Nel 1939 giornali e riviste, a partire dal «Popolo d'Italia», segnalarono con toni entusiastici il primo bibliobus (battezzato "autolibro") realizzato dall'Istituto nazionale di cultura fascista. Il veicolo era destinato alla provincia di Vicenza e doveva essere seguito dalla realizzazione di ulteriori esemplari per altre province.
Dell'iniziativa dettero notizia periodici d'ogni genere, da «Il giornale della scuola media» e «Il nuovo stato» a «La chimica nell'industria», e la rivista «Lingua nostra» segnalò il neologismo, col significato di «biblioteca mobile su autocarro leggero», datandolo al maggio 1939.
In precedenza, la casa editrice Treves aveva realizzato un autocarro libreria, che fu presentato ad esempio a Firenze nel 1922.