ACQUA: Opere, Lavoro ed Energia

Acqua ed energia sono strettamente interdipendenti: l’acqua è necessaria per produrre, trasportare e utilizzare quasi tutte le forme di energia, il lavoro umano è dunque strettamente connesso alla capacità tecnica di convogliare le acque per generarne economia. La civiltà dell’acqua è quindi una nozione antropologica in cui le opere umane interagiscono con la physis producendo articolazioni socio-economiche e correlati politici, ma soprattutto caratterizzazioni culturali.

La forza motrice dell’acqua è stata utilizzata fin dai tempi antichi per ottenere energia meccanica con la quale si azionavano differenti tipi di macchine. L’esempio più conosciuto è sicuramente quello dei mulini dove l’acqua, opportunamente incanalata, faceva girare una particolare “ruota” alla quale era collegata, attraverso degli ingranaggi, la macina. Numerosi altri “opicifi” sono stati nel tempo azionati dall’energia idraulica come le gualchiere collegate ai derivati dell’economia armentizia (tessuti di lana) tipica dei territori appenninici.

Solo nel secolo scorso l’uomo ha iniziato a servirsi della forza dell’acqua per produrre un altro tipo di energia facilmente trasportabile e quindi utilizzabile a grande distanza dai luoghi di produzione: l’energia elettrica. Dal punto di vista energetico, il Reatino, il Ternano e la Valnerina, vivono fino agli anni Ottanta dell’Ottocento in un contesto pienamente preindustriale come, d’altra parte, il resto dello Stato Pontificio. In una logica di lunga durata, le risorse sulle quali si basa la dotazione di energia di questo territorio alla vigilia dell’Unità d’Italia sono sostanzialmente le stesse del medioevo: acqua, legna e carbone vegetale, forza di uomini e animali. Alla fine del XIX secolo avvengono nell’Umbria meridionale dei mutamenti indotti dall’esterno che provocano il passaggio al paradigma energetico della contemporaneità, imperniato sui combustibili fossili e l’elettricità. L’industrializzazione del ternano cambia il quadro preesistente, rompe un equilibrio secolare e s’inserisce nel più ampio processo nazionale di transizione verso l’utilizzo delle moderne fonti di energia legate alla seconda rivoluzione industriale. Il viaggio, iniziato negli anni Settanta dell’Ottocento, è durato oltre un secolo e ha portato al superamento della strozzatura energetica, caratteristica dell’età moderna, dovuta agli equilibri storicamente precari tra uomo e risorse e tra agricoltura, allevamento e produzione di beni non agricoli. Si tratta di un tempo relativamente breve nel quale gli abitanti della Valnerina, del ternano e della Sabina hanno visto per la prima volta lo sfruttamento per fini industriali della Cascata delle Marmore e la costruzione del sistema idroelettrico del Nera-Velino, che ha profondamente modificato la loro vita materiale e contribuito a modernizzare l’economia dell’intera nazione.

Anche a livello di storia locale la costruzione del sistema idroelettrico Nera-Velino è un fatto di grande importanza perché, con gli stravolgimenti del territorio che ha provocato, intraprende il secondo fondamentale atto di fondazione del paesaggio dell’Umbria meridionale e della Sabina, dopo le bonifiche romane e la creazione della Cascata delle Marmore nel III secolo a. C.

Oggi vi è una maggiore consapevolezza relativa alla’acqua come risorsa non infinita e la téchne dell’homo oeconomicus è rivolta ai temi dello sviluppo sostenibile, basato su di una green economy attenta ad ambiente e risorse e capace di produrre sempre più kWatt per goccia d'acqua.