Periodici
print this pageAlmanacco italiano
Nel 1896 Enrico Bemporad (editore fiorentino) inizia le pubblicazioni dell’Almanacco italiano una “piccola enciclopedia popolare della vita pratica” (come recita il sottotitolo che dopo breve tempo si perde), una serie che ebbe molta fortuna tra il pubblico e continuò le pubblicazioni fino al 1968. Sino al 1905 le copertine erano tutte uguali: sui toni del bianco, rosso (un po' sfumato nel rosa in verità) e verde e il simbolo dell'Italia con la palma in mano: dal 1906 vengono affidate ai disegnatori dell'epoca. A causa delle leggi razziali emanate dal regime fascista nel 1938 il marchio Bemporad cessa di esistere, ma la casa editrice continua la sua attività con il nome Marzocco. Durante la Grande Guerra campeggiano bandiere e simboli interventisti, e infine compaiono le prime scritte pubblicitarie: la profumeria con le case Bertelli e Roberts, poi gli estratti di carne (che all'epoca andavano per la maggiore). Anche la pubblicità della Fiera Internazionale del Libro compare in qualche annata e non mancano le copertine ispirate allo stile littorio. Alcune sono disegnate da illustratori di punta come ad esempio quella del 1920 che porta la firma di Ezio Anichini.
Avanti! della Domenica
I primi 33 numeri del periodico (1 gennaio -30 agosto 1903) uscirono a Firenze; poi venne trasferito a Roma e preso in gestione dall’editore Luigi Mongini.
Il primo numero della nuova serie esce a Roma il 5 settembre del 1903, l’ultimo il 24-31 marzo 1907. Viene stampato inizialmente nella Tipografia operaia romana, dal 7 febbraio 1904 nello Stab. Tipogr. Italiano (Frascati), dal 1906 nella Tip. Industria e lavoro (Via delle Coppelle 35 Roma).
Il Gerente responsabile era Antero Antonelli; Direttore Responsabile Vittorio Piva, dal 16 ottobre 1904 Antonio Mercatali, dal 1906 di nuovo Piva. La copertina è spesso illustrata con vignette di Rata Langa (pseudonimo di Gabriele Galantara). Il giornale è illustrato con disegni, fotografie e caricature. La periodicità è settimanale.
Nacque come supplemento culturale del quotidiano Avanti in diretta concorrenza con La domenica del Corriere, per poi rendersi autonomo fino a diventare uno dei più importanti settimanali illustrati del primo decennio del Novecento. Vi furono pubblicati articoli di importanti nomi della cultura del tempo come Margherita Sarfatti, Giovanni Cena, Ugo Ojetti, Gabriele D’Annunzio. Sulle sue pagine apparvero disegni originali e riproduzioni di opere di decine di artisti alcuni dei quali diverranno i protagonisti del futurismo come Boccioni, Leonardo Dudreville e Mario Sironi; molti furono anche i disegnatori satirici e i caricaturisti: Giulio Bargellini, Duilio Cambellotti, Carlo Fontana, Gabriele Galantara e Filiberto Scarpelli.
L’Avanti! della domenica, sotto la guida del giovane direttore Vittorio Piva, pubblica articoli riguardanti il movimento socialista, resoconti dei congressi socialisti laziali, rapporti sui congressi nazionali ed internazionali, discute fra l’altro il problema già allora dibattuto sul voto alle donne sottolineandone l’importanza civile e politica, sostiene i diritti dei lavoratori e li informa sulle questioni a loro vicine.
Per gli studiosi del primo decennio del Novecento, L’Avanti! della domenicarappresenta una “chiave d’accesso privilegiata all’approfondimento sia delle vicende della sinistra italiana d’inizio Novecento, sia di quella vivacissima temperie culturale e artistica … da cui sarebbe scaturita la grande esperienza delle avanguardie” (Bolpagni, P. Vittorio Piva e l’Avanti della domenica <http://www.criticasociale.net> )
Il Secolo XX
Nel 1902, l'editore Treves scende in campo con Il Secolo XX. Rivista popolare illustrata; la vecchia Illustrazione Italiana ha già il suo pubblico e all'editore è necessario un mensile popolare da usare come palestra per la propria scuderia di autori. Gerente responsabile è Elia Ghiringhelli. Il mensile affronta argomenti di cronaca, attualità e letteratura. Dal 1907 anche Il Secolo XX si aprirà sulle eleganti copertine a colori di Duilio Cambellotti, Rodolfo Paoletti, Luigi Bompard. Numerose le illustrazioni e le foto; fino al 1933, anno in cui cessarono le pubblicazioni, avrà come collaboratori più assidui tra gli illustratori Marcello Dudovich, Enrico Sacchetti e Filiberto Mateldi.
Illustrazione italiana
Fondata a Milano con il titolo Illustrazione Universale, fu edita dalla casa editrice Treves (azienda fondata da Emilio) nel 1873. Primo direttore della rivista fu lo stesso Treves.
Tra i redattori si annovera Eugenio Torelli Viollier, il quale tre anni dopo fonda Il Corriere della Sera. Circa due anni dopo la fondazione, il 1º novembre 1875, la rivista viene rinominata L'Illustrazione Italiana (riprendendo la testata che un altro editore aveva lanciato nel 1863) e comincia ad avere un'ampia diffusione negli ambienti della medio-alta borghesia, grazie alla qualità degli articoli e soprattutto delle illustrazioni, spesso affidate ad artisti di primo piano come Achille Beltrame, Pietro Scoppetta, Luigi Bompard, Giuseppe Cosenza ed Ettore Ximenes (il quale svolgeva anche le funzioni di vicedirettore). Oltre che all'opera di artisti di grido, il pregio delle fonti iconografiche era dovuto anche alla scelta di utilizzare per la stampa incisioni in legno invece che litografie, che consentivano di ottenere un'altissima resa a partire dai bozzetti di base. Tale qualità fu mantenuta poi nel tempo anche in seguito all'avvento della fotografia, tecnica che vide rappresentati sulle pagine dell' Illustrazione alcuni tra i migliori fotogiornalisti nazionali. L'Illustrazione italiana, fedele ad uno stile che non volle mai tradire, uscì sempre e soltanto in bianco-nero, ad eccezione dei numeri speciali, che a titolo di strenna venivano inviati periodicamente ai numerosi abbonati. Per quanto riguarda la scrittura dei testi, il periodico si avvalse della collaborazione, in qualità di articolisti, di alcuni dei nomi più importanti della letteratura italiana, fra cui ricordiamo Giosuè Carducci, Grazia Deledda e Luigi Pirandello, Giovanni Verga, Gabriele D'Annunzio, Luigi Capuana ed Edmondo De Amicis. La grande fortuna dell' Illustrazione Italiana durò fino alla morte di Emilio Treves (1916), dopo la quale, pur avendo ancora tra i propri collaboratori scrittori del calibro di Eugenio Montale, Elio Vittorini, Salvatore Quasimodo, Riccardo Bacchelli, Italo Pietra, Niccolò Giani e Sergio Solmi, la rivista cominciò a mostrare i segni di un lento declino. La promulgazione delle leggi razziali fasciste accelerò il processo in atto: nel 1939 la Treves dovette cedere l'azienda alla Garzanti. Verso la metà del 1942, in seguito agli eventi della seconda guerra mondiale, l' Illustrazione rallentò le sue uscite, fino ad essere trasformata in mensile nel 1951 e chiusa definitivamente nel 1962. L'editore Guanda riprese la testata alla fine del 1981 e la ripubblicò con periodicità bimestrale. Il tentativo non incontrò sufficiente fortuna e la rivista fu chiusa nel 1996. Nel 2011 l'editore "My Way Media"
La Tribuna illustrata
Continuazione de La Tribuna illustrata della Domenica. Veniva stampato presso la Tipografia La Tribuna a Roma con periodicità settimanale.
Direttore Luigi Dobrilla, amico di Giosuè Carducci e primo presidente dell’Associazione nazionale della stampa. Dal 1903 l’indicazione del Direttore non compare più. Gerente responsabile era Enrico Peruginelli, dal 1911 Domenico Ventriglia, dal 1924 Giuseppe De Blasio, carica mantenuta fino alla cessazione delle pubblicazioni nel 1944. I giornalisti Caron e Vaccari ed il disegnatore della prima pagina Vittorio Pisani furono i suoi più intimi collaboratori. Rimanendo fedele al modello iniziale, rifuggì dalle trattazioni impegnate o di carattere erudito, mantenendo però fermo il compito informativo che si era dato. Troviamo scritti dedicati alle arti, all’archeologia, alla geografia, ai viaggi. Pubblicava novelle e racconti, resoconti di libri, romanzi a puntate ed anche note di medicina e giardinaggio. Alcune rubriche fisse nate con il settimanale La Tribuna illustrata (1890-1892) continuarono a lungo con lo stesso titolo: Da una domenica all’altra, Pagina delle signore, Dall’Orbe all’Urbe. Ampio spazio trovano i fatti sensazionali di cronaca rappresentati a tinte forti dalle illustrazioni di copertina, che costituivano una delle più forti attrazioni.
Sospese le pubblicazioni con l’entrata a Roma delle truppe anglo-americane.
La Tribuna illustrata della Domenica
L’organizzazione editoriale de La Tribuna, foglio di battaglia della Sinistra contro il trasformismo di Depretis, pubblicò a partire dal 1890 un’elegante rivista con periodicità settimanale La Tribuna illustrata (1890-1892), nella quale le cronache letterarie e teatrali, artistiche, mondane e sportive fino ad allora inserite nel quotidiano, ebbero particolare sviluppo. Queste erano intercalate a novelle, poesie e romanzi a puntate. Quando nel gennaio 1893 La Tribuna illustrata diventa mensile (La Tribuna illustrata : rivista mensile, 1893-1896), al suo posto fu stampato un nuovo settimanale La Tribuna. Supplemento illustrato della domenica (1893-1896), a cui fu dato carattere divulgativo e popolare per favorirne la diffusione. Nel 1897 il settimanale cambia titolo in La Tribuna illustrata della domenica assorbendo anche La Tribuna illustrata : rivista mensile. Nel 1902 riprende il titolo originario tornando ad essere La Tribuna illustrata. Veniva stampato nello Stabilimento Tipografico della Tribuna a Roma; Gerente responsabile era Ettore Torrani, Direttore Luigi Dobrilla.
Conteneva una breve rassegna politica, notizie varie, racconti, poesie, novelle e romanzi a puntate, giochi, sciarade e una pagina musicale dove troviamo canzoni e romanze di Luigi Capuana, Salvatore Di Giacomo e Luigi Arnaldo Vassallo, musicate da G. Saya, Vincenzo Valente ed Augusto Poggi. Tra i collaboratori, limitatamente al XIX secolo vi furono: Evelina Cattermole Mancini (Contessa Lara), Edoardo Di Gennaro, Alfredo Gentile, Alessandro Lupinacci (Sandor), Eugenio Rubichi (Richel). In appendice pubblicava romanzi a puntate di autori contemporanei tra cui, per citarne alcuni, Matilde Serao ed Emile Zola.
La copertina è illustrata a vistosi colori. Furono proprio le pagine esterne che divulgavano con disegno fantasioso i fatti di rilievo della vita nazionale e internazionale, nonché i delitti clamorosi, a procurare al periodico ampia diffusione ed ininterrotta fortuna. Molti furono i vignettisti che ricreavano i fatti di cronaca: Adriano Minardi (Silhouette) il più noto, Quinto Cenni, Guglielmo Giusti, Guastalla e Ugo Recchi. L’organizzazione editoriale del quotidiano La Tribuna, pubblicando nel 1890 il settimanale La Tribuna illustrata, creò un nuovo tipo di periodico a carattere popolare, che si può considerare il precursore dei rotocalchi, dedicato ad un vasto pubblico di lettori desiderosi di essere informati ma in maniera semplice e piacevole. In un periodo in cui non esisteva la televisione e soltanto la radio offriva le notizie, questa tipologia di giornali era molto importante per l'informazione e la formazione dei lettori. Talmente alto fu l’interesse che suscitò nel pubblico che nel gennaio 1900 la redazione dichiarava una tiratura settimanale di 125.000 copie.
La Vita
La rivista viene pubblicata a Roma; il primo numero esce il 15 ottobre 1905, l’ultimo il 15-16 maggio 1915. Viene stampata presso l’ Officina Poligrafica Italiana, dal 23 nov. 1914 nella Tipografia Dell’Italie. Gerente Responsabile è Galeazzo Galeazzi, dal 1906 Augusto Quaranta, dal 16 ottobre 1914 Filippo Lucchini. Il titolo sulla testata è inserito in una sottile cornice liberty fino al 15 nov. 1909. Numerose le Illustrazioni e le fotografie; le caricature sono di Filiberto Scarpelli.
Alla guida del periodico era Luigi Lodi (1857-1933) giornalista e scrittore romano, sebbene il suo nome non figuri né nelle note tipografiche né altrove, ma i suoi numerosi editoriali rivelano la sua autorità ed il suo impegno di animatore della rivista. Fin dal primo numero il foglio dichiara di non essere l’organo né di un partito né dei radicali, ma di voler raccogliere intorno a sé uomini liberi, e con un’ininterrotta critica politica dare alla borghesia italiana basi veramente democratiche in difesa di uno Stato laico: in sostanza promette di seguire un programma radicale inteso come liberismo riformista. Quando, nel 1914, La Vita assume un indirizzo naturalista, il Lodi lo abbandona. Nel libro “A La Riviera ligure” a cura di Pino Boero, è riportata la lettera di Emilio Agostini, datata 17 maggio 1906 in cui si afferma che il quotidiano La Vita “ha una tiratura di circa 30.000 copie; è il più diffuso giornale del mattino di Roma, essendo il 3° per importanza, dopo La Tribuna e Il Giornale d’Italia, giacché il Messaggero non va oltre la provincia; […] tiene esposte le sue sei pagine nella via più frequentata di Roma: le Convertite, fra Aragno e Lux; è l’unico giornale d’Italia che faccia la reclame a colori.”