Il fondo archivistico: Ufficio Censura Teatrale (1931-1944)
print this pageLA STORIA
Il complesso documentario si costituì con l'entrata in vigore della legge 6 gennaio 1931 n. 599, "Nuove norme sulla censura teatrale", con la quale il servizio di censura teatrale, fino a quel momento affidato alle prefetture, viene centralizzato nell'Ufficio per la revisione teatrale presso il Ministero dell'Interno prima, e successivamente presso il Sottosegretariato per la stampa e propaganda (aprile 1935), poi Ministero della cultura popolare (R.d. 27 maggio 1937). L'archiviazione sistematica dei copioni che venivano inviati in duplice copia per richiedere il nulla osta, portò alla sedimentazione nell'Archivio dell'Ufficio Censura Teatrale (vedi le sedi sulla mappa) di circa 18.000 fascicoli contenenti le opere teatrali e radiofoniche (con la relativa corrispondenza) autorizzate e respinte in Italia tra il 1931 e il 1944.
L'archivio dell'Ufficio Censura Teatrale nei locali di Via Veneto
L'INVENTARIO
L'inventario del fondo, curato da Patrizia Ferrara, è strutturato secondo una metodologia archivistica e informatica che, se da un lato consente di valorizzarne i numerosi elementi di interesse attraverso una molteplicità di parole chiave, dall'altro mette a punto uno strumento di consultazione rapido e di facile lettura.
E' stata quindi realizzata una banca dati della produzione teatrale e radiofonica italiana, nel periodo compreso tra il 1931 e il 1944, suddivisa per autore ed arricchita con informazioni specifiche ed utili alla ricerca. Essendo stata, inoltre, salvaguardata la banca dati esistente, il ricercatore può avvalersi anche di un inventario in senso stretto, basato sull'ordine originario dei fascicoli e sul numero progressivo di classificazione dei copioni, da 1 a 18.000.
IL MODELLO DI SCHEDA PREDEFINITA
Nell'inventario è possibile cercare le opere inviate all'Ufficio Censura Teatrale, per nominativo di autore o di persona richiedente il nullaosta alla rappresentazione, elencati in ordine alfabetico, fornendo anche informazioni aggiuntive secondo un modello di scheda predefinito:
Cognome e nome dell'autore o degli autori, o del richiedente (in neretto);
Titolo o titoli dell'opera (in corsivo e tra virgolette). In questa sezione, il numero progressivo di classificazione dei copioni riflette la successione cronologica di apertura delle pratiche per la richiesta dei nullaosta alla rappresentazione;
Anno della richiesta del nullaosta (in carattere tipografico tondo, subito dopo il titolo dell'opera all'interno delle virgolette);
Destinazione dell'opera: se teatrale (sigla T) o radiofonica (sigla R);
Genere (la tipologia riportata è tratta dalle carte e rispetta la definizione originaria attribuita dagli archivisti dell'epoca). I generi di riferimento sono perlopiù: Canzone, Commedia, Commedia musicale, Conversazione, Coreografia, Dramma, Dramma giallo, Inno, Monologo, Opera lirica, Operetta, Rivista, Scena comica, Scenetta, Tragedia;
Eventuale autorizzazione negata, indicata con il termine «Respinto»;
Note tipografiche per i copioni eventualmente editi; oppure le specifiche: «bozze di stampa» (con il numero delle pagine) per le opere in corso di stampa, o «copione manoscritto» per le stesure a mano. In tutti gli altri casi i copioni sono dattiloscritti;
Nome e cognome dell'eventuale musicista (o musicisti);
Nome e cognome dell'eventuale riduttore (o riduttori);
Nome e cognome dell'eventuale traduttore (o traduttori);
Nome della compagnia teatrale (se riportato) secondo la dicitura presente nelle carte;
Luogo di rappresentazione (se riportato);
Nome del teatro (se riportato);
Eventuali note di commento, quali: numero di copie delle sceneggiature presenti nel fascicolo, indicazione di copioni mancanti o inutili, indicazione del dialetto usato nella sceneggiatura;
Segnatura archivistica (due i numeri riportati: il primo corrisponde alla busta, il secondo al fascicolo).
Una pagina dell'inventario cartaceo recante il nome dell'autore/richiedente dell'autorizzazione, il titolo delle opere, l'anno, la tipologia, l'eventuale autorizzazione negata, la segnatura archivistica (busta/fascicolo)
ULTERIORI CRITERI ARCHIVISTICI ADOTTATI
Tra i criteri archivistici adottati, la redattrice dell'inventario ha optato per l'inserimento di schede con informazioni tratte dal contenuto del fascicolo e non dai soli titoli riportati sulla copertina (numero di fascicolo, titolo del lavoro, nome dell'autore o del richiedente l'autorizzazione). I copioni risultano, inoltre, sotto il nome dell'autore o del richiedente, tenendo conto del criterio originario di attribuzione delle opere, a seconda di come gli archivisti del Ministero della Cultura Popolare avevano provveduto alla registrazione.
Tra le varie criticità per la definizione di standard descrittivi, una delle più complesse da gestire è stata quella inerente agli pseudonimi, utilizzati frequentemente e purtroppo senza criteri definiti: la redattrice ha perciò optato per l'accorpamento di opere sotto i veri nomi degli artisti - fatta eccezione per gli artisti di maggior fama (es: Totò) -, eliminando quanto più possibile gli errori e creando raccordi tra nome e pseudonimo solo a livello di indice. Quanto ai titoli delle opere, interventi di correzione sono stati effettuati in caso di errori grossolani da parte degli archivisti dell'epoca.