Ponte di san Lorenzo
print this pageIl ponte di san Lorenzo conosce una storia caratterizzata, perlomeno, da una duplice identità. Per un verso, è il ponte – ripetutamente distrutto per ragioni belliche o naturali e poi ripristinato – che collegava – se non altro dall’età medievale all’Ottocento – il complesso di san Lorenzo alla città (nei pressi di Torre Vanga). Già perno dell’antico mercato vescovile, sottintendeva la funzione dell’Adige, di raccordo e parimenti di barriera, da nord a sud. Per l’altro, è il ponte che segna il trapasso di Trento nell’età moderna – delle ferrovie – concretatosi nella rescissione di quel vincolo che integrava il tessuto urbano e civile di Trento con il fiume.
Tra il 1854 e il 1858, l’alveo del fiume Adige viene modificato. Il vecchio ponte di legno che nobilitava l’animo conciliare – da sud a nord – di Trento, cioè la città guado, viene sostituito da uno di pietra rossa – a quattro campate – rivolto da mattina a sera. La città si congeda, Francesco Moar licenzia: “Tu pur, Adige amico, ora divelto | dal mio grembo fedele, ad altri lidi | qual’esule raminghi! | Volle il destin, che il mio decoro antico | dall’amplesso si sciolga, ond’io rimango | vedovata, deserta. | Accogli quest’addio, che lagrimando | la sorella ti dona! Addio perduta | onda del patrio fiume! | E voi, o gorghi, che molceste il pianto | dell’afflitta, alle sponde dolcemente | rumoreggiando addio!”.
I lavori si concludono nel maggio 1858. In agosto, quando il capitano circolare Coronini, trasferito ad altra sede, prende commiato dalla città, si organizza una festa alla veneziana con gondole e luminarie presso il ponte nell’ansa abbandonata dell’Adige. Nel maggio 1859 si apre il tratto della linea ferroviaria che congiunge Trento a Verona.
Nel 1882 i flutti dell’Adige travolgono il ponte di san Lorenzo mentre Trento è alluvionata. L’amministrazione pubblica provvede all’allestimento di una infrastruttura alternativa. Nel 1889 si inaugura il secondo ponte di san Lorenzo eseguito dalla ditta Grill di Vienna. Lungo 84 metri, è in ferro e conta un’unica campata.
Il ponte sopravvive, senza inconvenienti, sino al 2 settembre 1943. È il giorno della strage della Portela. Le bombe lo colpiscono.
Dal 1943 al 1945, le zattere, espressione precipua degli abitanti di Piedicastello nelle epoche di antico regime, ritornano in uso. Dapprima, sono allestite grazie all’iniziativa di privati coadiuvati dal Comune di Trento poi, grazie all’intervento del Genio civile, favorito dal Magistrato delle acque con sede a Venezia, si introducono due battelli appositamente acquistati. In questo periodo, l’attraversamento dell’Adige è consentito dal ponte dei tedeschi ubicato all’altezza di via Felice e Gregorio Fontana.
Nel giugno 1945, il Governo militare alleato propone, alla pubblica amministrazione statale italiana ossia all’ufficio del Genio civile di Trento, l’allestimento di una passerella pedonale poi ultimata, dalla Società cementi armati centrifugati, nei primi mesi del 1946.
L’8 novembre 1945 si riunisce un’apposita commissione, presieduta da Gualtiero Adami, ingegnere capo del Genio civile, al fine di valutare i progetti inoltrati da varie società in relazione al nuovo ponte di san Lorenzo. L’appalto è assegnato alla Società cementi armati centrifugati propendendo per la terza soluzione, tra le quattro presentate. Il ponte, collocato più a valle di 31 metri rispetto al precedente, è concepito su due piloni per tre campate mentre le teste acquisiscono importanza rispetto alle strutture precedenti. Perciò, nel 1948, si organizza un concorso, vinto da Eraldo Fozzer (1908-1995) e Riccardo Maroni (1896-1993), finalizzato alla realizzazione dell’illuminazione, dei parapetti e delle teste. Ai lati del ponte, gli argini sono trasformati in quattro terrazze affacciate sul fiume, raccordate a esso per mezzo di muri di pietra rossa, realizzati con grossi conci e corredati da bassorilievi di Fozzer.
Bibliografia essenziale
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