Marc'Antonio Barbaro
print this pageProcuratore di San Marco de supra nel 1475
Marc'Antonio Barbaro nasce il 22 settembre 1518 dal senatore Francesco ed Elena Pisani. Compie i suoi studi a Padova e nel 1535 inizia la sua carriera diplomatica recandosi presso Francesco I al seguito di Marc'Antonio Giustinian, ambasciatore in Francia. A questa prima missione ne seguono molte altre; queste esperienze lo fanno divenire uno dei più importanti attori dell’efficace diplomazia veneziana. Nel 1543 entra a far parte del Maggior Consiglio e nel 1559 del Senato della Serenissima. L’anno seguente è nominato per la prima volta Savio di Terraferma, carica che ricopre altre sette volte nel corso della sua lunga carriera politica. Nel 1561 lascia nuovamente la città in qualità di oratore in Francia presso Carlo IX, re che, a causa della giovane età, si trova ancora sotto la tutela della madre Caterina de' Medici. Venezia in questo frangente appoggia la corona francese nella lotta contro gli ugonotti, accordando un prestito di 100.000 ducati.
Tre anni dopo Barbaro rientra in patria, dove, grazie alla nomina di Provveditore al Sal, può occuparsi direttamente per la prima volta della politica culturale veneziana. A tale magistratura spettava la sovvenzione delle opere artistiche commissionate dallo Stato. L’interesse per l'arte ed il mecenatismo sono una costante della sua vita pubblica e privata, come dimostra l’incarico affidato in accordo con il fratello Daniele, umanista e patriarca di Aquileia, ad Andrea Palladio per la costruzione della villa di famiglia. Questa dimora di campagna, che sorge a Maser presso Treviso, è considerata uno dei più importanti esempi di villa veneta rinascimentale: ospita infatti il più esteso ciclo di affreschi di Paolo Veronese, nonché stucchi e sculture di Alessandro Vittoria. Lo stesso Barbaro è autore di alcune sculture presenti nella grotta del parco.
Nominato Bailo a Costantinopoli nel 1568, Marc'Antonio deve lasciare nuovamente Venezia. In quegli anni, Selim II, succeduto nel sultanato al padre Solimano, riprende le ostilità contro Venezia e decide di attaccare Cipro, possedimento della Serenissima dal 1489. Barbaro viene fatto prigioniero assieme ai consoli e ai mercanti veneziani presenti in territorio turco. Nonostante ciò egli continua la sua azione diplomatica fornendo, durante gli anni del conflitto, informazioni utili alla Repubblica sui movimenti del nemico e mantenendo al tempo stesso un dialogo ininterrotto con la Porta. Dopo la battaglia di Lepanto (1571) il Consiglio dei Dieci gli affida inoltre il delicato compito di negoziare in assoluta segretezza una pace il meno possibile svantaggiosa per la Serenissima. Il trattato viene così concluso nel marzo del 1573.
Dopo tali avvenimenti è eletto Procuratore di San Marco de supra e poco dopo per la prima volta anche Riformatore allo Studio di Padova e responsabile della Libreria di San Marco assumendo la nomina di Bibliotecario. Sotto il suo patrocinio la città universitaria accresce la sua fama di centro accademico di rilievo, richiamando docenti come Giacomo Zabarella, Alessandro Piccolomini, Cesare Cremonini e Galileo Galilei. Nello stesso anno Barbaro prende parte alla delegazione inviata a ricevere Enrico III in visita a Venezia.
Tra il 1575 e il 1577 assume le cariche di Provveditore all'Arsenale, Savio di Terraferma e Correttore alla promissione dogale, mentre nel 1581 è eletto Provveditore sopra le nuove fabbriche di Piazza San Marco. Tale ruolo in particolare gli permette di influenzare le scelte culturali della città e di proporre artisti da lui protetti come Veronese, Vittoria e l’architetto Vincenzo Scamozzi. Proprio il progetto di quest'ultimo viene scelto nel 1581 per i lavori del lato sud della piazza. Anche i pittori selezionati per le decorazioni interne della Libreria appartengono tutti alla cerchia culturale delle famiglie Barbaro e Grimani.
Nel 1585 fa parte dell'ambasceria che si reca a Roma per congratularsi con il nuovo pontefice Sisto V. In compagnia di costui vi sono anche Giacomo Foscarini, Marino Grimani, Francesco Donà e lo stesso Scamozzi, il quale approfitta del viaggio per approfondire lo studio dei monumenti romani e per rinsaldare i rapporti con i patrizi che lo sostengono a Venezia. Anche in questa occasione Barbaro è impegnato in delicati incarichi diplomatici. Dagli anni successivi fino alla morte, che sopraggiunge nel luglio del 1595, continua a ricoprire cariche politiche e ad occuparsi di importanti opere pubbliche: Provveditore alla fabbrica del ponte di Rialto nel 1587 e Sovrintendente alla costruzione della fortezza di Palmanova nel 1593, per secoli modello di fortificazione militare.