Petrucci (2002)

Fonte:
Armando Petrucci, Prima lezione di paleografia, Roma-Bari, Laterza, 2002.

«Proviamo a percorrere idealmente un “itinerario di scrittura” in una città storica contemporanea: Roma, ad esempio, scendendo dal treno alla Stazione Termini per recarci a piedi sino a piazza San Pietro. Già all’interno della stazione ci troviamo circondati da scritte esposte, da orari, da avvisi, da cartelli, ma anche da giornali, da riviste, da libri offerti all’acquisto. Fuori ci si parano dinanzi i due imponenti complessi del Museo Nazionale Romano; sulla destra, in piazza Indipendenza, la direzione e redazione de «la Repubblica», il secondo quotidiano nazionale; in fondo può scorgersi la mole della Biblioteca Nazionale Centrale, secondo grande deposito librario italiano; più avanti la basilica di Santa Maria degli Angeli offre un vero e proprio panorama di iscrizioni esposte all’esterno e soprattutto all’interno, in una vertiginosa stratificazione cronologica, consueta in una “città scritta” come quella che stiamo percorrendo. Si scende per via Nazionale, la via “moderna” e commerciale, che espone ad ogni passo richiami pubblicitari, fino alla chiesa di San Vitale, sprofondata sulla destra della strada – e a Roma ogni chiesa è un deposito di scritture monumentali –; poco più avanti il Palazzo delle Esposizioni offre alla vista, all’esterno e all’interno, scritte esposte dei generi più vari. Prima di giungere a piazza Venezia, che si intravede sullo sfondo, uno sguardo a sinistra ci permette di scorgere, sul finire di via Milano, l’accesso all’Istituto centrale per la patologia del libro, con annesse raccolte museali ed una propria biblioteca specializzata. Ma l’intera strada, dall’inizio alla fine, negli imponenti palazzi umbertini che la delimitano sui due lati, è piena di istituzioni pubbliche e private, di studi professionali, di uffici, ognuno dei quali è stipato di archivi e produce quotidianamente scrittura, sia su supporto cartaceo che informatico. A piazza Venezia svetta sulla sinistra la colonna Traiana eretta nel 113 d.C. e divenuta, dal Rinascimento in poi, modello grafico di ogni rinascita classicistica; di fronte il museo di Palazzo Venezia e la Biblioteca dell’Istituto nazionale di archeologia e di storia dell’arte con imponenti raccolte librarie; sotto il Vittoriano l’antichissima iscrizione dell’edile Caio Poplicio Bibulo (I sec. d.C.). All’inizio dell’adiacente via delle Botteghe Oscure si trova la storica libreria Rinascita; in fondo, sulla sinistra, la sede dell’Istituto della Enciclopedia Italiana, con propria biblioteca e fervida attività editoriale; a un passo il Foro Argentina, con monumenti e iscrizioni di età classica; lì accanto il museo e la biblioteca di storia teatrale del Burcardo; ancora libri anche in piazza Argentina, nella quieta e ricca Biblioteca Besso. Più avanti il corso Vittorio Emanuele, seconda arteria stradale “moderna” della città, ci conduce ad altri straordinari depositi di memorie scritte: sulla destra, in corso Rinascimento, l’Archivio di Stato, uno dei maggiori d’Italia, e, poco oltre, la bellissima e ricca Biblioteca Angelica. Ancora più avanti, accanto alla Chiesa Nuova, nel palazzo dei Filippini, la Biblioteca Vallicelliana, l’Archivio Capitolino del Comune di Roma e l’Istituto storico italiano per il medioevo, con propria, specialistica biblioteca e lì accanto la biblioteca meridionalistica “Giustino Fortunato”; e finalmente, passato il Tevere, dopo aver percorso via della Conciliazione fra una serie di ricche librerie, la Città del Vaticano, con il suo incomparabile tesoro di memoria scritta: la Biblioteca Apostolica Vaticana, l’Archivio Segreto Vaticano, gli uffici stessi della Chiesa Cattolica e la Tipografia Vaticana.
Roma è una città plurimillenaria che, nelle diverse epoche della sua ininterrotta vita urbana, ha prodotto e conservato immense quantità di testimonianze scritte.»

(Armando Petrucci, Prima lezione di paleografia, p. 3-5).

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