La storia dell'Archivio di Stato di Modena
L’Archivio di Stato di Modena ha sede nel palazzo cittadino costruito sul finire del Settecento dai domenicani come nuova ala del loro convento. Con la soppressione napoleonica dell’ordine, l’edificio divenne sede della Prefettura Dipartimentale del Panaro e con la Restaurazione austro-estense fu denominato «Palazzo Governativo», dove, nel 1849, venne istituito un Archivio Generale di Deposito. Questo trasferimento segnò il destino e la funzione dell’intero complesso. Con l’unità d’Italia, infatti, l’edificio divenne sede della Prefettura e nel 1862 fu deciso il trasloco nei suoi ambienti dell’Archivio Segreto Estense, spostato dal Palazzo Ducale di Modena, dove fu fondata la Scuola Militare. Nel 1872 il palazzo di Corso Cavour assunse il nome definitivo di Archivio di Stato e nel 1912, con la dislocazione degli uffici pubblici che vi erano ospitati, il complesso fu adattato alle funzioni di conservazione documentaria. Oggi raccoglie quasi 30 chilometri di scaffalature per un totale di 280.000 pezzi e 17.000 pergamene, coprendo un arco cronologico che va dall’VIII al XIX secolo.
I fondi "musicali" dell'Archivio di Stato di Modena
Alla «Musica» e ai «Musicisti» è dedicata una cospicua sezione del fondo Archivio per materie, che raccoglie per argomento documenti provenienti da altre sezioni dell'Archivio. Questa parte ‘musicale’ è composta da sei buste: la prima (suddivisa in 1/A e 1/B) riguarda i «Compositori», gli «scrittori», i «maestri di cappella» e i «musici», mentre la seconda è dedicata ai «cantori e suonatori» ed entrambe sono organizzate sulla base di un ordine alfabetico. La terza busta raccoglie materiale sulla «Cappella Ducale» e gli «Strumenti musicali» ed infine la quarta include documenti eterogenei quali componimenti, stampe, trattati ed è chiusa da una miscellanea. Temi musicali emergono in altri fondi dell’Archivio Segreto Estense, poiché gli Este, da sempre, ne furono promotori e mecenati. Si distingue per la ricorrenza delle notizie su musicisti e cantori il fondo degli Ambasciatori. Alla costante ricerca di nuove compagnie e strumentisti, gli Este si avvalsero dei loro agenti per raccogliere informazioni e procurare ingaggi. Lo testimoniano, ad esempio, le lettere scritte da Roma dall’ambasciatore Francesco Gualenghi: i suoi dispacci attestano il forte interesse di Francesco I per la scena musicale dell’Urbe.
27 marzo 1649, Roma
«Musici etc. – Io per mio conto obbedirò sempre prontissimamente agl’ordini che da Vostra Altezza, o dal signor Duca Serenissimo mi veniranno, etc.».
24 aprile 1649, Roma
«Musici – Si cercano con ogni diligenza. Mi è stato proposto per compositioni, e che suona ben di tasti, et è basso, ma non isquisito di voce. Un tal filiberto da Bertinoro che da molti anni sta, et insegna in Roma. Pretende trenta ducatoni d’argento il mese, e le stanze, etc.».