43 - De lucernis
print this pageNato a Rapallo nell’ottobre del 1577, Fortunio Liceti compì gli studi di filosofia e medicina a Bologna. Intorno al 1600 si spostò a Pisa prima in veste di pubblico lettore di logica e, in seguito, con l’incarico di tenere alcune lezioni di filosofia aristotelica. Dal 1609 ottenne presso l’Università di Padova la cattedra straordinaria di Filosofia, che mantenne per oltre vent’anni sino a quando andò a ricoprire un insegnamento di medicina all’Università di Bologna. Nel 1645, nominato primo professore della cattedra di medicina teorica nell’Ateneo Patavino, tornò a Padova, dove rimase sino alla morte avvenuta nel 1657.
Prolifico scrittore di opere che spaziano in campi di interesse assai vasti – dalla filosofia alla medicina, allo studio dei materiali, alle antichità – il Liceti, appassionato seguace di Aristotele, può considerarsi un esempio di come la cultura barocca affrontava e tentava di spiegare le questioni scientifiche adattando e interpretando le teorie dell’antico filosofo.
Preziosa per ricostruire il pensiero del Liceti e i diversi aspetti dell’ambiente intellettuale dell’epoca, è la lettura dei documenti che testimoniano il rapporto epistolare che per molti anni ebbe con Galileo Galilei, sino all’aperta polemica tra i due scatenata dal volume licetano del 1640 Litheosphorus sive de Lapide Bononiensi, nel quale si contraddicevano le teorie galileiane sulla natura della luce.
Oltre al De Lucernis il Liceti si occupò di antichità anche nel De Annulis antiquis e nel Hieroglyphica sive antiqua schemata gemmarum annularium, opere che collocano l’erudito genovese all’origine dell’interesse degli studi antiquari per i piccoli manufatti preziosi, soprattutto per la glittica, con una particolare attenzione riservata alle testimonianze di un uso simbolico ed ‘emblematico’ delle immagini.
Il De Lucernis qui esposto, volume in sei libri, impresso a Udine da Nicola Schiratti nel 1652 su commissione dell’ormai anziano libraio e imprenditore padovano Francesco Bolzetta, è una ripresa ed ampliamento del volume in quattro libri pubblicato a Venezia nel 1621.
L’opera rappresenta la personalità dell’autore e i suoi eclettici interessi: dopo una ponderosa esposizione di fonti e studi sulle lucernae dall’antichità in avanti, il campo di indagine si allarga e porta l’autore a discutere le diverse opinioni circolanti sulla modalità di combustione, o la trattazione e l’opportunità di vari tipi di combustibile, e la quantità necessaria ai diversi tipi di fiamma. Lo studioso si spinge poi sino all’analisi di particolari fenomeni, quali la combustione di corpi umani o animali, o alla spiegazione di alcuni tipi e processi di luminescenza, sino allo studio sull’origine e la natura del fuoco, le sue cause, le sue proprietà e la sua alimentazione.
Il De Lucernis tratta nel dettaglio numerosi manufatti, spesso sottoposti al Liceti in qualità di “esperto”.
Le 123 illustrazioni, tra cui tre tavole ripiegate, in buona parte firmate, sono opera di Giovanni Georgi, attivo collaboratore di numerose edizioni padovane.
Georgi trasse alcune delle incisioni da disegni inviati da Roma all’attenzione del Liceti da Cassiano dal Pozzo, accademico della Crusca e dei Lincei, collezionista di stampe, libri e oggetti d’arte. Cassiano raccolse con passione disegni di autori cinquecenteschi, e altri ne commissionò ad artisti contemporanei, con l’intento di creare un catalogo universale ed enciclopedico delle antichità e delle specie botaniche e minerali. Altre incisioni riproducono lucerne conservate allora nelle collezioni antiquarie di Sertorio Orsato, Giovanni Galvano, Gerolamo Santasofia, Jacopo Muselli e degli eredi di Marco Mantova Benavides.
Due delle incisioni esposte illustrano, da entrambi i lati, una lucerna raffigurante Vulcano che aziona il mantice assiso su una conchiglia poggiante su una testa di delfino.
Liceti ne ottenne i disegni dal corrispondente Angelo Aprosio, celebre bibliofilo di Ventimiglia, che aveva soggiornato a Venezia dal 1641 al 1647.
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