Giovanni Maria Benzoni
print this pageNote biografiche
Gianmaria Benzoni, scultore italiano, nasce a Songavazzo il 28 ag. 1809 da Giuseppe e Margherita Covelli, due umili contadini vissuti in un piccolo borgo montano ai margini dell’altopiano di Clusone.
Fu messo a bottega presso uno zio falegname, e alcune sue sculture in legno furono notate dal conte Luigi Tadini, noto esponente della nobiltà locale ed appassionato d’arte. Questi ne ammirò l’abilità rimanendone affascinato al punto da volerlo portare con sé a Lovere al fine di dargli un’istruzione sia generale che artistica.
Il suo nome giunse a Giuseppe Fontana, esponente della borghesia locale il quale, volendolo mettere alla prova, gli commissionò la copia di una statua di San Francesco. L’eccellente risultato, sia in qualità che in velocità, spinse l’acquirente a parlarne con il conte Luigi Tadini, fondatore dell'Accademia Tadini di Lovere, che, a sua volta colpito dalla bellezza dell’opera in questione, fece eseguire al Benzoni una copia della Stele Tadini, la scultura eseguita da Antonio Canova in memoria di Faustino, figlio del conte, prematuramente scomparso.
L’opera soddisfece notevolmente le aspettative del conte, dando così il via ad un rapporto di collaborazione molto proficuo per entrambi. Infatti il Tadini fece trasferire il Benzoni prima a Lovere, iscrivendolo al locale collegio, e dal 1828 a Roma presso la bottega di Giuseppe Fabbris al fine di perfezionarne le abilità artistiche e valorizzarne le capacità.
Nella capitale pontificia inoltre gli venne offerta la possibilità di frequentare, sempre grazie alle sovvenzioni del conte Tadini, l’Accademia di San Luca, dove seguì corsi di disegno ed anatomia ed espose a 25 anni l’Amore silenzioso, meritandosi l’appellativo di novello Canova.
Alla morte del suo tutore, avvenuta l’anno successivo, ricevette in lascito il finanziamento per l’iscrizione alla stessa accademia per altri tre anni, venendo in seguito preso sotto l’ala protettrice dei nobili cremaschi Jacovelli, Ponticelli e Sanseverino.
Nel frattempo il Benzoni, dopo aver vinto tre concorsi sempre presso l’Accademia romana di San Luca, cominciava ad acquisire una crescente fama e con essa i primi guadagni che gli permisero sia una certa indipendenza economica che la possibilità di aprire un proprio studio a Sant’Isidoro in Roma nel 1832.
La grande quantità di opere commissionate lo costrinsero a trasferirsi in uno studio più grande in via del Borghetto e più tardi in via del Babuino, tanto da essere annoverato tra i bergamaschi più famosi del tempo, al pari di Gaetano Donizetti, Francesco Coghetti ed Angelo Maj (del cui ultimo ha scolpito la tomba monumentale nella Basilica di Sant'Anastasia al Palatino), tutti residenti a Roma.
Nel corso del 1838 sposò Lucia Ricci, di famiglia nobile romana, da cui ebbe sei figli. Le sue sculture, inizialmente limitate ad un ambito profano (busti, allegorie, ritratti e monumenti funebri), cominciarono sia ad interessare anche la sfera religiosa, considerato l’elevato numero di commesse ricevute dai prelati del Vaticano, che a varcare i confini nazionali andando ad interessare le più alte personalità del tempo.
Nella sua carriera artistica rappresentò la propria nazione all’esposizione di Londra del 1851 (insieme a Giuseppe Fraccaroli e Gaetano Monti), mentre a quella di Anversa del1861 rappresentò il governo pontificio; realizzò anche numerose sculture per monumenti funerari: tra tutti svettano, per imponenza quella del cardinale Angelo Maj, e per sentimento ed intensità quelle per i propri genitori e per il conte Tadini.
Visse sempre a Roma, anche se sovente ritornava nella "sua" Bergamo, dove amava frequentare l’ateneo, diventandone membro e donandovi numerosi busti di illustri concittadini. La sua produzione, nell’arco di circa quarant’anni di onorata carriera, è stimata in 277 opere originali ripetute e copiate più volte, per un totale 705 pezzi.
Morì a Roma il 28 aprile 1873 e fu sepolto nel cimitero del Verano, in una tomba che lui stesso si era preparato.
Benzoni e gli Albani
Nel 1848 per Palazzo Medolago Albani, residenza della famiglia a Bergamo, il conte Giacomo Medolago Albani fece eseguire da Gianmaria Benzoni cinque medaglioni in marmo di Carrara tra le 8 semicolonne presenti sul lato frontale di ingresso ispirati a scene di Torquato Tasso.
Nell’Album dei disegni della famiglia Albani sono conservate, oltre ad un biglietto da visita del Benzoni, diverse opere dello scultore neoclassico.
Nel 1844 Benzoni espose a Bergamo i busti del "Ritratto di Pio V" realizzato per il conte Venceslao Albani di Bergamo. Questa Ottava composta dal canonico Berardi fu realizzata proprio in questa occasione per celebrare il lavoro dello scultore.
Sec. XIX. Manoscritto, mm 240 x 185
Di quest'opera sono state eseguite sette copie delle quali una per la Regina di Sardegna e un'altra per l'imperatrice di Russia. Nell'estate 1844, Benzoni espone a Bergamo il bassorilievo raffigurante "S. Antonio da Padova e il Divino Infante" (realizzato per il conte Leonino Secco Suardo) e a Milano le seguenti opere: "S. Giovannino" (è il "S. Giovannino che scherza con l'agnello", per il duca Scotti), "Riconoscenza" (copia destinata a Francoforte sul Meno), "S. Gerolamo che medita la morte", i busti del "Ritratto di P Pio V" (per il conte Venceslao Albani di Bergamo) e del "Ritratto di Flora" (quest'ultimo è una copia per il marchese Pallavicini).
1870 (?). Albumina, mm 155 x 185.
Questo bassorilievo dell'Incoronazione di Maria, eseguito nel 1857 su committenza di sua santità Pio IX, si trova alla base della Colonna dell'Immacolata in Piazza di Spagna a Roma.
Sec. XIX. Albumina, mm 236 x 305.
L'opera è la rappresentazione simbolica dell'evento forse più significativo nella vita di Giovanni Maria Benzoni: l'incontro con il conte Luigi Tadini. Lo scultore, uno tra i protagonisti della stagione neoclassica italiana, fu accolto giovanissimo nell'Istituto di Belle Arti Tadini, fondato dal conte nel 1829. Formatosi nel segno del Canova, Benzoni divenne ben presto un artista di successo. Per esprimere l'immensa gratitudine nei confronti di colui che gli aveva reso accessibile la via dell'arte, nel 1839, nonostante le numerose commissioni, accettò di realizzare un'opera commemorativa del gentiluomo. Il monumentale gruppo scultoreo, realizzato in marmo bianco, raffigura il generoso benefattore, abbigliato con un'insolita veste da camera, mentre prende per mano, quasi a sollevarlo, il giovane artista. Il gesto, di straordinario effetto paterno, vuole indicare l'innalzamento del fanciullo al mondo delle "Belle Arti" rappresentate dalla tavolozza, dallo scalpello e dagli strumenti musicali posti sul basamento. L'opera, alla quale l'artista dedicò numerosi anni, vide il suo completamento solo nel maggio del 1858.
Sec. XIX. Albumina, mm 185 x 135.