Bonaglia Andrea (28 marzo 1867 - 12 giugno 1922)

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Causa della morte: postumi ferite in combattimento

Occupazione: militare di carriera, Colonnello

Ha fatto parte di: Regio Esercito Italiano (vedere allegato anche per le decorazioni)

Bonaglia Andrea Ferruccio di Antonio e Luigia Federici nato a Viadana il 28 marzo 1867.  Soldato volontario nell’esercito permanente con “ferma temporanea di anni 12 stabilita pei sott’Ufficiali ed ascritto alla Classe 1864”. Tra febbraio 1885 e agosto 1886 conseguì il grado di Sergente e fu inquadrato nel 27° rgt. Ftr. brigata Pavia in cui dal febbraio 1888 ricoprì il ruolo di Furiere. Dal 30 settembre 1888 al 22 settembre 1890 frequentò la scuola Sottufficiali superando gli esami per accedere al corso Ufficiali al termine del quale uscì col grado di Sottotenente; fu inquadrato nel 17° rgt. Ftr. brigata Acqui. Frequentò con successo l’Accademia Militare di Caserta e il 26 ottobre 1890 a Bergamo prestò giuramento di fedeltà. Quattro anni più tardi fu promosso Tenente, quindi Aiutante Maggiore ed infine, era il 1906, Capitano assegnato all’8° rgt. Ftr. brigata Cuneo.

Iniziò la Grande Guerra col grado di Capitano e qualifica di 1° Cap; in seguito promosso al grado di Maggiore. Il 27 novembre 1915 venne assegnato al 77° rgt. ftr. brigata "Toscana" dislocato nella zona delle Valli Giudicarie e Alto Chiese e fu “mentre guidava il proprio battaglione in una azione di Val Daone dal 10 al 22 dicembre 1915” che riportò il congelamento di I° grado al piede sinistro. Lo Stato di Servizio non indica periodi di convalescenza per questo fatto, ma la nota successiva riguarda la promozione a Tenente Colonnello (25 maggio 1916).

Nella 6ª battaglia dell'Isonzo per la presa di Gorizia al comando dei lupi del II Battaglione del 77° contribuì, combattendo sul costone di S. Mauro, alla conquista del monte Sabotino; evento drammatico per lui, in cui venne ferito gravemente e che comportò la fine della “sua” guerra. In una lettera che egli indirizzava al Tenente Generale Pietro Badoglio per ottenere il cavalierato dell’Ordine dei S.S. Maurizio e Lazzaro, narrava come dopo il ferimento del Colonnello Pelliccioli comandante del Reggimento, lui, subalterno, valutata la grave situazione, prendesse di sua iniziativa il comando dell’intera unità e nel secondo giorno di battaglia venisse colpito da una scheggia di granata all’addome con danno al rene destro. Stoicamente rimase al suo posto fino a quando non gli venne dato il cambio per poter raggiungere l’ospedale di Quisca. Per questa azione riceverà la medaglia d’argento al Valore Militare.

Bonaglia non si ristabilì mai completamente tanto che, in una lettera del 1919, raccontava come questa ferita avesse avuto importanti conseguenze, non ultimo il fatto di non poter più prestare servizio attivo - stato che gli causava frustrazione -  e di essere stato posto in aspettativa. Col passare del tempo le condizioni di salute peggiorarono, fu ricoverato nell'Ospedale Militare del Celio in Roma, città in cui aveva preso residenza e dove morì a 55 anni il 12 giugno 1922; dal letto del nosocomio romano, pochi mesi prima (gennaio) aveva scritto il proprio testamento. La salma fu trasportata a Viadana per ferrovia ed ora si trova nel campo dei Caduti del cimitero comunale celebrato con un pregevole busto di bronzo che lo raffigura in alta uniforme.

                      *Croce di Cavaliere dell'Ordine dei SS.Maurizio e Lazzaro*Croce d'oro per Anzianità di Servizio*Croce di Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia.*Medaglia Argento al Valore Militare*Medaglia per l'Unità d'Italia 1915-1918*Medaglia dell'Unità d'Italia 1948-1918*Medaglia Interalleata tra le Nazioni partecipanti alla I G.M.

Bonaglia Andrea, busto di bronzo, Cimitero di Viadana.


 

Allegati