Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria.
Così scriveva Filippo Tommaso Marinetti nel 1909 nel suo celebre Manifesto futurista. Avendo appreso la lezione dei conquistatori del passato, sapeva che distruggendo le biblioteche e i musei avrebbe distrutto l’identità di un popolo e di una nazione, sulle cui ceneri lui avrebbe voluto costruire un mondo nuovo secondo nuovi principi. Per fortuna le biblioteche e i musei non sono stati distrutti, e se oggi possiamo ancora parlare di futurismo e presentare alcune delle opere prodotte da questo movimento culturale, lo dobbiamo proprio all’esistenza delle biblioteche, che conservano le testimonianze del passato. Il movimento futurista nasce in un momento particolare, in cui lo sviluppo di alcune tecnologie nuove come la radio, l’elettricità, il telegrafo senza fili, gli aeroplani, le automobili, le moto e le cineprese modificavano definitivamente la visione delle distanze e del tempo tra i continenti, creando attraverso la comunicazione nuovi spazi commerciali internazionali e dando percezioni e aspettative su un futuro di grande sviluppo. In certa maniera una prima globalizzazione, anche se lontana da quella attuale con le nuove tecnologie e i nuovi mezzi di trasporto.
Parallelamente, il futurismo esaltava il mito della velocità e della potenza coniugata in tutte le sue forme, quella degli aerei, delle macchine e delle moto. In questa prospettiva si inserisce anche quello che diverrà il mito della Targa Florio, con una delle prime gare automobilistiche e motociclistiche tenute in Sicilia, la quale ebbe grande fama e risonanza in tutta l’Europa. Il movimento futurista era presente anche in Sicilia in particolare a Palermo, dove aveva come corrispondente il barone Sgadari di Lo Monaco, di cui la Biblioteca centrale della regione siciliana ha acquisito la biblioteca. In questa breve mostra sono esposte solo alcune delle opere del periodo futurista e di quelle legate al mito della Targa Florio, prima fra tutte il manifesto futurista, pubblicato per la prima volta sulla rivista “Poesia”, diretta dallo stesso Marinetti, che diede concretezza all’avvio di questo movimento culturale. Poi il libro imbullonato, che nella nuova visione futurista non era rilegato come tutti gli altri ma “cucito” con dei bulloni. Particolare il disegno della copertina celeste come il cielo, ripresa poi anche da un’altra opera futurista, dove le linee sulla copertina sembrano frecce lanciate verso il cielo richiamando l’idea degli arerei e dell’aviazione. E ancora due lettere a firma di Tommaso Marinetti inviata ai poeti bagheresi. E poi altre opere provenienti dalle raccolte di Sgadari di Lo Monaco, alcune con dedica autografa del Marinetti. Per il mito della Targa Florio sono esposti alcuni numeri di Rapiditas, rivista ufficiale della Targa Florio, automobilistica e motocicliclistica, dal 1909 al 1929, insieme ad alcune delle pubblicazioni dedicate a questa celebre corsa. Questa breve esposizione non può certo esaurire il complesso e vasto panorama della produzione letteraria ed editoriale del futurismo, ma vuole aprire un squarcio su questo movimento culturale il quale sembra rivivere nei tempi moderni di globalizzazione e di comunicazioni sempre più veloci, perché il mito della velocità invocato dai futuristi, è senza tempo, e oggi come allora è esaltato e realizzato in tutte le forme possibili.