Le vicende connesse alla ricostruzione della Chiesa parrocchiale di san Giorgio al Corso prendono avvio nel 1919 allorquando viene affidata all’ing. Camillo Autore la stesura di un progetto “per il riattamento e la sopraelevazione “ della chiesa “dato lo stato di sgretolamento in cui si trovano e sue strutture”. L’ammontare del progetto è di L. 20.000. Contemporaneamente con nota del 15 luglio 1919 il Direttore del Museo Civico Archeologico reggino si rivolge al sindaco onde ottenere le somme necessarie per il restauro della statua raffigurante l’Angelo Tutelare.
La scelta di una riattazione dell’edificio non dovette, però, incontrare l’intendimento e le aspettative di mons. Moscato, già Cappellano militare durante la Grande Guerra, che al suo rientro dal fronte coltivava l’idea di testimoniare riconoscenza ai tanti giovani morti per la Patria con la costruzione di un tempio che fosse ad un tempo “un’opera di alta spiritualità ed eccelso patriottismo”.
Il 30 maggio 1924 si teneva in Palazzo San Giorgio un’ imponente adunanza di Associazioni, rappresentanti del Partito e famiglie dei Caduti per la costituzione di un Comitato esecutivo allo scopo di risolvere i principali problemi connessi alla realizzazione del sacro edificio, e cioè l’ubicazione ed il reperimento dei necessari mezzi finanziari.
Il primo concorso, come noto, veniva indetto nel 1926 e vedeva prevalere la scelta progettuale presentata dagli architetti Calandra e Autore i quali, proprio in quell’anno, partecipavano alla mostra concorso sul tema “La chiesa parrocchiale”, tenutasi nell’ambito della IV Biennale d’Arte Moderna.
La mostra rappresentava una risposta al dibattito assai vivo in quegli anni sui problemi di decoro delle nuove costruzioni fossero essi edifici pubblici o privati o destinati al culto. Stimati architetti, appassionati studiosi di storia e pubblici funzionari diedero, come può rilevarsi dalle pagine della rivista Brutium, il proprio contributo di idee affinchè la Ricostruzione assumesse forme coerenti con le tradizioni architettoniche del nostro territorio.
Parteciparono ad essa Camillo Autore con una “sala personale” (sala XVIII) e, accanto a lui, altri architetti calabresi, quali Pietro De Nava e Nino Bagalà, affermati professori universitari ed apprezzati professionisti quali Enrico Calandra, Erminio Masetti e Pompilio Seno, tutti parimenti sensibili e consapevoli dei problemi artistici che la ricostruzione poneva.
All’architetto Autore veniva assegnato il riconoscimento più ambito, la medaglia d’oro, primo premio per le sale personali d’Architettura.