Il pasto del prigioniero

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PrigioneAlmanaccoPopolare Sonzogno 1916_prigionieriIl problema dell'alimentazione dell'esercito durante la guerra era all'ordine del giorno nella gestione dell'emergenza da parte di tutti gli stati belligeranti; il governo italiano, anzi, risultava fra i più generosi riguardo alle razioni date ai soldati. Tuttavia, gli sforzi non parvero mai abbastanza, ed i resoconti redatti dalle giovani leve testimoniano la continua tensione intorno al momento della distribuzione del cibo, la sua scarsità ed i momenti di vero e proprio digiuno. Talvolta, la fame portava i soldati a consegnarsi al nemico pur di ottenere una pagnotta; per lo stesso motivo l'esercito austriaco, sfondate le linee a Caporetto, iniziò una dura requisizione dei depositi di vettovaglie, mentre i soldati si davano a un vero e proprio saccheggio di alimenti ai danni della popolazione.

La fame fu anche elemento centrale della satira e della propaganda italiana; si ironizzava, ovviamente, sulla fame dei soldati tedeschi e austriaci.

Molti furono i prigionieri di guerra italiani che, secondo le relazioni sull'inchiesta «sulle violazioni del diritto delle genti e delle norme di guerra e sul trattamento dei prigionieri di Guerra» in Austria e Germania, morirono di fame; un testimone racconta che, nel campo di Mauthausen, gruppi «di prigionieri curvi su qualche mucchio di letame, cercavano di trovare qualche buccia di rapa o patata, qualche testa di aringa, qualche spina di baccalà. Alcuni mangiavano quel sudiciume senza nemmeno lavarlo. Quando passava la spesa giornaliera assaltavano le barelle di rape e di carote e, pur di rubarne una, si sottomettevano a scudisciate e colpi di calcio di fucile [...]». Nelle lettere inviate ai propri cari i soldati chiedevano pane, ma spesso le lettere erano censurate, i pacchi manomessi e il cibo rubato; disperati, scrivevano, «Fa in modo possibile per mandarmi il pane vendi anche il letto, che non m'importa», «Io non voglio soldi, non voglio nulla di altra roba; basta che mi spedite del pane, insomma roba da mangiare».

Il rancio dei prigionieri consisteva «la mattina in acqua calda insapora detta the, alle 11 in qualche rara patata non sbucciata né lavata con un poco di baccalà. La sera in cavoli cotti nell'acqua e senza sale. Di pane circa 300 grammi al giorno fatto con un miscuglio di sostanze indigeste e molto pesanti. I soldati con tanto poco soffrivano atrocemente la fame, anche perché, per il poco controllo esercitato sulle cucine, buona parte dei viveri destinati al rancio veniva sottratta». Secondo la tabella riportata nella monografia Dati sull'alimentazione di guerra in Austria e considerazioni sul problema dell'alimentazione ridotta, un soldato italiano prigioniero a Sigmundsherberg, in Austria, nell'inverno 1917-1918 consumava pasti per un totale di circa sole 1085 calorie al giorno.

Le immagini sono tratte da: La Tradotta, Almanacco popolare Sonzogno (1916), La Guerra italiana (Milano, Sonzogno 1915-1920), La Guerra : dalle raccolte del Reparto fotografico del Comando supremo del R. Esercito e Dati sull'alimentazione di guerra in Austria e considerazioni sul problema dell'alimentazione ridotta.