Teatro di Via Emilia
(1643-1859)
Il Teatro di Via Emilia fu costruito per volontà della nobile famiglia Valentini nel 1643 all’incrocio delle attuali vie Emilia e Farini. Non si conosce con esattezza il nome dell’architetto che fu incaricato dei lavori, anche se si è ipotizzato potesse trattarsi dell’architetto ducale Gaspare Vigarani, noto per aver realizzato diverse strutture teatrali. Distrutto da un incendio nel 1681, fu ricostruito cinque anni dopo e, per l’occasione, si decise di affiancare alla consolidata programmazione di commedie anche un cartellone di opere liriche. La sala disponeva di centotrentasei palchi distribuiti in cinque file, loggione compreso, per una capienza complessiva valutata intorno ai mille posti. La struttura passò di mano numerose volte, divenendo infine proprietà del Comune di Modena e perciò denominato Teatro Comunale di via Emilia o Comunale Vecchio, dopo l’inaugurazione della sala di corso Canalgrande nel 1841.
Questo teatro ospitò i più importanti avvenimenti artistici del Ducato, in particolare melodrammi e prosa, e autori e interpreti illustri come Gianfrancesco Rossi, Luigi Riccoboni, Carlo Goldoni, e Nicolò Paganini. Fu demolito dopo l’Unità d’Italia per far posto ad abitazioni private
Teatro Ducale di Piazza o della Spelta
(1656-1769)
Il Teatro della Spelta fu costruito per volontà del duca Francesco I d’Este, desideroso di fornire alla nuova capitale del Ducato un teatro all’altezza delle esigenze di corte, ponendosi così in competizione con la vicina Parma, dove era stato da poco approntato il Teatro Farnese. Per la realizzazione della sala, posta entro le mura del Palazzo Comunale, il duca si servì dell’architetto di corte, Gaspare Vigarani, esperto nella progettazione di teatri tanto da essere chiamato alla corte del re di Francia, Luigi XIV, desideroso di avere una struttura analoga a quella modenese. Inaugurato nel 1656 con un melodramma su libretto di Benedetto Ferrari, probabilmente l’Andromeda, e musiche di Francesco Manelli, il teatro ebbe tuttavia vita brevissima, dismesso appena trent’anni dopo la prima rappresentazione, mentre le strutture rimasero in piedi fino alla fine del XVIII secolo
Teatro di corte
(1686-1862)
Il primo teatro di corte, ospitato all’interno del Palazzo ducale, si fa risalire al 1669. Si trattava di un teatrino da stanza, di ridotte dimensioni, destinato soltanto all’uso privato della corte. Fu il duca Francesco II, grande amante della musica e degli spettacoli, a ordinare la costruzione di una sala più ampia, che fu realizzata a lato del torrione di levante, lungo l’attuale corso Accademia. Della costruzione, affidata all’ingegnere Tommaso Bezzi per le strutture e al pittore di corte Francesco Stringa per la decorazione interna, non si conoscono le forme dal momento che non sono pervenuti documenti figurativi. Anche questo teatro fu inizialmente riservato all’uso privato della corte e fu aperto al pubblico soltanto a metà del Settecento per volontà del duca Francesco III, dopo un nuovo ampliamento affidato all’architetto Antonio Cugini. Rinomata fu l’attività artistica che vi si svolse, in particolare melodrammi, tragedie e soprattutto musica oratoriale, con opere di Alessandro Scarlatti, Gian Paolo Colonna e Giambattista Vitali. Il teatro fu attivo fino alla fine del Ducato estense nel 1859 e venne demolito subito dopo per far posto al Teatro Aliprandi
teatro di corte
Teatro Molza
(1713-1764)
Fra i teatri minori del Settecento si distingue per la qualità dell’attività svolta il Teatro Molza, voluto dal conte Nicolò, in uno spazio del Palazzo Comunale sottostante il Teatro della Spelta. La sala fu inaugurata nel 1713 con l’opera La fede tradita e vendicata, su musica di Francesco Gasparini, ma proprio come il teatro della Spelta anche il Molza ebbe vita breve, terminando gli spettacoli già nel 1749. Tuttavia, nei pochi anni di vita, la produzione di spettacoli fu intensa con azioni pastorali, serate di musica strumentale e opere di autori celebri quali Antonio Lotti, Tommaso Albinoni, il Pollarolo e Antonio Maria Bononcini. Il teatro, già in stato di abbandono da diverso tempo, fu riacquisito dall’amministrazione comunale e, infine, abbattuto, nell’estate del 1764
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Teatro San Carlo
(1753 - )
Il Teatro San Carlo fu aperto nel 1753 per servire alle attività del Collegio dei Nobili. Pur trattandosi di una istituzione religiosa la linea della scuola era aperta al mondo esterno così, nei documenti del Collegio, si può leggere di come i convittori recitassero le tragedie di Racine, le commedie di Moliere, ma anche testi di pensatori illuministi come Voltaire. Tra gli spettacoli teatrali emerge anche una rappresentazione de Il barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini. Delle antiche strutture settecentesche restano oggi soltanto la platea, i palchetti di proscenio e la loggia pensile, mentre il soffitto venne rifatto negli anni Trenta del Novecento e decorato da Arcangelo Salvarani, con l’apporto degli allievi del corso di decorazione murale dell’Istituto d’Arte Adolfo Venturi
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Teatro di San Rocco
(1791-1835)
Il Teatro di San Rocco fu edificato sul luogo dell’antica chiesa omonima, soppressa dalle leggi ducali alla fine del Settecento. La sala, che disponeva di due ordini di palchi e di una galleria sovrapposta, fu realizzata per iniziativa di una società filodrammatica guidata da Giovanni Predieri, primario dell’Ospedale militare estense. La sala venne inaugurata nel 1791. Il cartellone era dedicato principalmente agli spettacoli filodrammatici, anche se non mancarono scelte musicali, anche di un certo coraggio, quale la rappresentazione della Semiramide di Gioacchino Rossini. Alcuni membri della società furono coinvolti nel tentativo insurrezionale del 1831, finendo arrestati o costretti a riparare all’estero, così l’ente fu costretto a cessare le attività. Approfittando di un’epidemia di colera, scoppiata nel 1835, il governo ducale decise di distruggere il teatro e di ricostruire al suo posto l’antica chiesa, dedicata al santo protettore contro le pestilenze
teatro san rocco
Teatro Comunale
(1841 - )
Il Teatro dell’Illustrissima Comunità, poi Teatro Comunale, oggi intitolato allo scomparso Luciano Pavarotti, fu progettato nel 1838 dall’architetto di corte Francesco Vandelli. Esso fu compiuto in appena tre anni, in tempo per l’inaugurazione del 2 ottobre 1841 con l’opera Adelaide di Borgogna al castello di Canossa, composta da Alessandro Gandini. Teatro d’opera per eccellenza, ha visto rappresentare anche le discipline drammatiche, soprattutto negli anni del governo austro-estense e poi, ancora, nella seconda metà del Novecento. Ampliati i programmi nel secondo dopoguerra con l’introduzione della prosa, della musica da concerto e dei balletti, ne è stata affidata la gestione direttamente al Comune di Modena, fino alla recente erezione del Teatro in fondazione autonoma.
Tra i momenti di rilievo della sua storia si possono ricordare le prime opere di Verdi, coeve al teatro stesso (Nabucco, Ernani), i melodrammi della maturità del compositore e numerose rappresentazioni di famosi musicisti, italiani e stranieri
teatro Comunale
Arena Teatro Goldoni
(1860-1890)
La costruzione dell’arena-teatro, dapprima soltanto uno spazio all’aperto, fu realizzata sul baluardo di San Giovanni del Cantone dopo la caduta degli Austro-Estensi. Nonostante le strutture divenissero in breve tempo fatiscenti, il teatro ospitò un trentennio di intense stagioni, molto amate dal pubblico, caratterizzate dall’alternarsi di spettacoli lirici, esercitazioni ginniche ed equestri, azioni coreografiche e arti varie. Ospitò artisti di fama come Ernesto Rossi, Giacinta Pezzana, Edoardo Ferravilla, Ermete Zacconi e autori quali Paolo Ferrari e Alfredo Testoni. La costruzione, coperta da un tetto in lamiera, venne demolita nel 1889, poco dopo l’inaugurazione del Teatro Storchi.
arena teatro goldoni
Teatro Aliprandi
(1862-1881)
Achille Aliprandi, impresario teatrale, ottenne la cessione del teatro di corte nel 1862, per procedere alla demolizione dell’antico edificio seicentesco voluto da Francesco II e alla sua sostituzione con una costruzione più moderna. Al suo posto Aliprandi eresse un politeama di dimensioni ridotte per ospitare spettacoli comici, musicali e coreografici. Il Teatro si propose fin da subito come seconda sala cittadina, grazie soprattutto alle ricchissime stagioni, che ebbero tuttavia bruscamente termine già nel 1881 a causa di un incendio che, in pochissimo tempo, distrusse l’intero edificio
teatro aliprandi
Teatro Storchi
(1889 - )
Costruito appena fuori le mura cinquecentesche della città, il Teatro Storchi prende il nome dal filantropo modenese che ne volle la realizzazione sul finire del XIX secolo. La prima sala, inaugurata nel 1889, si presentava come uno spazio all’italiana, cioè una sala contornata da tre ordini di palchi sormontati da un’unica galleria. Il progetto, affidato all’architetto Vincenzo Maestri, ebbe però vita breve e finì per essere abbattuto, per motivi di sicurezza, già nel decennio successivo. L’edificio demolito venne immediatamente sostituito da uno nuovo, concepito dall’ingegnere Achille Sfondrini, il quale disegnò un interno nello stile dei politeama, con una sola fila di palchi e due gallerie senza dispersione di posti. Oltre a spettacoli di arte drammatica, l’attività dello Storchi si caratterizzò all’inizio del XX secolo per l’operetta, il varietà e la rivista
teatro storchi