Le passeggiate a Veio (Gerhard Schwarz, Roma, gennaio 2007)

La prima volta che vidi Veio non sapevo nemmeno che quel luogo vicino Isola Farnese, sulla via Cassia, fosse stato in passato una delle città etrusche più grandi e potenti, rivale di Roma per secoli e poi sconfitta nel IV secolo a.C.

1989, l'anno della morte di mia madre: ero a pezzi fisicamente e mentalmente; il 1° Maggio, ero appena tornato dalla Germania, mio Paese nativo, decidemmo di fare una scampagnata con mia suocera, mia moglie e le mie figlie, allora ancora piccole. Andammo proprio alla cascata della Mola vicino al tempio del Portonaccio, ma nonostante fosse un luogo molto pittoresco non mi diede una bella impressione, forse proprio per via del mio stato d'animo. Percepivo quel posto come lugubre o/e qualcosa di simile, tanto che per anni non vi ci tornai più. Ricordo soltanto che quando tornammo a prendere la macchina trovai una piccola fedina d'argento, forse un segno!

Nel 1995, la signora Carla Canali, allora presidente dell'Archeoclub di Formello, mi propose una mostra di pittura proprio all'interno dei locali dell'associazione. Ero emozionato perché si trattava della mia prima mostra personale e avevo da tempo iniziato a dipingere i luoghi più belli dell'Etruria meridionale come Vulci, Norchia, San Giovenale, San Giuliano, i laghi laziali e tratti della costa come Cerveteri, Tarquinia e Santa Severa. Mentre allestivo la mostra la signora Carla, guardando i quadri, mi chiese: "E Veio? Hai dimenticato Veio!" e io le risposi:" Non ho voluto dipingere Veio, non mi piace!" e lei:" Guarda, ci sono stata l'altro giorno con la mia classe. Era bello, era primavera e si sentiva il canto degli uccellini nell'aria, il cielo era alto e l'erba soffice" "Allora Carla" le dissi, "da domani comincerò a dipingere Veio e un giorno, se vuoi, ne faremo una bella mostra insieme".

"Oh, antica Veio, anche tu un giorno eri un regno, ma oggi il pastore suona il flauto, nei tuoi campi e si falcia il grano tra le tue tombe".

Così cantava il poeta Properzio già in epoca imperiale. Percorrendo a piedi il vasto altopiano di Veio si ha la sensazione che nulla è cambiato da quella lontana epoca, non ci sono monumenti spettacolari e il luogo comunica una grande senso di malinconia. Soltanto conoscendo a fondo questa antica città si comincia pian piano ad avvertirne il suo non facilmente apprendibile fascino perché sono convinto che in un luogo così gravido di vita millenaria, in un luogo di così grande dolore e sangue ( la guerra tra Roma e Veio durò per secoli), si avverte ancora qualcosa di strano nell'aria. Ed io ero pronto a dipingere proprio questo.