Tecnologie nel settore alimentare
print this pageLa fine dell’illusione della guerra lampo e il conseguente prolungarsi delle ostilità imposero, quindi, ai belligeranti di intervenire sempre più largamente anche nel settore dell’alimentazione al fine di ottimizzare le risorse sottoposte ad una domanda in costante aumento. L’esercito, ad esempio, necessitava di oltre 2 milioni e mezzo di quintali di carne nel 1916, saliti a 3 milioni e mezzo nel 1917. Questi numeri venivano integrati dalla carne congelata e dall’importazione di carne in scatola, lardo e carne salata. Già da questi pochi dati si evince l’ampiezza dello sforzo richiesto dal mantenimento dell’efficienza alimentare di un esercito di massa. A questo impegno si doveva sommare quello per garantire il sostentamento della popolazione civile anch’essa coinvolta nello sforzo bellico attraverso il lavoro nelle industrie o in agricoltura. Un discorso limitato al solo esercito, infatti, sarebbe fuorviante poiché in una guerra totale fronte militare e fronte interno sono strettamente connessi ed interdipendenti.
Il conflitto ebbe un impatto profondo anche sull’industria alimentare e sull'agricoltura, all’epoca il principale settore produttivo nazionale. La chiamata alle armi privò i campi della maggior parte della forza lavoro la quale, oltre che dal lavoro femminile, fu rimpiazzata dalle macchine, in gran parte importate, il cui impiego permise, ad esempio, la lavorazione di migliaia di ettari altrimenti impossibili da coltivare. Alla meccanizzazione si accompagnò un massiccio ricorso ai concimi chimici al fine di migliorare e incrementare la produzione per far fronte alle aumentate necessità del Paese. Nel campo dell’industria alimentare fu il settore conserviero a fare enormi passi avanti. Per quanto riguardava il rifornimento della carne, ad esempio, risultò impossibile ricorrere sempre alla macellazione di bestiame fresco poiché non si poteva né impoverire il patrimonio zootecnico nazionale, né un processo del genere risultava gestibile da un punto di vista logistico. Determinanti, quindi, furono le importazioni di carne congelata dall’America latina e le scatolette prodotte nei carnifici militari e non sparsi nel Paese. Gli stabilimenti militari produssero circa 113 milioni di scatolette e altri 62 milioni l'industria privata nazionale.
Immagini tratte da: L'Illustrazione italiana, Le lavorazioni nello stabilimento militare di Casaralta durante la guerra (Bologna, 1920), Il lavoro agricolo durante la guerra (Parma, 1917), I concimi chimici e la guerra (Padova, 1915), Essiccazione delle patate e altri vegetali commestibili (Milano, Hoepli, 1919), L'opera della società anonima dei magazzini frigoriferi Genovesi Durante la Guerra e la costruzione del frigorifero del cembalo (Roma, 1918).