cercherà di porre rimedio. Ma il cammino fu lungo e irto di ostacoli..in parte non ancora superati.