Lo stile architettonico

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L’edificio occupato dalla Fondazione Scaramangà è il risultato della soprelevazione ottocentesca di un preesistente edificio ad uso commerciale con ampio magazzino al piano terra. Il progetto di trasformazione realizzato nel 1837 dall’architetto Antonio Marco Buttazzoni, prevedeva l’innalzamento della struttura di due piani e la ridefinizione del prospetto. La critica, tuttavia, non è concorde nell’attribuire all’architetto di origini friulane l’effettiva realizzazione dell’edificio.

Il piano terra dell’edificio, lavorato a bugnato, appare separato tramite una cornice marcapiano dai livelli superiori che risultano essere semplicemente intonacati. Al centro della facciata, nel primo e secondo piano, sono inseriti due balconi di medesima fattura, collocati uno sopra l’altro. Le finestre, che si aprono nei quattro piani, risultano essere di forma rettangolare e sormontano delle mensole in pietra chiara.

Il portone che si apre su via Filzi non risulta essere in perfetta asse con il prospetto, dimostrazione del fatto che l’edificio originario fosse stato costruito in epoca pre-neoclassica. 

La fondazione oggi occupa tutto il secondo piano dell’edificio di cui una parte aperta ai visitatori, e le soffitte, in corso di restauro, utilizzate per deposito.

La famiglia Scaramangà ha risieduto nell’edificio fino alla metà del XX secolo, occupando gli ambienti del primo e secondo piano. Si trattava di due appartamenti autonomi tra loro ma comunicanti grazie ad una scala interna.


Bibliografia essenziale
- L. Franzoni, Antonio Buttazzoni architetto, 1800-1848, “La porta orientale”, a. 20, n. 3-4 marzo-aprile 1950, pp. 94-100
- M. Walcher, L'architettura a Trieste dalla fine del Settecento agli inizi del Novecento, Udine 1967, pp. 26-27
- L. Tull Zucca, Architettura neoclassica a Trieste, Trieste 1974, pp. 57-65; 138
- Trieste: l'architettura neoclassica, a cura del Comune di Trieste, Trieste 1988, pp. 104-105