Come si mangiava

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La pasta e il riso venivano trasportati dalle retrovie in grandi e pesanti marmitte di circa mezzo quintale di peso.

Importante strumento è la cassa di cottura, pentoloni inseriti in casse di legno coibentate e capaci di mantenere la temperatura interna fino a 60° per un'intera giornata. La cottura dunque proseguiva durante il lungo e difficoltoso trasporto, che comunque avveniva solo di notte per evitare i cecchini. Solitamente si usavano i muli ma, nelle zone più difficili da raggiungere, il cibo era trasportato a spalla da uomini o donne (spesso volontarie). Il contenuto giungeva il più delle volte freddo o colloso. Per riscaldare il cibo freddo spesso i soldati ricorrevano allo scaldarancio, sempre presente nelle loro scorte.

Il pane veniva preparato nelle retrovie in forni in muratura oppure nei forni speciali mobili Weiss. Alimento principale dei pasti, il pane fu al centro di molte discussioni per stabilire la percentuale di frumento sufficiente per avere un prodotto di qualità. L'Italia non disponeva di frumento a sufficienza per soddisfare il fabbisogno interno e doveva ricorrere alle importazioni di grano, per abbassare i costi si ottenevano delle farine miscelate con altri cereali o si limitava l'abburattamento, vale a dire si lasciava maggiore quantità di crusca nella farina.

Le immagini sono tratte da: La guerra italiana (Milano, Sonzogno, 1915-1920) e dall'Illustrazione italiana.