Ettore Sessa, I luoghi dei Florio a Palermo.
Nella costa fra l’Arenella e l’Acquasanta e nella contrada dell’Olivuzza si concentra la maggioranza dei luoghi palermitani dei Florio; fra residenze (a partire dalla prima sortita pubblica del 1844 in materia di politica dell’immagine consistente nella palazzina dei “Quattro Pizzi” alla Tonnara Florio dell’Arenella commissionata a Carlo Giachery per finire con il progetto di ampliamento del Villino Florio di Ernesto Basile nell’omonimo parco dell’Olivuzza), luoghi di produzione (la Ceramica Florio all’Olivuzza e i Cantieri Navali a nord-est del porto), strutture alberghiere (il Grand Hotel Villa Igiea) ed ospedaliere (l’Ospizio Marino) i Florio sembrano concentrare in questi due settori urbani il loro maggiore impegno nel realizzare opere edilizie funzionali al complesso sistema economico orchestrato da tre generazioni di capitalisti di alto rango. In realtà la presenza non continuativa dell’azione edificatoria o di trasformazione di preesistenze in altri settori urbani (fino a Romagnolo e fino alla Piana dei Colli, senza ovviamente tralasciare il Mandamento Castellammare e il Borgo Vecchio) amplia la dimensione della presenza dei Florio nell’ambito delle dinamiche urbane di Palermo nel periodo dell’Età Contemporanea che va dalla Restaurazione alla fine della Belle Époque, con un’estrema propaggine nei cosiddetti Anni Ruggenti. Ma come economicamente quella dei Florio non è una storia che è possibile limitare alla sola città di Palermo allo stesso modo quella dei “luoghi dei Florio” è la storia di una committenza il cui sistema di “prodotti architettonici” non è circoscrivibile, per via delle interrelazioni fra i vari soggetti, al solo contesto urbano di Palermo