55 - Anatomia del sapere
print this pageL’Anatomia ingeniorum et scientiarum è un'opera erudita di carattere enciclopedico in cui l'autore, Antonio Zara, affronta l’analisi delle discipline del sapere attraverso la comparazione della struttura della conoscenza alla conformazione dell’organismo umano (come rivelano sia il titolo sia l’articolazione in quattro sezioni introdotte da un caput e scandite da membra).
Sull’esempio dell’Examen de ingenios para las ciencias di Juan Huarte de San Juan, testo edito in lingua spagnola nel 1575, l’autore si sofferma su moltissime materie: architettura, arte militare e politica, cosmografia, filosofia, fisica, giurisprudenza, grammatica, matematica, medicina, musica, ottica, retorica, teologia, astrologia, chiromanzia e fisiognomica. La disquisizione inizia dall’esame della natura e delle categorie degli ingegni, per poi giungere a una ripartizione delle scienze sulla base delle facoltà dell’anima: immaginazione, intelletto e memoria.
L'apparato iconografico, che consta di due sole tavole, oltre alla vignetta calcografica della marca tipografica, si contraddistingue per l’elaborato intreccio di figure allegoriche inneggianti alle virtù di Antonio Zara e dell’arciduca Ferdinando d’Asburgo, dedicatario dell’opera.
Gli esecutori dell'antiporta e del ritratto che qui si descrivono sono l’incisore Johann Jenet, o Gennet, attivo nei decenni iniziali del Seicento tra il Veneto, Vienna, Monaco e Parigi, e il poco noto disegnatore Ettore Vicelli, o forse Vecellio, maestro che non sembrerebbe appartenere alla stirpe del celeberrimo cadorino. Le informazioni sull’artista, a ogni modo, sono scarse e frammentarie, tanto più che l’unica altra attestazione sicura, anche cronologica, della sua opera consiste in una macchinosa scena storico-allegorica sottoscritta “Hector Vicelli figurauit”, intagliata un decennio prima da Francesco Valesio per il volume Decretum Gratiani pubblicato a Venezia nel 1604.
Zara nacque ad Aquileia nel 1574 in una famiglia che, da quattro generazioni almeno, poteva vantare illustri guerrieri e amministratori al servizio dei principali sovrani d’Europa. All’età di sette anni era stato chiamato a Graz, epicentro della controriforma, da uno zio paterno cortigiano dell’arciduca Carlo II, e aveva ricevuto una severa educazione nel locale collegio gesuitico. Protetto dell’arciduchessa Maria di Baviera e intimo, come già accennato, di suo figlio Ferdinando, intransigente difensore del cattolicesimo, fu da questi prescelto per la reggenza della diocesi di Pisino (l’attuale cittadina istriana di Pazin, in Croazia), pur non possedendo che la prima tonsura e avendo soltanto ventisei anni; la dispensa giunse sollecita da Roma il 13 giugno 1601, a segnare l’inizio di un lungo e attivissimo episcopato, conclusosi con la morte del religioso nel 1621.