40 - L'inganno riconosciuto
print this pageL’antiporta presenta un’allegoria composta di tre personaggi: una donna sembra smascherare un giovane sdraiato in primo piano, mentre alle sue spalle compare un vecchio. L’operazione allude ovviamente al titolo del testo di Contarini, una novella amorosa di ambientazione persiana, intitolata "L’inganno riconosciuto", in passato ritenuto un libretto per un dramma in musica, al pari del più celebre Arbace, dello stesso autore, ma in verità scritto in prosa e mai rappresentato. L’incisione (bulino e acquaforte, mm 122 x 61), reca la firma di Diamantini, per quanto riguarda l’invenzione, e la sigla IDF allusiva all’esecutore materiale della stampa. Difficile proporre uno scioglimento del nome in “Jacopo Picini Fecit” e mai attestato, si potrebbe anche leggere “Ioseph Diamantinus Fecit”, altra ipotesi, potrebbe vedersi nella sigla Johannes Pinelli. Ad essa è collegato uno dei pochi punti fermi della produzione dell’artista di Fossombrone, databile con precisione al 1666. Quest’incisione rappresenta l’unico disegno sicuro di Diamantini prodotto per un libro. Già in precedenza, nel 1663, Giuseppe Rossi aveva dedicato al pittore di Fossombrone – che ottenne proprio quell’anno il titolo di cavaliere – il suo libro La tirannia d’Himeneo (Venezia 1663). Nella Biblioteca Comunale di Urbania, inoltre, si conserva un probabile disegno per frontespizio, rappresentante un vaso entro una nicchia abitata da un putto, firmato “Diamantinus”. Il contatto con il mondo dell’erudizione e dell’editoria non fa che confermare l’impressione di un artista molto richiesto dalla committenza privata, per la quale andò realizzando un gran numero di quadri di soggetto profano. La composizione della presente antiporta, benché il segno risulti assai distante dalle prove maggiori dell’incisione di Diamantini, si rivela abbastanza prossimo a quello delle acqueforti che lo resero celebre, come anche ai tipi fisionomici e all’impaginato complessivo di fogli come quello rappresentante Diana ed Endimione. Pressoché sovrapponibile, in particolare, appare la figura maschile distesa, con il contrapposto delle gambe, ad occupare un angolo della composizione. Certo la qualità del segno incisorio, la modulazione luminosa, non possono reggere il confronto con quei precedenti già ricordati, e appare pertanto doverosa l’espunzione dell’opera in questione dal suo catalogo di peintre-graveur, andando postulata la presenza di un esecutore di più modeste doti, privo della capacità di creare quella vibrazione del segno tipica di Diamantini. Di un qualche interesse, inoltre, può essere il fatto che il libro in questione sia stato dedicato da Contarini a Nicolò Sagredo, appassionato collezionista e mecenate veneziano.