NOI SCEGLIAMO DI ESSERE PONTI
Se l’opinione pubblica è sorda alla storia, occorre appellarci alla scuola e all’educazione per poter sperare in un nuovo e più umano futuro… La presenza dei migranti, dei rom, ci dà la possibilità di costruire “una cultura al plurale”, attraverso la restituzione di laboratori interculturali che promuovono una didattica della pluralità in cui gli alunni siano mediatori culturali e quindi “ponte” per una cittadinanza agita. Verificando colpevoli silenzi e responsabilità nel veicolare i pregiudizi, crediamo che la Storia possa, debba offrire un’esperienza del profondo atta a ripensare e contaminare la modernità, fornendo le chiavi di lettura per un’ontologia del presente ripartendo dalle “Alterità negate”. A noi insegnanti il compito di colmare colpevoli lacune e, attraverso esempi di cittadinanza agita, proporre una riflessione metalinguistica sull’attualità, immaginando un mondo nel quale le coscienze siano allertate a vigilare e farsi divenire.
Alla luce della manipolazione dell’immaginario, che ha sancito il confine tra “persone” e “non-persone”, dialogare con gli alunni insegna a ridefinire mappe etnografiche per ri-orientare l’Educazione dal piano della conoscenza a quello del riconoscimento dell’Altro.
Abitare e dare valore alla fragilità preziosa delle parole.
Il nostro lavoro vuole ripercorrere la costruzione sociale del diverso, che si è sedimentata nei secoli ed è drammaticamente attuale, l’ebreo ieri come oggi il migrante e il rom.
Il quadro che abbiamo proposto, inserito nella mostra “L’Arte della guerra” del maestro Canova, rivela l’abile utilizzo della rivista “La difesa della razza” di parole e immagini che veicolano lo stereotipo ripugnante dell’Altro, l’Ebreo, incarnazione del Male che va estirpato.
Se anche la scuola nell’era fascista è stata strumento di propaganda velenosa, Noi vogliamo affermare la Scuola Ponte di riflessività, dialogo, incontro…non di verità indissolubili ma di domande alle quali ne seguiranno altre che vivificheranno la Memoria di ciò che è stato.
E in questo viaggio della conoscenza gli alunni si fanno promotori di senso.
Le parole e le immagini possono essere ponti o muri, ora lo sappiamo!
LA METODOLOGIA
Dopo l’analisi dei documenti della propaganda del Ventennio, abbiamo individuato le parole chiave del linguaggio (scegliendo le forme verbali) e i destinatari.
AZIONI |
CHI? CHE COSA? |
Manipolare
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L’opinione pubblica, le immagini, i deboli, gli ignoranti, il pensiero, la verità |
Plasmare
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Il pensiero, le opinioni, le menti, la percezione |
Conquistare
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La ragione, la fiducia del popolo, il consenso |
Influenzare
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Le decisioni, le menti, le coscienze, il pensiero |
Occultare
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La verità, la realtà, il lato brutto |
Dirigere
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La popolazione, il potere, un esercito di automi |
Diffondere capillarmente
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Idee, il pensiero, il regime |
Assimilare - assoggettare
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Chiunque per rendere automi, marionette |
Far leva
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sulla Paura |
L'idea era quella di far continuare a far parlare i testi...
Abbiamo allora riflettuto su chi oggi ricopre, secondo alcuni, il ruolo di nemico assoluto nella società e abbiamo realizzato due muri formati dai mattoni delle parole e immagini che, oggi, riecheggiano quelle di ieri.
L’abc della paura: le parole muro
… muri materiali, muri mentali, muri del silenzio e dell’indifferenza, muri eretti intorno al cuore.
“Anche quando parliamo tra noi ragazzi senza molta attenzione e rendiamo difficile stare insieme…ma sento anche parlare i politici con parole che non avvicinano le persone ma le allontanano creando muri. Parole come –ruspa-, -aiutiamoli a casa loro-, -prima gli italiani-, -arrivano e rubano il lavoro-…che ci fanno pensare male dei migranti ed è come se rafforzassimo questo muro, che si espande con quelle parole e pensieri. Siamo circondati da tanti e possenti muri…Poco tempo fa l’azione di Simone che ha discusso con coloro che avevano buttato il pane destinato ai migranti NUN ME STA BENE gli ha detto! In qualche modo Simone è un nuovo ponte per i migranti, lo definirei innalzatore di ponti e abbattitore di muri” (Damiano)
Mettersi nei panni dell’altro è già costruire un ponte.
“L’Europa a quanto pare ha paura dei migranti e quindi della diversità, se no perché avrebbe avuto il bisogno di costruire1000 kmdi muri reali e costruire dei muri intorno al cuore e alla mente? Vorrei ci fossero risposte per tutte le domande che mi pongo. Ma come al solito c’è una soluzione anche a questo. Invece di costruire muri con i pregiudizi, si dovrebbero costruire ponti. Ponti per collegare città come pensieri ed etnie.
I muri reali si costruiscono principalmente per fermare i flussi di migranti. Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te. Questa sarebbe la frase a cui bisognerebbe pensare prima di costruirli. Tutti dovrebbero provare a mettersi nei panni dei migranti che arrivano e si trovano davanti muri che distruggono la speranza di trovare un posto in cui vivere in un paese migliore. Oppure mettersi nei panni di un migrante che non riesce ad arrivare nel posto dove aveva sognato di arrivare per dare una speranza a se stesso e ai suoi compagni di viaggio. Provare quella sensazione di dare tutto quello che si ha compresa la propria vita per viverne una migliore, provare la paura e la speranza di riuscirci veramente, riuscire ad avere diritti giusti, un lavoro e una vita migliore. Questo è quello che ho cercato di fare.
Faceva freddo. Avevo solo un salvagente, in una notte fredda e senza stelle. L’unica cosa che ti poteva dare sollievo era il calore dei corpi che ti stavano vicini in un barcone. Poco prima di partire per quel viaggio, la cui unica speranza era lontana e non si vedeva, pensavo a quello che avrei potuto provare se invece di accoglierci, ci avessero tagliato la strada con un muro mentale e reale per non farci entrare. Il barcone era dondolato dalle acque del mare, dove avevano trovato un'altra vita alcuni dei miei compagni di viaggio. Mi chiedevo come mai l’Italia era diversa dall’Africa. Ma sapevo che a chiunque lo avessi chiesto mi avrebbe risposto: “L’Italia è un paese migliore, vuoi rimanere qui a morire di fame?”. Ovviamente non volevo. Ma volevo delle risposte. Sapevo da un mio parente che era già arrivato in Italia sano e salvo, che lì non si moriva di fame solo se lavoravi. Pensai che appena sarei arrivato avrei cercato subito un lavoro. Mentre mi addormentavo ripensai a delle immagini che avevo visto prima di partire. Una donna. Un uomo. La donna era stata immobilizzata dall’uomo, che era suo marito. Gli urlava di entrare in casa e andare a cucinare e occuparsi dei bambini. In questo modo anche l’uomo stava ergendo un muro. Dividendo il suo sesso da quello della moglie. Come se le donne fossero inferiori. Il barcone si muoveva più violentemente rispetto a prima. Aprii di scatto gli occhi e guardai verso la parte del gommone che stava alla mia destra e alzando lo sguardo vidi una luce. Non ci credevo. Sarei riuscita ad arrivare in Italia. Non ci avrei sperato. Chiusi gli occhi e sospirai. Il barcone si fermò di scatto. Aprii subito gli occhi. Non fermarti ora, pensai. Il cuore batteva forte. La luce che vidi poco prima si avvicinava piano piano…Una nave! L’unica parola che mi veniva in mente…felicità e anche speranza .
Ponti distrutti dai muri mentali fatti dall’incapacità di trovare un punto di unione. Attraversare un ponte vuol dire attraversare la storia e i drammi che ha vissuto”. (Martina Pia)
Il nostro Libro
Perché un libro?
Perché abbiamo studiato che anche un libro può essere fonte di odio, di amore, essere messo all’Indice, bruciato…
Anche i libri possono essere muri o ponti.
Sfogliare questo libro è leggere di Noi, di giovani e adulti in divenire che vivonola Memoria, spesso svilita da una diffusa afasia.
Le parole possono essere muri o ponti, dicevamo: ogni alunna, alunno ha sviluppato questa traccia e gli è stato poi chiesto di raffigurare il tutto in un disegno, descriverlo e dargli un titolo.
Non possiamo riportare i testi di tutti i nostri ragazzi, che leggerete sfogliando le pagine del libro, ma vogliamo ancora citarli virgolettati, suggerendo parole che colpiscono per intelligenza emotiva…
“Perché le parole non sono solo mezzi di comunicazione ma diventano corpo, carne, vita, desiderio e in base a come vengono usate possono creare delle vere e proprie barriere che separano…”(Manuel)
“Quasi mille chilometri di speranza sbriciolata e di paura rafforzata che alimenta la xenofobia” sono passati trent’anni dalla caduta del muto di Berlino o e l’annunciata nuova era di apertura dei confini si sta trasformando nel suo opposto…Bastano poche parole per erigere un muro mentale fatto dall’incapacità di trovare un ponte d’unione ma anche poche azioni per costruire un ponte…” (Sofia G.)
L’ironia disarmante
“Se ci togliamo i pregiudizi di dosso poi saremmo costretti a combattere contro i razzisti, quindi è per questo che è meglio tenerli e non rischiare” (Ascanio)
La loro sensibilità
“Usare una matita per abbattere il muro dell’anima, strumento che riteniamo inutile ma attraverso il quale riesco ad esprimere le mie emozioni” (Riccardo A.)
La creatività di Giulia nel suo “Differenze a confronto”
“E’ come dipanare un cruciverba con le parole chiave: ingiustizia, muri…tra chi è al di qua e al di là del muro che divide il Bene dal Male”
“Perché sprecare tempo per dividere quando si possono gettare ponti?” (Riccardo C.)
“Quanto sarebbe bello se tutti i mattoni dei muri potessero trasformarsi in ponti…”(Tommaso)
“Costruiamo ponti uccidiamo il nostro lato razzista, insegnando l’uno all’altro” (Umar)
“Ho disegnato un volto diviso da una cucitura e non da una cicatrice perché si può scucire e le differenze di razza non esisteranno più. Le parole ponte sono quelle che hanno più sfumature, diversi significati ed indicano la libertà di pensiero” (Flavia)
Ecco la propaganda nella quale crediamo, condividendo le parole di Michela:
NO ai muri mentali
NO ai muri e alle barriere contro i migranti
NO alla distruzione di ponti che collegano menti e luoghi
SI’ alle menti libere prive di barrire contro gli altri popoli
SI’ all’abbattimento di ogni ostacolo all’incontro di culture
SI’ alla costruzione di ponti che uniscono menti e popoli
Grazie ai SI’ l’Uomo rimane libero!
Siamo parte di un nuovo e più umano futuro.
Noi, giovani e adulti, stiamo migrando dal 3 ottobre e per fortuna il nostro barcone è ancora intatto.
Dialogando ci si può liberare di qualunque problema, affrontiamo un percorso insieme e soprattutto stiamo migrando dentro noi stessi.
Abbiamo lavorato con la scrittura, il disegno e con il cuore.
Ci mettiamo nei panni degli altri…e abbiamo la possibilità di esprimere le nostre idee e i nostri pensieri.
Siamo d’accordo con Christian, adoriamo quello che si fa in questa scuola perché ti strappa un sorriso e ti fa riflettere molto e secondo me è molto importante perché non mi sarebbe piaciuto stare in una scuola dove ti annoi e non rifletti su quello che succede nel mondo.
Occhi chiusi
Onda
Al centro
Sei un migrante
Un’altra dice che ha bisogno di aiuto
Si prendono la mano e continuano il viaggio insieme
Quasi “una migrazione in famiglia”.
La nostra Scuola racconta questo, lo studio della storia legato all’imperante, etica, necessità della Memoria che, parafrasando la nostra Costituzione, rimuova gli ostacoli alla piena inclusione di ogni persona.
Continuiamo così a vigilare e agire, promuovendo resilienza attraverso momenti di riflessione, che ai muri dell’indifferenza oppongano i ponti d’inchiostro indelebile delle parole convivenza, diritto, cittadinanza agita.
Una storia ancora tutta da scrivere…insieme.
IL LIBRO DA SFOGLIARE: DISEGNI
Sfogliando le immagini di questa e della successiva galleria fotografica, è possibile, associando la numerazione, abbinare i disegni ai rispettivi testi.
CREDITI
a.s. 2018-2019
Le alunne e gli alunni delle Classi Seconde
Scuola Secondaria di I grado “F. Baracca”
I.C. “Simonetta Salacone” di Roma
e i loro insegnanti, Massimiliano Amati, Maria Rosaria Marra, Barbara Pellegrini, Antonella Tredicine