Dopo la sistemazione, avvenuta in seguito al matrimonio con la ricca vedova contessa Maria Conti, e dopo avere ottenuto dall'amministrazione del Bollo e registro la "quiescienza interinale", cioè in sostanza uno stato diservizio che comportava l 'autorizzazione a non presentarsi più in ufficio, sebbene si continuasse a percepire lo stipendio.
Così, Giuseppe Gioachino Belli, finalmente libero dalla routine di un impiego, verso cui non provava interesse, comincia a viaggiare.
In particolare per i suoi viaggi a Milano, ha bisogno del passaporto per uscire fuori dello Stato pontificio e attraversare il confine con lo Stato Lombardo-veneto.
Come impiegato presso la direzione del Bollo e registro di Roma, per il rilascio del passaporto deve chiedere degli attestati al suo Direttore, conte Vincenzo Pianciani.
Pianciani deve certificare che l'impiegato Giuseppe Gioachino Belli è stato collocato in "quiescienza interinale", e per questo status non deve presentarsi in ufficio.
Il Conte Pianciani non ha difficoltà quindi ad attestare che nullaosta all'allontanamento da Roma di Belli, che comunque in caso di necessità da parte dell'ufficio è disponibile a tornare in servizio.
Così proprio il 1827 è un anno decisivo per il poeta: partito da Roma, giunge il 12 agosto a Milano. Visita la città e i dintorni in compagnia dell'amico milanese Giacomo Moraglia, noto architetto, legge e s'entusiasma per le poesie di Carlo Porta.
A Milano, per il tramite dell'amico Moraglia, conosce il mondo intelluale e occupa le giornate dei tre soggiorni milanesi a visitare musei, gallerie, teatri, monumenti e chiese
Belli ha poi ocasione di ritornare a Milano anche nei due anni seguenti (cfr. Journal du Voyage de 1827, Journal du Voyage de 1828, Journal du Voyage de 1829, scritti parte in un francese approssimativo e parte in italiano, in Lettere Giornali Zibaldone, pp. 52-106).