La memorialistica medica di guerra

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Medici (e con questo intendiamo in senso lato anche psichiatri,
psicologi, antropologi, esperti di criminologia e di medicina legale)
sono le centinaia di ufficiali che su tutti i fronti, per oltre quattro
interminabili anni, svilupparono osservazioni e costruirono discorsi
sull'orrore e sull'oscenità, sulla mutilazione e sulla morte, sulla paura
e sul desiderio di fuga. E, con ciò, definirono immagini e resero possibile
una memoria in cui tutto questo non compaia tra le righe e sullo
sfondo, o non sia già plasmato e trasfigurato dalla sublimazione monumentale,
ma venga come tale in primo piano.

L'officina della guerra, p. 66


La memorialistica medica durante la Grande Guerra inizia a essere diffusa come manualistica delle "buone pratiche" da attuare. Solo negli ultimi anni, in concomitanza con gli studi e le ricerche dedicate al tema in occasione del centenario dello scoppio del conflitto, sono state realizzate pubblicazioni e ricerche tematiche specifiche.

Uno dei lavori più interessanti è senza dubbio Alberto Piersanti fotografo di guerra: Cortina e dintorni: immagini dal fronte della prima guerra mondiale, a cura di A. Candi, che oltre alla riproduzioni delle immagini fotografiche riporta stralci del diario di guerra del medico bolognese, il quale condivise con Giovanni Battista Caffaratto l'esperienza bellica nel medesimo periodo e sul medesimo fronte.

Nel 2000 fu edito il diario del capitano medico Soldani, nelle cui descrizioni emerge il dramma e la gravità della situazione dei soldati e dei loro soccorritori:

I feriti sono di una gravezza eccezionale: abbiamo delle lesioni gravi al cervello, al torace, all’addome; le fratture degli arti non si contano. Si fa del nostro meglio per raggiungere l’asepsi, ma tutto è in miniatura: due tavolini accostati costituiscono i letti di medicatura; la garza e le compresse si dicono sterilizzate ma lo saranno? II fatto è che le suppurazioni sono enormi ed esiste la gangrena gassosa che uccide in poche ore.

[G. Soldani, Dal fronte del sangue e della pietà. Il diario del capitano medico Gregorio Soldani nella Grande Guerra, Gaspari, Udine 2000; nota del 22 novembre 1915]

La memorialistica militare in ambito sanitario fu il soggetto di uno dei più controversi e conosciuti romanzi di Ernest Hemingway, Addio alle armi, nel quale l'autore, assistente sanitario durante il conflitto, descrisse l'esperienza sul fronte italiano.

Presso il ricovero del maggiore medico, molti erano stesi vicino a me nel buio. C'era un continuo entrare e uscire di feriti e, quando si apriva la tenda, vedevo la luce nell'interno. Da una parte stavano i morti. I medici rossi come macellai avevano le braccia nude. Non bastavano le barelle. Qualche ferito gridava, altri si lamentavano ma i più erano calmi. Il vento agitava le fronde sopra la porta e incominciava a far freddo. Arrivavano continuamente portaferiti con le barelle, e deponevano a terra, scaricavano e se ne andavano.