Durante il periodo della Repubblica di Salò, l’Arcispedale Sant’ Anna di Ferrara svolge un’importante funzione: quella di accogliere al suo interno quegli ebrei le cui condizioni di salute non ne consentono la deportazione. Un esempio di questa pratica è rintracciabile nei documenti presenti nell’ Archivio di Stato.
“Si comunica che in data 4 marzo 1944 è stata accolta in questo Arcispedale S. Anna la nominata di razza ebraica Zevi Emma fu Cesare e della fu Forti Luigia, nata a Ferrara il 25 Settembre 1880 e residente a Ferrara in via Vecchie n° 11, Nubile.”
“In conformità a richiesta della Questura circa lo stato di salute degli ebrei all' oggetto, degenti in questo Arcispedale, trasmetto i riferimenti dei Primari curanti, e rimango in attesa dei provvedimenti di V.S. circa la dimissione da questo Arcispedale Sant' Anna”.
“E' entrata in questo reparto il 4 Marzo 1944 XXII, accusa […] Può essere curata anche a domicilio.”.
Leggendo questi documenti, indirizzati alla Questura di Ferrara, sorgono diverse domande sul perché la Stessa fosse così minuziosamente interessata allo stato di salute dei pazienti ricoverati al Sant' Anna.
Attente ricerche hanno evidenziato un sistema di falsificazione delle diagnosi da parte dei medici ferraresi. Questo sistema si verificava nei confronti di pazienti ebrei in modo da tentare di impedire la deportazione o, perlomeno, posticiparla.
Questo aspetto è di rilevante importanza perché appassionata testimonianza di profonda umanità da parte di medici ed infermieri durante la Seconda Guerra Mondiale che non ritroviamo soltanto “al fronte”, (non a caso i bombardamenti agli ospedali venivano considerati come uno dei gesti più brutali e spietati), ma anche nelle città, per esempio Ferrara.
I documenti mostrano l'intreccio delle vite di sei ebrei ferraresi che probabilmente hanno usufruito di questo stratagemma, infatti, dai documenti, Bruno e Giulio Conegliano, Edgardo Finzi, Mario Ravenna, Maria Zamorani e Emma Zevi risultano tutti ricoverati al Sant' Anna.
La risposta della Questura a questa documentazione non lascia però via di scampo:
“Preso atto di quanto comunicato con la nota cui si risponde, pregasi di soprassedere, per il momento, alla dimissione da codesto ospedale, dell’ebrea in oggetto, la quale dovrà essere inviata al Campo di concentramento. Si fa riserva di comunicare ulteriori disposizioni.”
Si può ipotizzare che tale vincolo sia stato imposto a seguito della scoperta, da parte delle Autorità, del sistema di falsificazione delle diagnosi. Un ulteriore documento firmato dal Questore Visioli il 22 aprile 1944 invita nuovamente il Direttore dell'Arcispedale a disporre il trasferimento degli ebrei in oggetto dall' ospedale a Fossoli. Il seguente documento, datato lo stesso giorno, conferma l' avvenuta traduzione:
“OGGETTO: internamento ebrei
Per notizia si comunica che in data odierna è stata disposta la traduzione straordinaria dei sottonotati ebrei, per essere accolti in codesto Campo di Concentramento:
I°)-Conegliano Bruno fu Alessandro
2°)-Conegliano Giulio fu Alessandro
3°)-Ravenna Mario di Pacifico
4°)-Zamorani Maria fu Zaccaria
5°)-Zevi Emma fu Cesare
6°)-Finzi Edgardo fu Clemente.
Pregasi darne comunicazione dell'avvenuto internamento.”
Un documento pubblicato nelle pagine 67-68 del libro L’arcispedale S. Anna di Ferrara fra guerra e liberazione (1986) di Luigi Sandri può aiutare a comprendere la vicenda degli ebrei del Sant' Anna. Padre Anselmo Bianchi, il quale operava presso il Sant' Anna in quegli anni, il 22 settembre 1980 scrive una lettera in cui si legge:
“… anche per gli Ebrei seppi che si lavorava, nel limite del possibile, molto, per quelli ricoverati e sorvegliati nell’ospedale. Ricordo, fra i tanti, i Pesaro, i Malerbi, la famiglia Vita-Finzi e soprattutto la D.ssa Maria Zamorani […]. Cercai con l’aiuto del custode della Camera Mortuaria, Tagliani Bruni, specie durante gli allarmi, di farli fuggire, onde evitare il loro reclutamento per Fossoli. Si sapeva già che da questa località sarebbero stati inviati in Germania, senza farvi più ritorno...”.
La vicenda del Sant' Anna testimonia come questi medici, infermieri, e molti di quelli che lavoravano intorno all' Ospedale, si siano messi completamente a servizio degli ebrei perseguitati;
A volte, la resistenza e gli atti eroici, non si fanno solo con le armi alle mani, ma anche facendo al meglio il proprio lavoro, con creatività e senso della giustizia.