La sepoltura di Cristo (bozzetto)

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TECNICA: Olio su tela

DIMENSIONI: cm 125x100

DATA: 1579 circa

 

Nonostante nel corso degli anni l’opera sia stata alternativamente attribuita ad autori diversi, lo storico dell’arte Andrea Emiliani, data l’ottima qualità, ne riconosce la paternità al Barocci. Si tratta dell’“abbozzo per i colori” della "Sepoltura di Cristo" realizzato dall’artista tra il 1579 e il 1582 per la chiesa della Croce di Senigallia. Probabilmente era un saggio per la valutazione da parte della committenza. Esistono anche un cartone esecutivo ed oltre trenta disegni di analogo soggetto, a testimonianza del consueto studio grafico dell’artista.

Le prime informazioni riguardanti il bozzetto sono presenti in un resoconto, redatto dall’arcidiacono Staccoli, di tutte le opere in possesso di Ambrogio, nipote di Federico Barocci: "Il quadro che è un deposito di croce di Nostro Signore. Il Cristo è finito. La Vergine e la Maddalena è finita. La testa, le mani, il panneggiamento e la figura che polisce il sepolcro è finita: san Giovanni non è finito. Il paese è finito. Il quadro è alto piedi tre, largo due e mezzo, in tela. Le due che sostengono con il linteo il Cristo non sono finite, ne dimandano scudi quadranta di paoli". La descrizione fornita dallo Staccoli corrisponde solo in parte a come oggi l’opera si presenta, dato che, nel corso degli anni, è stata sottoposta ad interventi di restauro che ne hanno omogeneizzato la superficie pittorica.

Il Barocci trae ispirazione dalla celeberrima "Deposizione Baglioni", oggi alla Galleria Borghese di Roma, che Raffaello aveva realizzato a Perugia nel 1507. A partire dal modello raffaellesco l’artista sceglie uno sviluppo verticale ed elabora una composizione fortemente diagonale, in cui le linee e i movimenti delle figure convergono sul Cristo morto. Rispetto alla pala d’altare di Senigallia, in questo bozzetto si possono notare delle differenze, in primo luogo nel formato della tela, che in questo caso copre una superficie rettangolare, limitando lo slancio verticale dell’opera finale. Inoltre alcune figure, ovviamente, risultano non finite; per quanto riguarda i colori, l’artista di fatto realizza qui un’esercitazione cromatica, in cui prevalgono tinte pastello piuttosto tenui, che, nella redazione finale del dipinto, raggiungeranno esiti di prezioso e raffinato cangiantismo. Rispetto all’opera di Senigallia qui è quasi del tutto assente la vegetazione; nella parte superiore sono presenti solo le tre croci, senza i ladroni e gli altri personaggi. Nel bozzetto, infine, mancano gli oggetti della Passione, quali i chiodi e il martello, minuziosamente descritti invece nella parte inferiore della pala di Senigallia.