Acqua e terra*
Riccardo Vlahov e Priscilla Zucco
La fototeca dell’Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna conserva, tra le numerose raccolte relative all’assetto del territorio, l’archivio fotografico e filmico dell’Ente regionale di sviluppo agricolo (ERSA), proveniente dall’Assessorato all’agricoltura della Regione. Una selezione di immagini tratte da questo fondo costituisce il repertorio iconografico in bianco e nero di questo numero di “IBC”. Per salvaguardare e valorizzare un patrimonio documentario così importante, che consiste in migliaia di fotografie e un centinaio di pellicole, l’Istituto ha completato un primo intervento di ricognizione archivistica, a cui farà seguito una campagna di catalogazione [di altri progetti di valorizzazione di “archivi delle acque” in regione si parla, in questo numero, nell’articolo di Rosaria Campioni e Stefano Pezzoli, ndr].
L’ERSA, soppresso nel 1992, fu istituito nel 1977 con la regionalizzazione della politica agraria, per consolidare, industrializzare e trasformare secondo una normativa comunitaria, l’importante opera di riforma fondiaria e agraria inaugurata dal precedente Ente per la colonizzazione del delta padano (EDP) sorto nel 1951 per l’applicazione della legge agraria (legge stralcio) n. 841 del 1950 nelle province di Ravenna, Ferrara, Rovigo e Venezia. La capillare campagna fotografica e filmica condotta sul territorio della bonifica a scopi documentari e promozionali rappresenta oggi la più viva testimonianza degli ingenti lavori di trasformazione sociale e assetto del territorio compiuti dall’ente nelle zone del delta del Po.
L’espropriazione delle terre e le nuove assegnazioni, la costruzione delle case, degli asili, delle scuole e dei centri ricreativi nelle zone appoderate, l’avvio dei corsi di formazione professionale, la realizzazione di impianti idraulici e di argini a mare, il prosciugamento delle zone alluvionate, sono solo alcuni degli interventi che per primi hanno permesso di riscattare i territori vallivi e i loro abitanti da una condizione di degrado e di miseria allarmanti.
Percorrendo oggi le reti viarie che attraversano le grandi estensioni di territorio comprese tra le province di Ferrara, Ravenna, Rovigo e Venezia, è difficile immaginarle ricoperte d’acqua. La “modernità” diffusa ormai ovunque, anche nelle località più distanti dai grandi centri urbani, mettendo in mostra le insegne luminose, i manifesti pubblicitari, l’edilizia a volte standardizzata, a volte kitschdei centri commerciali e artigianali, fa dimenticare la ben diversa realtà del passato. Ma c’è una strada, quella che percorre l’Argine Agosta, separando le Valli di Comacchio dalla Bonifica del Mezzano, che richiama immediatamente alla memoria l’origine di quel territorio: acqua a est, terra (ma un tempo acqua) a ovest. La terra appare come un’estensione sconfinata senza strade né edifici, tagliata da una poderosa fila di tralicci dell’alta tensione che si protende verso le brume dell’orizzonte. È terreno agricolo a coltivazione intensiva; produce, ormai da decenni, alimenti, lavoro e risorse economiche.
La metamorfosi del territorio, e la difesa dell’uomo dai tentativi di una sua riappropriazione da parte delle acque, appaiono in maniera nitida e a volte anche tragica dalle foto conservate nel fondo EDP-ERSA. Le alluvioni e il lavoro delle idrovore, il fango e gli edifici di recente costruzione già allagati, gli animali d’allevamento annegati e i salvataggi in barca, sono crudi documenti visivi che evidenziano i problemi della nuova colonizzazione. In maniera altrettanto nitida e vivace appaiono gli aspetti positivi, i successi ottenuti, i nuovi prodotti, gli stabilimenti per la loro trasformazione e conservazione; le infrastrutture, le scuole, la formazione professionale dei nuovi coloni. Quasi mezzo secolo di storia di un vasto territorio, che interessa due regioni confinanti, rivive nella testimonianza di migliaia di immagini che, purtroppo, conservano solo in parte l’originaria organizzazione. Il complesso lavoro di riordino, attualmente in corso, preluderà alle successive attività di catalogazione e conservazione delle fotografie, che renderanno finalmente possibile la digitalizzazione, la consultazione e il riutilizzo delle immagini.