Menotti Bianchi
print this page"Castigat ridendo mores" dall'Album n. 1 di Frate Menotti
Menotti Bianchi fu un disegnatore italiano (Bari 1863-1924). Ancora troppo poco si sa dei suoi primi anni di vita e della sua formazione artistica. L’unica ipotesi verosimile è che sia stato il padre Tommaso, artista di valore, ad insegnargli l'arte del disegno. La sua carriera artistica iniziò nel 1883 quando usò per la prima volta lo pseudonimo di Frate Menotti invece di Fm per firmare le sue vignette sul settimanale umoristico anticlericale “Fra Melitone”. L'uso scherzoso di pseudonimi frateschi era già in voga nella redazione di altri giornali e alla redazione di "Fra Melitone" piacque la cosa. La sua ispirazione scaturiva dalla vita vera, dall'osservazione diretta dei suoi personaggi, dall'ascolto delle voci e dei pettegolezzi dei frequentatori dei locali pubblici più "salottieri" del momento, il caffé Stoppani, il Risorgimento, la libreria Laterza e i crocicchi di via Sparano, l'arteria principale del centro mondano di Bari. La sua vena sarcastica ben presto procurò al direttore di "Fra Melitone", Beppe Catinella, molte proteste da parte dei suoi bersagli preferiti, i ricchi borghesi dei ceti parassitari della società barese, mentre i ceti più umili lo idolatravano. Ma le feroci critiche non riuscirono a intaccare la solida collaborazione tra Bianchi e Catinella visto che le vignette di Frate Menotti garantivano grandi successi di vendita. Nel corso degli anni il successo ottenuto lo consacrò quale coscienza critica cittadina, amato dal popolo e detestato dalla classe dirigente cittadina, ironico con tutti, compresi i suoi amici (Giovanni Laterza, Angelico Tosti Cardarelli, Michele Gervasio, Riccardo Ferrara, Giuseppe Pastina, Armando Perotti) e pure sé stesso. La sua fama crebbe notevolmente tanto da doversi dedicare contemporaneamente a svariate collaborazioni su “Lanterna Magica”, “Il Salotto”, “Yorik” , “Spartaco”, “Figaro” (1900-1902) e “Don Ferrante” (1902-1907), sempre sferzante e irriverente. Nel 1902, essendosi conclusa la collaborazione con “Figaro” inviò nuove vignette al democratico “Il Popolo”, a “Il Rinnovamento”, “L’Attualità” e al settimanale radical-socialista “Il Sordello" di Trani. Collaborò inoltre ai quotidiani baresi “Il Mezzogiorno”, “L’Indipendente” e “L’Oggi” con caricature pungenti di noti personaggi politici regionali e nazionali; evitò sempre, nonostante i ripetuti inviti, la collaborazione con il "Corriere delle Puglie”, il più importante giornale barese, il cui direttore e proprietario, Martino Cassano, incarnava ai suoi occhi proprio quel potere che lui amava sbeffeggiare. Menotti Bianchi capì sin da subito che per sentirsi libero, non ricattabile e non condizionabile, era indispensabile l'indipendenza economica e che, suo malgrado, avrebbe dovuto accettare un impiego qualsiasi anche distante dai suoi interessi artistici. Ciò avvenne nel 1885 quando fu assunto come impiegato presso la Banca Bitontina. Ma, con il fallimento la banca per la grave crisi economica nel biennio 1889-90, si dette alla ricerca di un nuovo impiego e, nel 1892, fu assunto presso al Camera di commercio di Bari come " secondo applicato fuori ruolo". Fino alla Prima guerra mondiale, Menotti Bianchi non aveva fatto particolari distinzioni sulla scelta dei suoi "bersagli", irridendo e sbeffeggiando vizi e virtù tipici del costume barese e, più in generale, meridionale, il bigottismo clericale e gli atteggiamenti altezzosi e vanesi dei tronfi borghesi. Ma, con lo scoppio della guerra, si schierò apertamente contro i nazionalisti e i militaristi che divennero i suoi principali obiettivi ( vedi Bari durante la guerra. Qualche vignetta di Frate Menotti (Ms 12, Ms 13). Dopo la guerra, tra il 1922-1923, avviò una collaborazione con la "Gazzetta di Puglia" dalle cui pagine denunciava il trasformismo della vecchia classe dirigente barese convertita subito agli ideali fascisti. Con l'affermazione del regime non ci fu più spazio per Frate Menotti; infatti il regime non tollerava la satira e l'ironia contro i suoi gerarchi e fu chiusa per sempre l'originale e avvincente esperienza artistica di Frate Menotti . La sua ultima vignetta sarà pubblicata sulla "Gazzetta di Puglia" il 13 maggio 1923. Morirà povero l'11 settembre 1924 lasciando le sue ultime volontà.
I disegni ad inchiostro di china di contorno e di struttura colorati all’acquerello oppure dipinti direttamente all’acquerello sono tutti firmati ed alcuni sono completati da didascalie autografe dell'artista come parte integrante della figurazione. Molte tavole sono anche annotate a matita leggera, di mano successiva, con l’indicazione del personaggio o dei personaggi che rappresentano. Questa identificazione risale, con ogni probabilità, agli anni in cui il fondo Menotti Bianchi, già acquisito dalla Biblioteca, era stato oggetto di interesse da parte di Saverio La Sorsa, studioso di storia pugliese e demopsicologia, che aveva riconosciuto i personaggi e con l’ausilio di un impiegato dell’Istituto ne aveva riportato i nomi. Sul verso delle tavole, La Sorsa commenta le situazioni create nelle vignette e mette in relazione le vicende a cui si riferiscono con quanto pubblicato dalla stampa, citando con la massima precisione la fonte.