L'apparato iconografico
print this pagei estremo interesse si presenta il ricco apparato iconografico, composto da tavole di grande formato a incisione, molte delle quali sono espressamente attribuite al Panvinio, in qualità di autore oppure inventor, e recano la data 1580; compare anche la firma di Étienne Dupérac, architetto, pittore e incisore francese che visse e operò a lungo in Roma, consegnando ai posteri una tra le più fortunate raccolte di stampe con vedute delle rovine antiche dell’Urbe.
In diversi casi nelle illustrazioni del De ludis si possono comunque individuare adattamenti e rifacimenti di disegni precedentemente realizzati dall’artista e antiquario napoletano Pirro Ligorio, anch’egli attivo per la gran parte della sua vita a Roma.
Il lavoro del Panvinio si inserisce pertanto nel contesto di un vivace ambiente culturale e artistico, in cui la prassi della riproduzione a stampa delle vestigia antiche, strumento di divulgazione che si andava sempre più diffondendo, in risposta a un’effettiva richiesta di mercato, ribadiva anche la sua vocazione e consolidava il suo ruolo di imprescindibile corredo e supporto alle ricerche umanistiche di stampo antiquario.
L’apparato iconografico del De ludis, introdotto da una tavola che presenta una meticolosa ricostruzione del corteo trionfale, si concentra da principio sul Circo Massimo in Roma, che è oggetto di specifico interesse, insieme ai connessi resti architettonici delle antiche residenze imperiali, disseminati sulle pendici del Palatino: ne vengono proposti rilievi planimetrici, come anche vedute a volo d’uccello e restituzioni prospettiche; la sequenza, che comprende anche una sorta di mappa archeologica dell’Urbe, procede con le riproduzioni di manufatti scultorei, segnatamente rilievi, in particolare fronti di sarcofago raffiguranti scene di agoni circensi, nonché di tipi numismatici, desunti prevalentemente da rovesci di serie monetali di età imperiale.
L’attenzione si appunta poi sul complesso che l’autore definisce del “Circo Castrense”, ora meglio noto come Circo Variano, di cui vengono fornite la pianta e la restituzione grafica; non manca una rappresentazione dell’Ippodromo di Costantinopoli, che documenta con una certa fedeltà lo stato di conservazione in cui si trovava allora il monumento.
Una vera e propria summa iconografica degli studi condotti dal Panvinio si ha nella bella tavola con la rappresentazione (graphica deformatio) di un circo ideale, in cui sono ordinatamente esposti, con l’ausilio di opportune didascalie, tanto la struttura architettonica, con i suoi diversi elementi, quanto lo svolgimento dei ludi, in varie forme. Accuratissime anche le successive illustrazioni, con un completo sviluppo della pompa circensis, che l’autore dichiara espressamente tratta “ex antiquis librorum, lapidum et nummorum testimoneis”
Le tavole conclusive mostrano altre tipologie di edifici per spettacoli della Roma antica: il teatro, al cui interno si svolgono venationes, e l’anfiteatro, allestito per una naumachia. Tra le ulteriori rappresentazioni degne di nota, spiccano una restituzione della columna rostrata eretta nel Foro romano in onore del console Caio Duilio, primo a trionfare per una vittoria navale, e un minuzioso prospetto del Pantheon.