Cosa sono i riveli
print this pageA partire dal XVI e fino al XIX secolo, nel Regno di Sicilia fu introdotto l’obbligo di compilare i riveli delle anime e dei beni per adempiere ai censimenti ordinati dall’autorità sovrana, atti ad accertare la composizione e la ricchezza della popolazione per fini militari e fiscali. Più in particolare, attraverso il rilevamento dell’età, questo tipo di censimenti serviva a stabilire il numero di uomini atti alle armi presenti in ogni distretto e, attraverso la stima del patrimonio posseduto, a ripartire in modo equo donativi, ordinari e straordinari. I riveli compilati in tutte le Università dell’isola, (fatta eccezione per Messina fino al 1681 e per Palermo fino al 1798), costituiscono oggi un ricco patrimonio documentario, fonte di notizie storico - statistiche utili allo studio dello sviluppo demografico ed economico del territorio e sono già da tempo oggetto di una vasta bibliografia. A sovrintendere tali censimenti è stato dalla fine del XVI sec. (1569) il Tribunale del Real Patrimonio, supremo organo di controllo e di giurisdizione in materia finanziaria e, a partire dalla seconda metà del XVII sec. (1651), la Deputazione del Regno, i cui membri vigilavano sull’osservanza dei privilegi e coordinavano le attività di riscossione dei donativi.
I periodi intercensuari non erano regolari: i censimenti venivano banditi quando si riteneva che vi fossero stati aumenti o diminuzioni di popolazione e delle ricchezze e più di frequente quando era necessario rimpinguare le casse del Regno. Attraverso il bando venivano nominati i commissari che si recavano direttamente nei distretti dell'isola a loro assegnati, affiancati dagli attuari (incaricati di raccogliere gli atti), dagli algoziri (responsabili dei calcoli) e dagli scrivani (effettivi compilatori dei documenti).
Per registrare i dati sulla composizione delle famiglie il commissario e la sua delegazione si recavano casa per casa, mentre per registrare i dati sui possedimenti erano i rivelanti a presentarsi dinnanzi all'autorità, prestando giuramento su quanto dichiarato. Dopo aver firmato gli atti, il commissario e i funzionari preposti avevano cura di farli rilegare (seguendo l’ordine alfabetico per nome e non per cognome), numerare (solo sul recto del foglio), corredarli di una rubrica e inviare all’organo sovrintendente che, dopo lo spoglio, stabiliva i parametri impositivi in base al numero di abitanti e alle risorse finanziarie complessive.