L' Autore
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Antonio Curri nacque ad Alberobello (prov.di Bari) il 9 ott. 1848 da Tommaso e Porzia Greco. Secondo alcune fonti, appena dodicenne avrebbe già dato dimostrazione di un innato talento artistico seguendo le decorazioni pittoriche della volta dell’edificio della Guardia Nazionale di Alberobello, e convincendo la famiglia a affidarlo ad un maestro privato di disegno della vicina Martina Franca. Giovanissimo seguì le “camicie rosse” garibaldine fino a Napoli, da dove fece presto ritorno, ma a Napoli si stabilì per frequentare la scuola di Architettura dell'Istituto di Belle Arti. Dopo un periodo passato ad Alberobello si stabilì definitivamente a Napoli attorno al 1870 ed ebbe riconoscimenti accademici. Nel 1901 fu supplente di ornato dell'Istituto di Belle Arti ed in seguito professore onorario dello stesso; gli fu assegnata una cattedra di architettura decorativa al Museo industriale solo nel 1916, poco prima della morte. Nella prima fase della sua vita Curri mostra un vasto campo di interessi artistici: dalle arti decorative alla pittura ad acquerello, ma sarà l’architettura il suo interesse predominante nel periodo della sua maturità. Tra le prime opere del Curri ricordiamo la decorazione della facciata del duomo napoletano (1874) e un progetto di restauro della stessa, il restauro della cupola e dell'interno di S. Domenico Soriano a Napoli (1878-86). In collaborazione con Ernesto Di Mauro elaborò le decorazioni della galleria Umberto I costruita tra il 1887 e il 1891 su progetto di Emmanuele Rocco e Paolo Boubée. Con Eduardo Dalbono sovrintese al restauro delle decorazioni del teatro S. Carlo, per il quale avrebbe anche fatto un progetto della facciata. Dell'attività di pittore e decoratore fornì le prime prove nel 1869 col disegno della culla offerta dal municipio di Napoli al principe ereditario Vittorio Emanuele (1869) e di un carro allegorico, in collaborazione con Vincenzo Gemito, ma l'opera più famosa in quest'ambito resta la decorazione delle sale del caffè Gambrinus (1890). L'insieme fu giudicato in quel tempo degno più di una galleria di pittura e di scultura che di un caffè o di una birreria. Altre opere del Curri sono ad Alberobello, dove progettò l'ampliamento della chiesa dei SS. Cosma e Damiano con cupola, in parte realizzato (1882-85), il piano regolatore (1883) ed il cimitero monumentale (1887): qui l'ingresso è caratterizzato da un pronao a dodici colonne fiancheggiato da torri egizie a piramidi tronche, mentre al centro dell'area su una scalinata si eleva un tempio a croce con otto cappelle. Mentre era impegnato in Campania, il 26 luglio 1896 Curri deposita, presso il Comune di Alberobello, il disegno di un obelisco per celebrare il centenario dalla liberazione dal feudalesimo, realizzato con alterazioni da Giovanni Laricchia, soltanto dopo la morte del Curri, e dedicato ai caduti della prima guerra mondiale; un edificio scolastico (non eseguito) ed un piano di ampliamento urbano. Sulle opere ad Alberobello un severo giudizio è stato dato da Costanza Lorenzetti (1952), che ritiene "spaesata" accanto ai trulli "l'architettura fiorentineggiante del duomo che decorò con motivi rinascimentali. Fuori ambiente sono anche gli altri edifici da lui ivi costruiti con ogni regola accademica, incompatibili con la tradizione della primordiale architettura locale". Tra le numerose opere del Curri va citato anche un progetto di piano regolatore per Roma del 1903 e, tra le ultime, il padiglione della Campania, Basilicata e Calabria per l'Esposizione romana del 1911. Antonio Curri morì a Napoli il 16 novembre 1916.
L’esecutore
Giovanni Laricchia nasce a Santeramo 2 giugno del 1866 da una famiglia molto umile. Artista della pietra, mastro scalpellino, poeta. Sin da ragazzo si sente attratto dalle rappresentazioni artistiche e soprattutto scultoree, infatti trascorse parte dell’età adolescenziale facendo il ragazzo di “bottega” presso un marmorario. Dotato di talento naturale, seppe affermarsi come maestro dell’arte scultorea. Laricchia è ricordato non solo come scultore di pregio, ma anche per la sua attività di poeta e di maestro della scuola di scalpellini di Santeramo in Colle. Da giovane si trasferì a Bari e qui diventò uno dei più grandi scultori richiesto da più parti del mondo. Molto importanti le realizzazioni fatte nel Cimitero Monumentale di Bari, tra cui la famosa Cappella dei Buonvino intrisa di elementi decorativi fatta di animali mitologici e naturali, colonne, capitelli, bassorilievi o alcune sculture nel foyer del Teatro Petruzzelli, e ancora la Fontana di Piazza Massari e la Fontana di Piazza Eroi del Mare a Bari. Sue opere si trovano anche a Spalato, in Montenegro, e in Austria. e contribuì anche ai lavori del Palazzo dell’Acquedotto Pugliese e ai restauri degli affreschi in Santa Scolastica. Morì il 9 febbraio del 1941.